giovedì 27 ottobre 2011

La “Belle Epoque” che finisce. Le fotografie di alcuni album Kodak Souvenir. Seconda parte

Velocità

Velocità ed effetto di rifrazione, Limousin, 1910. Kodak Souvenir, Coll. S. V









"Le Figarò" 20 febbraio 1909

Noi vogliamo cantare l'amore del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità…Il coraggio, l'audacia, la ribellione saranno elementi essenziali della nostra poesia...La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno…Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità…Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita…Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli! poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente…Noi vogliamo glorificare la guerra-sola igiene del mondo-il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore…Noi canteremo le locomotive dall'ampio petto, il volo scivolante degli aeroplani. E' dall'Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo."
Le persone che realizzarono gli album Kodal Souvenir visitarono l'Italia nel 1908 e nel 1909. Due album, il primo del 1908 realizzato sulla riviera ligure e il secondo del 1909 con immagini dell'Abruzzo e della Ciociaria, restituiscono l'Italia come realmente era a quel tempo: un paese ancora prevalentemente rurale.
Le trasformazioni che verranno sono anticipate da un elemento che diventa il filo conduttore del racconto: la ripresa fotografica dall'automobile. Ed è per questo motivo che apriamo con il Manifesto del Futurismo, stilato a Parigi da Filippo Tommaso Martinetti proprio nel 1909.
L'autovettura di questi signori attraversa paesi e campagne: fotografano in modo quasi frenetico e inseriscono nel loro modo di vedere la realtà, la velocità dell'automobile combinata con la ripresa fotografica.
La Kodak è utilizzata per annotare visivamente appunti che costituiranno una sorta di diario su tutto ciò che si è incontrato lungo il percorso. L'emozione fotografica è anticipata dall’attraversare velocemente in automobile terre sconosciute e (grazie anche alle ridotte velocità delle autovetture di quell'epoca) fotografare.
La fotografia, come ha sottolineato Ando Gilardi nella prefazione ad una nuova edizione della sua Storia sociale della fotografia diventa in questo modo la nuova visione del mondo.
[Storia sociale della fotografia di Ando Gilardi, Bruno Mondadori Editore, Milano, 2000]
Le fotografie più interessanti riprese dall'automobile sono eseguite nella campagna romana durante il viaggio del 1909 e nel 1910 e nel corso di un'altra estate, trascorsa visitando la campagna francese del Limousin e dell'Auvergne. Le immagini vengono composte in modo certamente involontario e presentano tre elementi fondamentali: una parte dell'autovettura (il fanale e il volante), la rifrazione sul vetro del finestrino di una figura umana (l'autista o lo stesso fotografo), la gente incontrata lungo la strada (contadini e animali al pascolo). Questi tre aspetti delle fotografie di cui mostriamo qualche esempio, hanno tutti un minimo comun denominatore: la velocità che attraverso la macchina irrompe nella vita di un mondo rurale rimasto immobile nei secoli. La fotografia non era un fatto sconosciuto nelle campagne: alla fine del primo decennio del 1900 era giunta nei più remoti angoli della Terra e nei villaggi; tra i contadini e la borghesia rurale, era ormai una cosa normale posare per fotografie di gruppo o singole.
I turisti-fotografi che i contadini incontrano nel 1909, viaggiano in automobile, sono gente ricca che vuole portare a casa le immagini di un mondo considerato non molto differente e misterioso dall'Egitto, fotografato solo pochi anni prima. La macchina, con la sua velocità travolgente, la fotografia con la possibilità di fissare gli attimi della vita in qualsiasi momento e la guerra che scoppierà solo sei anni dopo, segneranno l'avvio della definitiva mutazione di un mondo misterioso e alieno alle classi agiate della società europea.

