Sala due
La guerra fotografata
Durante la Prima Guerra
Mondiale le fotografie debbono rispondere ad alcuni obbiettivi:
1°-pubblicizzare le vittorie e oscurare (o mitigare) le sconfitte; 2°-dare
un'immagine quanto più esatta del territorio in cui si combatte; 3°-tramandare
il ricordo personale di un'esperienza ritenuta unica e irripetibile; 4°-fornire
il materiale visivo affinché la gente possa tornare sui luoghi dei
combattimenti dove i propri cari sono caduti o hanno vissuto da combattenti. In
questo senso, soprattutto per quel che riguarda il punto uno e due, gioca un
ruolo importantissimo la censura militare istituita da tutte le nazioni in
lotta. Oggi si sta molto rivalutando la fotografia eseguita per il proprio
ricordo personale da ufficiali, sottufficiali e soldati. Essa è ritenuta molto
più libera e in grado di mostrare ciò che sfugge alle maglie della censura.
Fotografia con corpi di soldati
tedeschi uccisi dall'esplosione di una mina sulla collina di Vauquois nel 1915.
Da La Guerre-Documents de la Section Photographique de l'Armée-Ministere del la
Guerre-volume primo-Ed. Librairie Armand Colin.
[Sono pochissime le fotografie e le riprese cinematografiche eseguite
nel corso di veri combattimenti. La tecnologia dell'epoca non lo permette e gli
Stati Maggiori di tutti gli eserciti considerano i fotografi in prima linea non
solo un intralcio, ma anche un pericolo per la difficoltà di controllare le
immagini realizzate e la loro successiva diffusione. La fotografia eseguita
sulla collina di Vauquois (presso Verdun) con brandelli di esseri umani fatti a
pezzi, risponde all'esigenza di mostrare i corpi dei nemici uccisi ben sapendo
che la guerra si è immobilizzata in un assedio reciproco su fronti che corrono
per migliaia di chilometri.]
Fotografia panoramica della zona del
Pasubio eseguita nel 1916 e tratta dal libro commemorativo del Battaglione
Aosta, IV Regg. Alpini.
[Nei primi cinquant'anni di storia della fotografia era molto diffusa la
realizzazione di fotografie panoramiche. Davano una visione del paesaggio molto vasta e in
grado di far conoscere gli aspetti insoliti e anche sconosciuti di territori e
città. L'impiego della fotografia panoramica da parte delle sezioni
fotografiche dei moderni eserciti era frequente anche prima dello scoppio della
guerra e divenne, con il passare del tempo e con la guerra di posizione, il
modo per scoprire dov'erano le posizioni nemiche e quindi organizzare le
offensive.]
Fotografia stereoscopica con
tre ufficiali, tra cui (è scritto sul retro) il Comandante Mongiardini,
eseguita forse nel 1916. Da un gruppo di stereoscopie realizzate durante la
Prima Guerra Mondiale da un ufficiale italiano probabilmente di Torino.
[L'esperienza della vita militare con l'avvento della fotografia si
arricchì di immagini che ricordavano i volti dei compagni d'arme e servivano
per mantenere un legame con la giovinezza che altrimenti si sarebbe dissolto con
il passare del tempo. L'anonimo ufficiale italiano realizzò una sere di
fotografie stereoscopiche durante la sua esperienza di guerra e nel corso degli
anni successivi, osservando volti, luoghi e situazioni, avrebbe rivissuto momenti considerati
irripetibili. Queste fotografie possono essere considerate oggi quasi un
monumento alla memoria.]
Piccola fotografia contenuta in un album
con un gruppo di soldati tedeschi in una trincea di seconda o terza linea. Data
e origine imprecisata.
[In
questa fotografia possiamo distinguere l'ombra del fotografo, certamente un
altro militare di cui ignoriamo il volto, ma che realizzava ricordi.]
Cimitero americano di Romagne. Fotografia
tratta da una guida Michelin contenente itinerari sui campi di battaglia di
Verdun, delle Argonne e di Metz. Anno di pubblicazione, 1928.
[Oggi il grande cimitero americano di Romagne si presenta, tranne alcune
variazioni, come lo vediamo in questa fotografia pubblicata dieci anni dopo la
fine della Prima Guerra Mondiale. Negli anni che seguirono al 1918 venne
organizzato un vero e proprio turismo di guerra a cui le guide fornirono il
supporto fotografico e di itinerari. Per la verità questo tipo di turismo
esisteva già prima che la guerra finisse e chi poteva andava a vedere i luoghi
dove erano caduti i propri famigliari con la speranza anche di trovarne qualche
traccia (oggetti personali, portafogli, brandelli di divise, anelli) e capire come
erano morti e dove. I cimiteri militari ebbero anche un'altra funzione, quella
di celebrare il culto della nazione e restano oggi una grande testimonianza
visiva del sacrificio di un'intera generazione.]
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