Morte in diretta di un agitatore
All’indomani della rivoluzione del febbraio 1917 che abbatte il regime dei Romanov e proclama la repubblica, una delle questioni all’ordine del giorno è cosa fare della guerra in corso che Nicola II ha contribuito a far esplodere.
Cosacchi con elmi di prussiani infilati nelle lance, da Panorama de la Guerre, 1914 |
L’esercito russo dal 1914 ha pagato un duro prezzo alla guerra: male armato, mal diretto e gravato da una disciplina umiliante per i soldati, ha collezionato numerose sconfitte e qualche vittoria. I caduti si conteranno in 1.700.000.
Con la fine dello zarismo i soldati-contadini si delineano come un interlocutore di cui si deve tenere conto, innanzitutto perché sono armati e poi perché chiedono una cosa ben precisa: la fine della guerra.
Il “governo provvisorio” egemonizzato dai settori dell’opposizione liberaldemocratica che si è opposta molto cautamente all’autocrazia dello zar, intende proseguire la guerra, riportare l’ordine nel paese e convocare un’assemblea costituente che si pronuncerà sulle più importanti riforme sociali.
E intanto in tutto il paese i soviet (consigli) dei soldati, degli operai e dei contadini crescono in modo spontaneo e si caratterizzano come un vero e proprio contropotere che fa la “sua” rivoluzione nelle fabbriche, nelle campagne e al fronte. Il soviet di Pietrogrado è quello più importante e al suo interno la sinistra russa gioca un ruolo decisivo.
Lenin, tornato in Russia dalla Svizzera con il benestare dei tedeschi, con le Tesi di Aprile pone ai bolscevichi la questione del superamento della rivoluzione borghese, della pace subito e della trasformazione della guerra imperialista in guerra rivoluzionaria mondiale. Almeno per quel che riguarda la Russia, Lenin ha capito che la questione della pace è fondamentale e sul suo conseguimento si giocheranno le sorti dell’immenso paese e della rivoluzione.
Il tentativo del socialista rivoluzionario Kerensky, prima ministro della guerra e poi capo del governo, di tenere agganciata la Russia alle potenze dell’Intesa in modo che una vittoria sulla Germania neutralizzi le posizioni dei bolscevichi e renda più forti quelle dei partiti riformisti e costituzionali, fallisce.
Nel luglio del 1917 i russi scatenano l’ultima offensiva contro le armate tedesche e austroungariche: non solo si risolve in una disfatta, ma vede l’esercito sbandarsi e intere divisioni darsi alla fuga. In tutto questo l’agitazione bolscevica è determinate.
Su Kerensky convergono le speranze degli alleati dell’Intesa, il numero 195 di Le Miroir del 19 agosto 1917, quando il fallimento dell’ultima offensiva russa si è già consumato, pubblica una pagina con un montaggio fotografico che vorrebbe accreditare la fiducia dei soldati nel capo del governo russo. Il titolo è “Kerensky rivolgendosi al popolo e all’esercito” e la didascalia è preceduta da altri due titoli: “I sodati che ascoltano religiosamente l’oratore” e “Due atteggiamenti di Kerensky”.
“Kerensky che in un momento di scoraggiamento aveva offerto le sue dimissioni, si è ripreso con fervore nel suo ruolo di patriota e di apostolo. Colpito gravemente da un male che perdona raramente, Kerensky sa che il tempo per lui è contato e per questo si impegna a galvanizzare le energie per salvare la Russia. Esercita sulle folle un’influenza irresistibile che però, purtroppo, non sempre durevole. A Odessa, dei soldati ascoltano un suo discorso.”
La defezione dei soldati russi fa paura, potrebbe essere un esempio per eserciti stanchi di combattere una guerra di cui non si vede l’esito e non si capiscono più le finalità.
Sul numero 202 del 7ottobre 1917, due fotografie ci mostrano l'uccisione di un agitatore bolscevico da parte di un ufficiale del contingente francese che insieme a quello inglese e belga è presente sul fronte russo.
Il titolo del servizio è L'exécution d'un traître sur le front russe: nella didascalia non si precisa la località in cui è avvenuto l'episodio, ma in una serie di fotografie pubblicate su L’Illustration è possibile vedere ufficiali inglesi intervenire direttamente nel tentativo di fermare la fuga dei soldati sulla linea del fronte.
Le Miroir N° 202 del 7 ottobre 1917 |
L'unica informazione che accompagna la sequenza fotografica pubblicata da Le Miroir, è il nome dell'agitatore bolscevico ucciso: si chiamava Kornivalof e predicava la diserzione. Così la didascalia di Le Miroir descrive la sequenza fotografica che può essere definita anche un esempio di morte in diretta.
"C’è voluta tutta l’energia di un ufficiale per impedire che si arrendano al nemico. Dopo l’interrogatorio Kornivalof fu giustiziato. Alla sua divisa fu attaccato un foglio con scritte queste parole –traditore del suo paese- Il cadavere fu abbandonato sulla strada e lasciato come esempio ai soldati partigiani di Lenin."
Le due fotografie non hanno niente di straordinario, ma sono un piccolo reportage di grande significato simbolico. La loro pubblicazione è rivolta al fronte interno per mettere in guardia i soldati francesi dall'aderire al messaggio bolscevico. Siamo all'indomani degli ammutinamenti dopo il fallimento dell'offensiva Nivelle sullo Chamin-des-Dames e, pur parlando dei russi, le immagini del numero 202 sono un messaggio per tutti i francesi. Il bolscevico reale o potenziale, russo o francese che sia, vuole trasformare la guerra in rivoluzione mondiale. E' questo il nuovo nemico di ogni singolo paese impegnato nel conflitto mondiale. E non è un caso che in Italia la responsabilità del disastro di Caporetto sarà addossata ai disfattisti, i socialisti e i neutralisti che non avevano voluto la guerra.
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