Velocità, campagna romana, 1909 da Kodak Souvenir, Coll. S. V



Questo brevissimo racconto fotografico in due immagini è molto significativo: entriamo al suo interno per analizzarne alcuni particolari.
Nella prima, oltre al fanale ed alla tromba che entrano in campo, c'è sullo sfondo un pino marino, simbolo per eccellenza del paesaggio italiano e che non suggerisce l'idea di quiete ed arcaicità, ma in qualche modo è bruciato dalla velocità. La strada in terra battuta è percorsa da carri trainati da buoi; i nostri turisti ne incontrano uno e subito scatta la voglia di riprendere qualcosa di tipico, associato al paesaggio. Il desiderio di fotografare non è vissuto però in modo tradizionale, ma in questo caso è condizionato dalla velocità. Il conducente del carro ha già visto altre autovetture? Forse, ma non può far a meno di correre ai ripari: il rumore e la velocità della macchina spaventano gli animali. Intimorito, afferra la frusta e si piega di lato: la situazione è insolita e provoca panico sia nelle bestie che nell'uomo.
Nella seconda fotografia apparentemente non accade niente, la macchina dopo aver superato il carro procede nella sua corsa, non ci sono più i pini, ma sullo sfondo il profilo dolce dei monti. Una sensazione di sicurezza è suggerita dalla mano dell'autista ferma sul volante.
Osservate insieme, queste due fotografie suggeriscono due considerazioni:
a)la macchina è il futuro e il carro è il passato (esistono anche sequenze cinematografiche che simboleggiano questo incontro sulle strade europee ed americane);
b)la macchina procede indifferente al timore della velocità e della forza, chi la conduce è in grado di ridurre le distanze e creare un nuovo concetto di tempo.


Strada del Limousin, 1910 da Kodak Souvenir, Coll. S. V



Un impatto meno violento con la realtà che si incontra viaggiando in automobile, ma non meno significativo, è dato da due immagini realizzate nel corso di una successiva vacanza, nel 1910, e questa volta nella regione francese del Limousin. Come sempre lungo le strade si incontrano i contadini e mandrie con i loro animali.
Il nostro turista trova sulla sua strada un gregge condotto da una contadina che porta in braccio il suo bambino ancora in fasce. Questa volta l'autista ferma la vettura e il fotografo esegue due fotografie di grande interesse. La prima, con il gregge in lontananza e in primo piano il faro della macchina, è la metafora dell'incontro tra due mondi regolati da ritmi assai diversi tra loro.

Strada del Limousin, 1910 da Kodak Souvenir, Coll. S. V
La seconda ha in se qualcosa di eccezionale: la donna non è per nulla spaventata dall'incontro con l'automobile, solleva il bambino per mostrarlo ai turisti e nello stesso tempo permette agli occhi del bimbo di imprimere nella memoria l'immagine di uno strumento nuovo che nella vita dovrà imparare ad usare. Il bambino è l'erede, dunque, dell'incontro-scontro tra due civiltà che si confrontano all'inizio del Novecento.

Velocità, strada di Uzerche, Limousin, 1910 da Kodak Souvenir, Coll. S. V



Ben diversa dalla precedente si presenta una sequenza contenuta nello stesso album del 1910. Il villaggio di Uzerche attraversato dalla vettura del nostro fotografo e fotografato durante la corsa, si presenta come un luogo semideserto e simbolo dell'epoca al tramonto. Si avverte la piccolezza di un universo costruito per altri usi. Le stradine del villaggio sono strette e adatte al passaggio a malapena di un veicolo per volta, sono prive di asfalto e tracciate in funzione di muli, cavalli e carretti. Il muso dell'automobile che come un cuneo s'insinua tra i vicoli è l'esplicitarsi di quella rivoluzione della velocità a cui i futuristi hanno inneggiato solo un anno prima nel loro manifesto e che sta per diventare uno dei segni della società contemporanea, obbligata oggi a riscoprire il concetto di lentezza per tentare di dare un senso alla vita dell'uomo del ventunesimo secolo.

sabato 22 ottobre 2011

La “Belle Epoque” che finisce. Le fotografie di alcuni album Kodak Souvenir. Prima parte

L’età degli imperi

Album Kodak Souvenir, 1901, Coll. S. V.



