domenica 22 aprile 2012

1914-1918 La violenza rappresentata Seconda parte

La violenza nell’occhio fotografico: la distruzione del paesaggio.
Sin dal suo nascere la fotografia indaga sul paesaggio che si offre all’occhio dell’umanità. Il paesaggio diventata non solo uno dei temi principali della fotografia, ma un genere che assume una tale importanza da essere presente in tutti gli appuntamenti che i fotografi prima e l’industria fotografica poi, si danno per fare il punto dei progressi compiuti in quella che diventa una vera e propria catalogazione del pianeta.
[E’ un processo storico e culturale dettato anche da interessi militari, commerciali e culturali: ad esempio le conquiste coloniali, la corsa all’Ovest negli Stati Uniti d’America, la riscoperta delle grandi civiltà del passato]
Non solo si dedicano appositi concorsi al paesaggio, ma fioriscono riviste sui temi specifici della ripresa sul mare, sui monti, in campagna. Nei diversi manuali di fotografia il paesaggio occupa un posto a se stante, in cui vengono fissate regole di ripresa e modalità di esposizione.
Un paesaggio formato carte del visite. Faro di Corbiere, Isola di Jersey, 1860-1865, Studio Godfray, stampa all’albumina



La fotografia della Prima Guerra Mondiale non abbandona il genere paesaggio, ne accentua anzi il suo aspetto drammatico. In effetti, si può dire che in questo caso la definizione potrebbe essere quella di una nuova fotografia che rappresenta non solo la distruzione del paesaggio, ma la sua scomposizione in vista di un’ulteriore ricomposizione.
Due fotografie pubblicate dal settimanale Le Miroir in cui si coglie un bombardamento osservato da una trincea, non c’è la certezza che siano state eseguite sulla linea del fronte.



Si tratta spesso di una fotografia spontanea, ripresa cioè dai soldati che dalle trincee osservano la terra di nessuno, e di una fotografia guidata dall’interesse politico e militare di mostrare la propria terra devastata dalla furia del nemico e quindi, da riconquistare.


1917, Album di Edmond, dalla prima linea belga si fotografa la prima linea tedesca





Dalla trincea si osserva il deserto creato dalle potenti artiglierie e i soldati guardano questo deserto che produce in loro quello stato d’animo che i francesi hanno definirono “cafard”: sgomento, malinconia depressiva, rimpianto di un mondo perduto e mai più recuperabile, nostalgia della propria casa e degli affetti famigliari. Pensiamo soltanto alle cartoline illustrate che a milioni riproducono fondali con paesaggi agresti e giardini di cartapesta in cui si ambientano incontri amorosi.


Cartolina illustrata francese spedita nell’ottobre del 1915






Si tratta di una violenza che lascia ferite profonde tra i combattenti della Prima Guerra Mondiale, forse altrettanto gravi e durature di quelle della visione della morte nei corpi dei compagni uccisi o in quelli dei soldati nemici che marciscono nei campi ed emanano l’insopportabile odore della decomposizione.

Le Pays de France, 1917: cadaveri di soldati tedeschi lungo un sentiero fangoso



Numerose fotografie mostrano soldati in momenti di pausa della loro esperienza al fronte: sono eseguite in luoghi limitrofi agli ospedali militari, nelle retrovie o negli accantonamenti. Questi uomini si fanno fotografare immersi nel paesaggio di terre, torrenti e luoghi ancora intatti e non contaminati dalla guerra.
Anonimo fotografo francese, due ufficiali posano sul bordo di uno stagno. Lastra fotografica N° 168, realizzata in data imprecisa negli anni compresi tra il 1914 e il 1915, nei pressi di un ospedale militare in Normandia



E’ come se si volesse esorcizzare la morte della terra che i soldati-contadini osservano dai ripari in cui sono costretti a vivere e a morire.

Le Pays de France, soldati francesi fotografati dall’alto all’interno di una trincea






Questo paesaggio violato, questa terra sconvolta, questo deserto di putrescenza non fa altro che rendere visibile e palpabile ciò che si è diffuso negli anni precedenti al conflitto: un grande pessimismo sulle sorti dell’umanità, la paura della decadenza che avrebbe coinvolto non solo gli uomini, ma anche le cose. E per cose s’intendevano i campi di grano fiorenti, le foreste oscure e immutabili, i villaggi e le reliquie del passato costruite con un lavoro incessante durato secoli. Tutte cose che negli anni precedenti al conflitto vengono fotografate e diffuse nel quadro di una sempre crescente modernizzazione della società europea.

