mercoledì 2 marzo 2011

Gorizia agosto 1916 nelle pagine della rivista Il Mondo Prima parte Il contesto storico militare

In Italia una rivista settimanale che negli anni della Grande Guerra scelse la fotografia per documentare e informare sulla guerra, fu “Il Mondo”.


Il Mondo, N° 26, domenica 25 giugno 1916
una trincea al Passo Brizio


Edita dalla Casa Editrice Sonzogno e fondata nel 1914, “Il Mondo” era diretta da Enrico Cavacchioli (Pozzallo 1885-Milano 1954), giornalista e autore di teatro. Cavacchioli , oltre al “Il Mondo”, diresse la rivista letteraria “Comoedia”, “L’Illustrazione Italiana” e fu redattore capo de “La Stampa”. Aderì la futurismo molto giovane e nei suoi lavori teatrali cercò di immaginare situazioni e personaggi che si ispiravano alle linee del movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti.

La rivista letteraria Comoedia
20 ottobre 1920


I numeri a nostra disposizione di “Il Mondo” vanno dall’aprile all’agosto 1916 e, pur ottemperando alle regole imposte dalla censura militare, si desume che la rivista eliminò completamente la rappresentazione pittorica del conflitto che venne utilizzata invece dalla Domenica del Corriere, con le tavole di Achille Beltrame. L’immagine della guerra offerta da “Il Mondo” era moderna e le fotografie pubblicate sono una parte della memoria visiva della Grande Guerra degli italiani. Esse debbono essere osservate con la consapevolezza che gli interventi della censura riuscirono ad oscurare la violenza dei combattimenti, offrendo un’immagine sempre positiva dell’Esercito Italiano. Questo atteggiamento non fu una caratteristica esclusiva dell’informazione in Italia, ma fu adottato da tutti i paesi belligeranti.

Il Mondo N° 26
Al Monte Croci, simulazione di un'imboscata



“Il Mondo” come presentò la conquista di Gorizia, avvenuta l’8 agosto 1916?

Nell’agosto del 1916 la guerra mondiale era già da tempo entrata nella sua fase più cruenta: le due grandi battaglie del Fronte Occidentale, Verdun e la Somme, non si erano ancora concluse e complessivamente avrebbero provocato quasi due milioni di soldati uccisi. A est, dopo una fase di stallo nelle operazioni militari, l’offensiva russa al comando del generale Brussilov aveva messo in seria difficoltà l’esercito austroungarico ed aveva convinto la Romania ad entrare  nel conflitto a fianco dell’Intesa.

Sul fronte italiano, mentre si esaurivano le offensive italiane sull’Isonzo (la quinta era stata scatenata su richiesta dei francesi impegnati nel durissimo scontro a Verdun e aveva avuto un carattere puramente dimostrativo, pur contando migliaia di caduti), gli austroungarici erano passati all’attacco con la “strafexpedition” (spedizione punitiva) in Trentino.

Il Mondo N° 28
prigionieri austriaci


In un primo tempo si era temuta una disfatta generale dell’Italia, con il dilagare degli austroungarici nella pianura veneta.

L’offensiva austroungarica era stata fermata dall’esercito italiano al prezzo di migliaia di morti e con la perdita di qualche chilometro di territorio montuoso.

N° 26
Vedette sualla strada di Rovereto


La “strafexpedition” si era risolta sostanzialmente con un fallimento. L’appoggio tedesco, chiesto dal fedmaresciallo Conrad von Hotzendorf al comandante in capo dell’esercito germanico Eric von Falkenhayn, era mancato e tra i due stati maggiori era sceso il gelo.

Cadorna era riuscito a sopravvivere politicamente, dopo le critiche espresse alla sua condotta della guerra dal governo Salandra. Scaricando le sue responsabilità per la sorpresa dell’attacco austriaco in Trentino sul generale Brusatti, aveva rovesciato la situazione a suo favore: il ministero Salandra era caduto e al suo posto si era formato il governo di unione nazionale presieduto dall’anziano Boselli.

