mercoledì 26 aprile 2017

L'immagine del carro armato nella Prima Guerra Mondiale


L'immagine del carro armato s'identifica oggi con l'idea di forza e di potenza che  si è formata pian piano assistendo ai filmati del secondo conflitto mondiale: le fulminee avanzate tedesche, le battaglie fra carri armati nel territorio sovietico, i carri armati americani che entrano nelle città dell'Europa. Al carro armato appartiene anche all'idea che ci siamo fatta del colpo di stato militare con queste macchine poste a presidio di piazze e strade deserte o che assediano i palazzi del governo.
Quando iniziò la Prima Guerra Mondiale i carri armati non esistevano, apparvero sui campi di battaglia come l'arma che avrebbe dovuto porre fine all'immobilità del Fronte Occidentale. Ebbero però un impiego limitato e non possono essere considerati i vincitori della Grande Guerra.  
Carri armati britannici, da Histoire llustreè de La guerre du droit


Dalla fine del 1916 sino alla fine del 1918, l'immagine del carro armato ebbe un grande impatto su un pubblico non abituato a vedere fotografie di macchine semoventi e mostruose che si muovevano verso le trincee avversarie. La visione fotografica o cinematografica del carro armato, forse ancor più di quella dell'aeroplano in combattimento nel cielo, rivelò che la guerra tecnologica era davvero entrata in una fase nuova. Il carro armato si aggiungeva ai gas asfissianti, ai duelli aerei, alle esplosioni devastanti provocate dalle artiglierie, ai lanciafiamme; bisogna però dire che gli stati maggiori dell'epoca non si fidarono fino in fondo dei carri armati. La forza vera e vincente per loro restavano le masse di uomini che dovevano superare le trincee avversarie e sfondare il fronte nemico. Il carro armato infatti fu concepito solo come appoggio alle avanzate della fanteria: era comunque lento e di non facile impiego su un terreno sconvolto dai crateri delle mine, poteva presentare problemi di funzionamento ed essere fermato restando in mezzo ai campi come un ammasso di ferro inutile e mostruoso. Un trofeo davanti al quale farsi fotografare, come avvenne nella fotografia che abbiamo trovato in un album francese anonimo.
Soldati posano davanti a un carro armato tedesco immobilizzato, fotografia tratta da un album francese anonimo 


Sul numero del 1 maggio del 1917, la rivista italiana La Lettura presentava in copertina un'immagine ancora non chiara di quella che doveva essere l'idea del carro armato: non aveva cingoli, ma ruote di ferro e somigliava più a una macchina che definiremmo oggi come un autoblindo. Nonostante le imprecisioni, la rappresentazione della nuova arma sulla copertina della rivista italiana è quella di un automezzo che supera i reticolati e le trincee. Bisogna anche considerare il fatto che il carro armato poco si adattava ad un fronte come quello italo-austriaco, fatto di montagne e cime a volte imprendibili.
 
Copertina della rivista italiana La Lettura del 1 maggio 1917

Winston Churchill già nel 1915 aveva suggerito di montare cannoncini sopra dei trattori cingolati e in grado di schiacciare il filo spinato, ma questa idea ebbe applicazione solo più tardi, verso la fine della Battaglia della Somme, nel 1916. Alla fine del 1917, durante la Battaglia di Cambrai, i britannici pensarono che i carri armati fossero l'arma risolutrice, ma dopo un iniziale successo furono bloccati dalle artiglierie tedesche.  
Fin dall'inizio la nuova arma fu avvolta da un alone di mistero.
Nel 1917, numero 183, la rivista francese Le Miroir consacrò le due pagine centrali ai carri armati. La fotografia era spettacolare e d'effetto: in primo piano un tank che sembra superare una trincea, su un piano ancora più ravvicinato un caduto di cui vediamo solo le scarpe, in campo lungo altri tanks avanzano nella pianura.
 