Le Pays de France. Belgio: la foresta di Houthulst per come si presentava nel 1917, nei decenni successivi la foresta è ricresciuta, ma c’è ancora una zona del bosco in cui è vietato l’accesso per il rischio di incontrare proiettili inesplosi e bombe contenenti gas tossici.



La rappresentazione del paesaggio violato e scomposto pubblicata sulle riviste è un altro aspetto di quell’abitudine alla violenza che avrebbe caratterizzato il periodo successivo alla Grande Guerra e che, per contrasto, avrebbe accentuato in una parte degli europei un’idea arbitraria di possesso attraverso la forza.


sabato 14 aprile 2012

1914-1918 La violenza rappresentata Prima Parte



Le Panorama de la guerre, 1914, Un olocausto. Tedeschi che bruciano i cadaveri dei loro morti.






Dalla didascalia che accompagna l’illustrazione:
“E’ nella Marna che si è svolta la scena lugubre qui riprodotta dal fedele disegno di un testimone…”
Avvertenza
C’è un modo fuorviante di raccontare fotograficamente con illustrazioni e fotografie, la violenza nel corso della Prima Guerra Mondiale: esporre una serie di immagini particolarmente cruente con corpi straziati di soldati. Pubblicazioni di vario gente, anche per scopi commerciali, insistono su questo aspetto che, comunque, non è da sottovalutare quando si esamina le riviste pubblicate durante la Grande Guerra.
Nei post che presentiamo ci saranno anche fotografie di questo tipo. Consigliamo di osservarle con le dovute cautele per le persone sensibili e per i bambini.
Gli storici da tempo insistono sul fatto che la violenza subita dai combattenti sui diversi fronti di guerra, fu fisica e psichica. Dinnanzi ad un bombardamento effettuato con cannoni molto più potenti di quelli impiegati nelle guerre precedenti, il soldato-contadino della Prima Guerra Mondiale si trovò stupito, meravigliato, violentato. Una fotografia interessante sulla violenza, sarebbe quella dei volti di soldati che dai loro buchi di fango e di roccia osservano l’esplodere nel cielo di proiettili d’artiglieria che illuminano il paesaggio in una notte senza luna.
E’ come la festa del santo patrono.
Immaginiamo loro volti stupiti, gli che occhi vagano nello spazio pieno di fuochi e ascoltano i più esperti che commentano a bassa voce descrivendo il calibro dei cannoni e il tipo di bombe che cadono alle loro spalle, sul versante opposto della montagna e a volte li sfiorano.
E’ così concepita, ad esempio, una delle pagine più belle del romanzo “Il fuoco” di Henri Barbusse.
Noi una fotografia del genere non l’abbiamo, se qualcuno ce l’ha, la tiri fuori dal cassetto, gliene saremo grati.
Immagini differenti della violenza rappresentata
Le fotografie “vere” eseguite nel corso dei combattimenti della Prima Guerra Mondiale, sono molto rare e quando si volle fotografare uno scontro tra soldati si fece ricorso alla finzione. In genere la messa in scena avveniva nelle retrovie o nel corso di esercitazioni, a volte la scelta cadde sulla ripresa in campo lungo con i soldati che andavano all’assalto tra nubi di fumo e polvere. La fotografia mostrò invece i cadaveri dei soldati nemici e lo fece in modo più o meno cruento. In questo caso si preferirono piani di ripresa ravvicinati.
Al contrario, il combattimento venne raccontato con numerose e grandi tavole pittoriche in cui fu esaltato il valore eroico dei combattenti. La rappresentazione fu più o meno realistica e differì in base alla capacità o meno degli illustratori. Difficilmente troveremo illustratori francesi, inglesi o italiani che mostrano la morte in battaglia dei soldati della propria nazione. Le illustrazioni della rivista tedesca “Illustrierte Geschichte des Weltkrieges” ,di cui abbiamo presentato qualche immagine in post precedenti, mostrarono soldati tedeschi uccisi nel corso dei combattimenti.
L’intento non era quello di dare una visione realistica e onesta della guerra, ma esaltare il sacrificio per la patria. Questa rivista offrì potenti e drammatici quadri di guerra, come quello che segue in cui si raccontava un momento della battaglia di Verdun.