Le fotografie contenute in sei album Kodak Souvenir vennero eseguite tutte dalla stesse persona e coprono un arco di tempo compreso tra il 1901 e il 1910.
Gli album fanno parte di una collezione più vasta, purtroppo oggi smembrata, e riguardano le vacanze dei proprietari in Egitto, in Italia e in Francia. Queste fotografie ci consentono di osservare alcuni aspetti di quel modo di essere europei che sarebbe finito con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, utile da osservare per comprendere cosa terminò con l’agosto del 194.
Le immagini contenute negli album Kodak Souvenir che presentiamo, possono essere accostate allo stile di alcune fotografie eseguite da intellettuali e fotografi che rifiutando lo stile pittorialista (il tentativo di rendere una fotografia simile ad una rappresentazione pittorica), uscirono dagli studi e fissarono il flusso della vita reale per come si presentava ai loro occhi.
[L'immagine indicata come un momento di svolta, venne eseguita da Alfred Stieglitz, nel 1907. Stieglitz ritrasse la folla degli emigranti sul ponte del piroscafo Kaiser Willem II nel corso di un viaggio Le Havre-New York. Un signore in paglietta li osserva.]
Nasceva in questo modo una nuova fotografia in cui il protagonista era l'umana famiglia ritratta nella sua totalità.
I proprietari degli album erano interessati ai monumenti che incontravano nel corso dei loro viaggi, ma soprattutto alla gente.
Le fotografie eseguite in Egitto nel 1901 vanno collocate nell'epoca che lo storico Eric J. Hobsbawm ha definito come "l'età degli imperi".
[L'età degli imperi-1875-1914 di E.J Hobsbawm, Ed. Laterza 1987]
Compresa in un arco di tempo che va dal 1875 al 1914, fu un periodo in cui quasi tutto il pianeta divenne proprietà di alcune potenze europee: costruirono domini politici, economici e commerciali che determinarono non solo uno sviluppo senza precedenti nella produzione di beni e consumi, ma modificarono le caratteristiche mondiali dell'economia capitalistica.
L'esigenza di procurasi le materie prime per la produzione crescente di nuove merci scaturite dall'innovazione tecnologica (e in queste rientrano le macchine fotografiche, i film su rullo e le automobili), condusse all'espansione del colonialismo e alla sua forma industriale, l'imperialismo, generando conflitti di natura economica e commerciale che sarebbero stati l’origine vera della Prima Guerra Mondiale.

Luxor, statua del faraone Ramses, 1901, da Kodak Souvenir, coll. S. V.



L'Egitto nel 1901 è uno stato formalmente indipendente, ma in realtà è controllato dalla Gran Bretagna e fa parte del suo impero; la riscoperta della sua antica civiltà è iniziata nell'epoca napoleonica con la famosa spedizione e l'arrivo sulle sponde del Nilo di scienziati ed esploratori attratti dai monumenti della civiltà faraonica. La costruzione del Canale di Suez, assegna all'Egitto della seconda metà del Diciannovesimo secolo un'importanza strategica fondamentale nel disegno di dominio dei grandi flussi commerciali da parte della Gran Bretagna. Attorno all'Egitto e al suo controllo, Francia e Inghilterra sfiorano lo scontro armato con l'incidente di Faschoda nel 1899.
Per la visita ai monumenti dell'antico Egitto è di fondamentale importanza la costituzione di un'organizzazione turistica che consenta ad un crescente numero di europei di raggiungere i siti archeologici. L'Agenzia Cook's di Londra istituisce una rete di hotel e linee di comunicazione che diventano ben presto un fatto di costume.
[Una breve storia dell'Agenzia Cook's si può trovare nell'introduzione di Gianni Guadalupi a "La Sfinge e il Nilo" di Pierre Loti, Edizioni del Touring Club, Milano 1998.]
I due album realizzati in Egitto offrono livelli di analisi diversi: le immagini dei monumenti, i numerosi ritratti degli egiziani, il modo di porsi di chi fotografa dinnanzi a un mondo considerato ancora come esotico per eccellenza.
Nella lettura di queste fotografie ci aiuta la testimonianza di un intellettuale, marinaio ed esploratore di quel tempo: Pierre Loti.
Il racconto di Pierre Loti La sfinge e il Nilo, è scritto tra il 1907 e il 1909; in alcune pagine possiamo trovare una corrispondenza tra la descrizione letteraria e la nostra documentazione fotografica.

Luxor, tramonto sui templi, 1901, da Kodak Souvenir, Coll. S. V.



Gaston lavora come guardiano ai monumenti di Luxor: un nome francese per un mussulmano che certamente si chiamava in modo diverso, ma che trae vantaggio da questa sorta di maschera, più utile nei rapporti con i turisti francesi.

Gaston, 1901 da Kodak Souvenir, Coll. S. V.



