C’è in queste lastre fotografiche conservate in una scatola che sul coperchio di cartone indica luoghi e situazioni non corrispondenti pienamente alle immagini contenute, un inconscio desiderio di pace.
Due soldati fotografati in trincea, quello a destra ha il bracciale della Croce Rossa |
La trincea nel corso della Grande Guerra è il luogo dove l’essere umano-soldato, vive la dimensione di un tempo infinito. Ma raramente coloro che avevano con se una macchina fotografica fotografarono il combattimento, nel migliore (peggiore) lo ricostruirono ambientandolo nelle posizioni più arretrate del fronte. Al posto della lotta i soldati si fotografarono, lasciando in questo modo un’importante testimonianza di un’esperienza umana che lo storico George Mosse ha definito “l’esperienza della guerra di trincea”.
Furono eseguite fotografie con uomini in gruppo, come questa in cui si mostrano gli strumenti per consumare il rancio. I soldati non dimenticarono l’esperienza comune che si sarebbe tramandata in tanti ricordi, magari vissuti in maniera solitaria, nel silenzio e nel rifiuto di raccontare, una volta tornati alla vita civile
Un gruppo di soldati dopo aver consumato il rancio |
Oppure si trattò di ingenue immagini rubate, come tra ragazzi nell’interno di un collegio, quando qualcuno si tirava su i pantaloni dopo aver orinato.
Foto rubata, un soldato che si allaccia i pantaloni |
In queste immagini la trincea di seconda linea diventa quasi un altrove sognato e desiderato. L’ufficiale sembra messo in posa dietro l’angolo del giardino di casa.
Ufficiale |
Si trattava di seconde linee, probabilmente situate in un settore del Fronte Occidentale nei pressi di Berry au Bac, nello Champagne. In questa regione francese, in prossimità della città di Reims, nel 1915 il comandante in capo dell’esercito francese Joffre scatenò una serie di offensive volte a ricacciare indietro i tedeschi, il celebre “grignotage”. Ma questi attacchi condotti con la tecnica dell’offensiva frontale non portarono a niente. Lo storico britannico Keit Robbins così sintetizza la situazione nello Champagne alla fine del 1915:
“Nello Champagne due armate francesi avanzarono lungo un fronte abbastanza vasto, ma la facile penetrazione nella prima linea difensiva tedesca si rivelò un tranello: infatti non si riuscì a sfondare la seconda, che si trovava al di là della portata delle artiglierie, e nel tratto fra l’una e l’altra caddero migliaia di uomini. I combattimenti cessarono verso la metà di ottobre, anche qui con un’effettiva avanzata di circa tre chilometri. Su tutti fronti, in complesso, le perdite alleate erano state maggiori di quelle tedesche”
da La Prima Guerra Mondiale, di Keit Robbins, Ed. Mondadori 1999, pag. 57
Tre ufficiali osservano delle carte topografiche |
Nonostante questa situazione, in seconda linea era possibile sollevare la testa per osservare l’orizzonte e stare lontani dal tiro dei cecchini nemici o dell’artiglieria. Seconda linea o accantonamento, luoghi di riposo e sosta dall’estenuante “lavoro” della guerra di trincea.
Ufficiale osserva l’orizzonte |
L’intellettuale italiano e interventista, Renato Serra, descrisse in poche righe ciò che era diventata la sua esperienza di guerra, dopo il primo e sofferto entusiasmo per l’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale.
“Come si vede e si sente diversa la guerra, ad esserci in mezzo. Si fa. Ma ormai è come la vita. E’ tutto, non è più una passione, né una speranza. E, come la vita, è piuttosto triste e rassegnata: ha il volto stanco, pieno di rughe e di usura, come noi. Questo non toglie tanta forza nascosta, insospettata.”
da “Racconti di guerra-Il diario di trincea di Renato Serra”, a cura di Luigi Ambrosini, Edizioni Lattes 1917, pag. 157
[Renato Serra, giovane promessa della letteratura italiana, fu ucciso sul Podgora il 20 luglio 1915. Di Renato Serra resta importante lo scritto Esame di coscienza di un letterato, in cui confessa la sua sofferta e disillusa adesione alla guerra dell’Italia.]
L’obbiettivo dell’anonimo fotografo-soldato coglie quei momenti di duro impegno che vogliono dire lavoro in prossimità delle linee avversarie. La schiena curva dell’uomo mentre tende il filo spinato è l’impronta della forza e della mascolinità impiegata tante altre volte nella vita civile, nei campi o in fabbrica.
Due soldati tendono il filo spinato |
Ma fotografia è anche sguardo sul lavoro eseguito: lo stato della trincea, il filo spinato che segna il limite con la linea avversaria invisibile e che pure c’è, a poche decine di metri.
Le difese di una trincea |
Filo spinato e orizzonte, a poca distanza ci sono le linee tedesche |
Le armi sono ricordate fotograficamente attraverso il mitico cannone da 75 a tiro rapido, vanto dell’esercito francese. Questo è il segno della guerra; il cannone è puntato verso il nemico. E’ un oggetto solitario e vigila. Non ci sono gli artiglieri nell’inquadratura e il cannone ci appare come un oggetto dimenticato della guerra, uno dei tanti da lasciare in ricordo di eventi memorabili. Più tardi, molti anni dopo, forse sarà esposto in un museo.
Cannone francese da 75 mm |
Come pure da assolutamente da fissare per la memoria, sono le decorazioni sulla linea del fronte fotografate per un amico, un commilitone che si è distinto e forse morirà tra pochi mesi, nel prossimo assalto, sotto il fuoco di sbarramento che prima o poi ci sarà.
Decorazione davanti alla truppa schierata |
In quella trincea, di cui oggi forse si può scorgere solo una traccia nella terra che mantiene la memoria di qualcosa, la guerra, che l’essere umano vorrebbe dimenticare, nasce un forte spirito di solidarietà. La fotografia conserva questo “sentimento” su lastre invecchiate dal trascorrere del tempo.
Ufficiale in trincea |
Chi fotografò questa trincea? Come altre volte, la risposta è sempre la stessa: non lo sapremo mai.
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