N° 26
A sinstra Paolo Boselli, a destra Leonida Bissolati e Vittorio Emanuele Orlando



Nel corso dell’offensiva austroungarica era stato fatto prigioniero Cesare Battisti, irredentista trentino e deputato al Parlamento Italiano. Battisti era stato impiccato come traditore. “Il Mondo” presenta ai lettori due fotografie di Battisti, una viene definita come l’ultima eseguita al fronte, l’altra è un ritratto fotografico in primo piano.
Il Mondo N° 30, Domenica 23 luglio
l'ultima fotografia di Cesare Battisti durante un'azione in Vallarsa

N° 30
Cesare Battisti, l'ultima vittima dell'impiccatore austriaco 



L’uccisione di Battisti e il modo in cui era avvenuta avevano destato indignazione in Italia e l’immagine di Battisti condotto al patibolo era apparsa su diverse riviste francesi.

Cadorna durante la “strafexpedition” aveva dimostrato duttilità e capacità organizzative.

Mezzo milione di soldati, dall’Isonzo erano state spostati in Trentino e l’artiglieria era stata impiegata mettendo a frutto gli insegnamenti che giungevano dal Fronte Occidentale: minor durata del violento bombardamento ed effetto sorpresa. In questo modo Cadorna aveva fronteggiato la situazione bloccando l’offensiva austroungarica: restava ancora il “generalissimo” e veniva considerato dagli intellettuali nazionalisti e dalla stampa, l’uomo che avrebbe guidato l’Italia alla vittoria.


Il generalissimo

Cadorna, nonostante la mezza vittoria in Trentino, non aveva mai abbandonato la sua idea di sfondamento sull’Isonzo, con la successiva conquista di Trieste e il dilagare degli italiani nella pianura danubiana.

Gorizia era un obbiettivo intermedio, ma l’occupazione di una città diventava, anche dal punto di vista simbolico, un risultato di grande importanza. E così fu, con la sesta battaglia dell’Isonzo. Importante per la conquista di Gorizia era il controllo del Monte San Michele, durante i combattimenti sulle pendici di questa altura gli austroungarici per la prima volta usarono i gas asfissianti provocando la morte di duemila soldati italiani. Fu un avvenimento che riempì di orrore coloro che per primi raggiunsero le trincee di prima linea e lo sdegno fu accentuato dalla scoperta di mazze ferrate utilizzate per finire gli agonizzanti. Le mazze ferrate, insieme all’impiccagione di Cesare Battisti, furono la prova della ferocia e inciviltà degli austriaci, “Il Mondo” le presenta con una fotografia in grande formato.

N° 31
Clava adoperata dagli austriaci per
finire i nostri soldati asfissiati dai gas asfissianti



In una situazione di sostanziale immobilità su tutti i fronti, la conquista di Gorizia ebbe una vasta eco in Europa e fu vista come la dimostrazione che gli imperi centrali potevano essere battuti.

Le immagini fotografiche con cui “Il Mondo” presentò questo risultato agli italiani non sono eccezionali e le fotografie provengono dal Servizio Fotografico dell’Esercito, del resto le stesse immagini furono diffuse anche all’estero. La rivista francese “Le Miroir” ottenne più o meno le stesse fotografie.

Le immagini de “Il Mondo”, colpiscono per l’assenza di folle festanti all’arrivo dell’esercito “liberatore”. La città appare deserta, con le truppe italiane che occupano alcuni centri nevralgici e c’è qualche cadavere di soldato austriaco.

N° 33
Ricoredi delle ore di battaglia in faccia a Gorizia
contesa dal cannone austriaco 


Su “Il Mondo” non sono numerosi gli articoli che commentano la conquista di Gorizia, in essi si avverte però un senso di liberazione per il fatto che qualcosa è accaduto: gli italiani hanno dimostrato di saper fare la guerra e ottenere i risultati tanto attesi. Le fotografie non mostrano la realtà della battaglia che è fatta di migliaia di morti e tale da ispirare la famosa canzone antimilitarista “Gorizia tu sei maledetta”.

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