Le Miroir, N° 183, 1917

Si tratta di una composizione felice, costruita forse nel corso di esercitazioni nelle retrovie. La didascalia che accompagnava la fotografia  ci forniva alcune informazioni: innanzitutto apprendiamo che esisteva il divieto di pubblicare fotografie dei tanks francesi.
"Sappiamo che la prima macchina di questo genere fece la sua prima apparizione sul campo di battaglia della Somme nel 1916. Gli inglesi che l'avevano fabbricata in gran segreto la chiamarono tank, cioè cisterna, per indurre in errore le possibili spie. Quando i tanks apparvero sul terreno, i Tommies (così venivano chiamati i soldati inglesi) entusiasti li battezzarono crema di menta, soprannome che nel loro spirito significava stimolante o doping. In seguito li chiamarono grande madre oppure cordon rouge, ma l'espressione tanks è rimasta ed è applicata anche ai carri francesi."
La cattura di un carro armato, come abbiamo visto nell'anonima  fotografia in questo post, divenne un fatto importante e venne mostrata come un trofeo per l'immancabile vittoria.
Su un numero di Le Miroir, un'intera pagina era dedicata ad un carro armato tedesco conquistato davanti al Forte di La Pompelle, posto a difesa della città di Reims. La macchina era stata fotografata frontalmente e di profilo, si mostrava anche l'interno del carro.
Le Miroir, carro armato tedesco conquistato davanti al Fort de La Pompelle, presso Reims.


I carri armati francesi avevano una forma diversa da quelli tedeschi e britannici. Rivelava una maggior agilità sul campo e sembra somigliare di più a quella dei carri armati che siamo stati abituati a conoscere. Nell'opera in tre volumi "Histoire illustreé de la guerre du droit" di Camille Hinzelin e pubblicata nel corso della guerra, viene mostrata un'immagine del carro armato francese 18 HP prodotto dalla fabbrica Renault.
Carro armato 18 HP di produzione Renault, da Histoire llustreè de La guerre du droit


Da come possiamo vedere nella fotografia successiva, il carro francese si presentava diverso da quelli britannici che suggerivano l'idea di una macchina d'assalto medievale.
Carro armati britannici, da Histoire llustreè de La guerre du droit


Lo scetticismo nei confronti dei carri armati comunque permaneva e un'immagine sarà ricorrente per ricordare l'impiego di quest'arma durante la Prima Guerra Mondiale: quella del pesante automezzo cingolato che si impantana nel fango di un campo di battaglia dopo un'offensiva che, nonostante l'impiego di nuove armi, non aveva prodotto quei risultati  che molti si aspettavano.

Le Miroir, carro armato colpito e immobilizzato nel fango di un paesaggio pianeggiante

Durante la Grande Guerra i tedeschi non presero mai sul serio la produzione di tanks  e dovettero pentirsene: quando il carro armato venne perfezionato nella parte semovente e nell'armamento, fu di grande aiuto nell'offensiva alleata dell'estate-autunno del 1918.
Nel romanzo Niente di nuovo sul Fronte Occidentale, Eric Maria Remarque racconta l'angoscia del protagonista davanti alla nuova arma.
"I tanks da oggetti di scherno sono diventati un'arma formidabile. Avanzano nella loro corazza, rotolano in lunga fila, ed ai nostri occhi esprimono più di ogni altra cosa l'orrore della guerra. I pezzi che ci fulminano con il loro fuoco tambureggiante, noi non li vediamo; le ondate di nemici che ci assaltano sono uomini come noi; ma questi tanks sono macchine, i cui cingoli sono una catena infinita come la guerra stessa; sono la strage, quando, macchine senz'anima, rotolano nelle buche e poi ne risalgono e non si fermano mai, flotta di corazze mugghianti e fumiganti, bestioni d'acciaio invulnerabili, che stritolano i morti e feriti[…]Davanti a loro ci raggomitoliamo nella nostra pelle sottile, di fronte alla loro violenza colossale le nostre braccia sono fuscelli, le nostre bombe a mano fiammiferi…"[1] 
In questo ricordo dello scrittore tedesco c'é la paura e lo sgomento che provarono i soldati quando si trovarono dinnanzi i carri armati, macchine che non avevano mai visto e che rendevano ancor più disumana questa guerra, trasformata in un universo in cui la tecnologia prevaleva sul coraggio e il valore del singolo essere umano gettato nelle "tempeste d'acciaio" di cui parla Ernst Junger.
I tedeschi appresero la lezione della Prima Guerra Mondiale e trasformarono il carro armato nella loro arma strategica che sconfisse la Francia con una guerra lampo nel 1940. I francesi, al contrario, considerarono la nuova arma solo come uno strumento tattico, nonostante gli avvertimenti del generale Charles De Gaulle. Nel 1919 su Le Miroir comparve un fotografia che riassumeva l'atteggiamento francese: era quella di una gara sportiva tra carri armati con il pubblico in gita domenicale che assisteva e applaudiva.
Le Miroir 1919, gara tra carri armati francesi









[1] Niente di nuovo sul Fronte Occidentale di E.M. Remarque, Ed. Mondadori 1975, pag. 238