Pierre Loti ci offre una graffiante descrizione delle sensazioni provate giungendo su luoghi ove il turismo di massa è appena agli albori.
“L’ingresso del tempio è protetto da una cancellata, e per entrare bisogna mostrare un permesso ai guardiani. Se almeno, entrati nell’immenso santuario, si potesse trovare un poco di solitudine! Invece, sotto i colonnati profananti, circola una massa confusa di turisti muniti di “Baedeker”, gente che abbiamo incontrata un po’ dappertutto, la stessa folla di Nizza o della Riviera. E, per colmo di derisione, anche qui si è inseguiti dal ronfare dei motori, poiché i battelli dell’Agenzia Cook sono attraccati alla riva, a pochi passi di distanza[...]Ed ecco un gruppo grazioso di signore in occhiali verdi e casco di sughero, che arriva con la guida sottobraccio ed un apparecchio fotografico in mano: i turisti riescono dagli alberghi, nell’ora in cui anche le mosche si risvegliano. E’ finita, per Luxor, la pace di mezzogiorno.”
[Da La Sfinge e il Nilo di Pierre Loti, Ed. La Biblioteca del Touring Club Italiano, Milano 1998, pgg. 114-115]
Le fotografie più interessanti contenute in questi due album riguardano la gente: il fotografo sembra molto interessato a riportare a casa i volti, gli atteggiamenti e le usanze delle persone che ha visto nel corso della sua vacanza.
A Luxor l’attenzione si concentra su alcuni soggetti, ma al Cairo lo sguardo fotografico si lascia attrarre da una città che brulica di vita. E’ una massa umana diversa dalle plebi delle città europee e che può anche far paura.

Il Cairo, 1901 da Kodak Souvenir, Coll. S. V.



A Luxor il fotografo ritrae le donne egiziane, figure misteriose, ma non tanto diverse dalle contadine di tanti paesi dell'Europa meridionale.
Una fotografia è molto suggestiva e fa parte di una sequenza eseguita al tramonto.

Donne di Luxor fotografate al tramonto, 1901, da Kodak Souvenir, Coll. S. V.



Un discorso diverso e più complesso è necessario per i soggetti maschili. In quel tempo e in un paese islamico è più facile fotografare gli uomini: sono disponibili a farsi riprendere in atteggiamenti diversi (forse dietro il compenso di una mancia). Chi sta dietro la fotocamera rivela il lato oscuro della sua cultura: stiamo parlando dell'antropologia razziale che in quegli anni spinge alla catalogazione antropometrica dei soggetti appartenenti a popoli che vivono sotto il dominio dell'uomo bianco.
Said, definito come l'adorable ànier, viene fotografato in figura intera e di profilo. Said è un soggetto da catalogare perché è diverso: forse non con un segno negativo, i criminali o i folli dei manicomi, ma certamente è qualcuno del quale si potrà parlare con amici o parenti, descrivendolo come appartenente ad un mondo differente dalla civiltà che lo domina. E la fotografia già da molto tempo sta svolgendo la funzione di identificare il genere umano in base alla razza, all'appartenenza sociale, ai costumi.

Said, 1901, Kodak Souvenir, Coll. S. V.



Oltre a Said, un altro soggetto è fotografato anche di profilo: Mohamed, un cameriere dell'albergo presso il quale i turisti alloggiano.


Mohammed, 1901, Kodak Souvenir, Coll. S. V.



Un'altra questione è suggerita dalle fotografie di Mohammed e dei suoi colleghi: l'impatto dell'occidente sui popoli dominati e sulle loro elitès autoctone.
Nei volti dei camerieri d'albergo e dietro i loro sorrisi si può scorgere un atteggiamento di rispetto nei confronti del bianco, ma anche di curiosità (è un gioco di parole) per la sua curiosità.
Cosa vuole da noi costui e cosa possiamo imparare stando al suo gioco?
La storia del Novecento e quella recentissima stanno dando delle risposte alle domande che forse si posero queste persone fotografate.

Cameriere d'albergo a Luxor, 1901, Kodak Souvenir, Coll. S. V.



Nelle immagini del Cairo del 1901, è inconsapevolmente anticipata la sperimentazione più moderna di una fotografia quasi automatica che vuole registrare tutto di una grande metropoli urbana, e in primo luogo i volti della gente.

Il Cairo, la folla nelle strade, 1901, Kodak Souvenir, Coll. S. V.