Illustrierte Geschichte des Weltkrieges, 1916, i tedeschi avanzano nel villaggio di Douaumont



L’asprezza del combattimento non viene celata: al centro dell’immagine un soldato cade colpito a morte, vicino a lui un altro si piega nella neve. Gli uomini avanzano in un paesaggio di rovine spettrali, il cielo è cupo e all’orizzonte si accendono bagliori di fuoco: il prezzo della vittoria è alto.
Questo tipo di racconto per immagini, fu tipico di alcuni film che vennero realizzati a partire da romanzi famosi: “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di E. Maria Remarque, “Les croix de bois” di Roland Dorgeles, solo per citare i più noti.
Sappiamo però che la morte per i soldati della Prima Guerra Mondiale venne innanzitutto dai cannoni di nuovo tipo, dalle mitragliatrici e dalle condizioni in cui si viveva nelle trincee. I grandi massacri nel corso di assalti frontali all’arma bianca vennero messi in discussione da Norton Cru che, in base alla sua personale esperienza di guerra, vagliò le memorie e le autobiografie di coloro che raccontarono la Grande Guerra.
[Le posizioni di J. Norton Cru continuano a sollevare polemiche tra gli storici, in particolare la sua ostilità verso la testimonianza di scrittori come Barbusse e Dorgeles. Il lavoro di Norton Cru resta, comunque, molto importante anche se la sua opera "Temoins" è stata presa a pretesto da alcuni per sostenere la negazione dello sterminio degli ebrei in Euorpa, avvenuto tra il 1939 e il 1945.] 

Illustrierte Geschichte des Weltkrieges, combattimento all’arma bianca tra tedeschi e russi, 1916






Un altro e potente quadro d’insieme del combattimento tra russi e tedeschi, pubblicato sempre nel 1916 e offerto ai lettori di “Illustrierte Geschichte des Weltkrieges”.
La differenza sostanziale tra il racconto fotografico della guerra e l’immagine di tipo pittorico sta nel fatto che la fotografia mostra l’effetto (i cadaveri dilaniati), l’illustrazione mostra lo svolgimento dell’azione (il combattimento corpo a corpo).
Ci sono però alcune fotografie che, pur presentando le immagini come curiosità, riescono ad utilizzare le nuove possibilità offerte dai progressi del mezzo fotografico.



Le Miroir 1915, bombardamento notturno francese delle posizioni tedesche



Così commenta questa fotografia notturna la rivista Le Miroir:
“Sovente terribili battaglie avvengono di notte. In questi combattimenti non è la sola fanteria ad essere impegnata. Lo strano documento che pubblichiamo mostra che di notte i nostri 75 non restano inattivi. Questa fotografia è stata realizzata a venti metri dalle batterie da cui tutti i pezzi d’artiglieria tiravano contemporaneamente. Ognuno degli aloni che rischiarano la scena sono prodotti dai colpi di cannone…I bagliori visibili sulla fotografia non potevano essere scorti dal nemico, le batterie erano nascoste dietro un’altura. Nel cielo, due shrapnells tedeschi che esplodono”
La caratteristica di un bombardamento come quello mostrato da Le Miroir nel 1915 era quella di non vedere in faccia il nemico che voleva annientarti. E questo fatto avvenne non solo nei bombardamenti notturni: il potenziamento nella gittata delle artiglierie fece in modo che la morte divenisse sempre più anonima. I soldati non vedevano chi li uccideva e nella loro coscienza si fece presto strada la sensazione che la guerra che stavano combattendo fosse un conflitto di macchine costruite per uccidere. La sofferenza psichica provata nel corso del bombardamento fu una violenza che provocava ferite invisibili generando l’angoscia, lo stordimento e l’incubo. Il rifiuto di una condizione umana di questo tipo fu considerato a lungo come un atteggiamento dettato dalla codardia. Solo in anni recenti questo aspetto della violenza nella Prima Guerra Mondiale è stato riconosciuto e studiato come una profonda mutazione nella storia della guerra.