Il Cairo, degrado urbano e miseria, 1901, Kodak Souvenir, Coll. S. V








Cairo, mendicanti, fachiri e prostitute, 1901, Kodak Souvenir, Coll. S. V



Pierre Loti nel 1907 coglieva già alcuni sintomi di un risveglio che prima o poi sarebbe avvenuto tra i giovani dell'Egitto, dei paesi arabi, dell'Asia e dell'Africa: lo individuava nelle moschee e scuole coraniche del Cairo, frequentate da studenti ricchi e poveri, animati entrambi dalla sete di conoscenza per una cultura autoctona e diversa da quella che il turismo occidentale stava diffondendo. Era un disagio che dopo la Prima Guerra Mondiale si sarebbe espresso politicamente nella formazione di partiti e movimenti che nel corso di cinquant'anni avrebbero guidato i diversi processi di liberazione nazionale.
Nelle fotografie degli album Kodak Souvenir è possibile cogliere aspetti di questo disagio che vadano oltre il degrado generale della città?
Ci sono delle fotografie in cui il fotografo inconsapevolmente mette a fuoco una certa ostilità, o almeno insofferenza, nei suoi confronti. Una ritrae un giovane cocchiere il cui volto non è precisamente a fuoco, ma che guarda verso l'obbiettivo con un atteggiamento infastidito, mentre alle sue spalle i turisti stanno scendendo dalle carrozze appena giunte davanti all'hotel.
Il fotografo forse non voleva riprendere l'egiziano, ma l'arrivo dei suoi compatrioti; il volto del giovane entra in campo e, insieme al taglio leggermente obliquo dell'inquadratura, inserisce una nota discordante. Sul volto si legge la fatica e il fastidio per questa gente armata di macchine fotografiche. Non è un segno di rivolta, ma lo preannuncia.

Il Cairo, giovane cocchiere, 1901 da Kodak Souvenir, Coll. S. V



Le altre due fotografie riguardano una donna, nell'album viene indicata come La marchande de limonade. Vende bibite che potrebbero procurare gravi e fastidiose dissenterie per l'impurità dell'acqua e non sembra gradire l'attenzione del fotografo. Il suo volto, il vestito che indossa, lo scialle con cui copre i capelli, il modo stesso in cui è seduta con quel piede ornato da un braccialetto e che fuoriesce dall'abito, ne fanno un personaggio lontano nella storia. E' quasi una figura biblica e difficilmente comprensibile. Nella prima fotografia non guarda verso l'obbiettivo, forse non si è accorta della presenza del turista, nella seconda non protesta, ma non sorride. Il suo volto rimane impenetrabile, come del resto è di difficile comprensione tutta la realtà fotografata dai turisti armati di Kodak e guida turistica Baedeker. Sull’età degli imperi stanno calando le ombre della sera.


Il Cairo, Marchande de limonade, 1901, Kodak Souvenir, Coll. S. V









sabato 15 ottobre 2011

La “Belle Epoque” che finisce. Le fotografie di alcuni album Kodak Souvenir

Premessa
Nelle prossime settimane verranno pubblicati tre post dedicati all’immagine fotografica di quel mondo che terminò con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Sono fotografie tratte da una serie di album compilati tutti dalle stesse persone. Sulla copertina recano un marchio assai famoso a quell’epoca e che è entrato a far parte della storia della fotografia: Kodak Souvenir.
La “Belle Epoque” fu caratterizzata da una forte fiducia nel progresso, l’Europa visse quasi un cinquantennio di pace e le guerre che vi furono riguardarono la periferia del continente, la Penisola Balcanica. Fu un’epoca di grandi innovazioni e di crescita economica che si accompagnò a mutazioni profonde nelle società degli stati europei. La crescita e le mutazioni però generarono gravi contrasti tra le nazioni e il sorgere di un’ideologia che trasformava il patriottismo ottocentesco in religione della nazione e della supremazia etnico-razziale. L’ampliarsi dei confini del mondo (i primi accenni di ciò che oggi viene definita mondializzazione), il mito della velocità e il tramonto della civiltà rurale produssero il sorgere di sentimenti contrastanti in cui la fiducia si accompagnava con la paura. Le immagini che mostreremo, tratte da questi Kodak Souvenir, ci sembra che ben esprimano ciò che brevemente abbiamo descritto sopra. A questo post seguiranno tre capitoli: il primo mostrerà fotografie eseguite in Egitto, il secondo fotografie sul tema della velocità, il terzo immagini realizzate a Nizza e sulla Costa Azzurra durante una parata militare ed esercitazioni navali.
La cartolina che segue l’abbiamo intitolata “Saluto al nuovo secolo” e non ha bisogno di commenti. Nel 1918, quando la Prima Guerra Mondiale terminò, la fiducia nel progresso aveva subito un colpo molto duro.

Saluto al nuovo secolo, 1900-1910, coll. S. V.