mercoledì 1 febbraio 2012

La Legione Garibaldina Fronte Occidentale 1914-1915 Terza parte

I combattimenti nella Foresta delle Argonne
26 dicembre 1914-9 gennaio 1915
La Domenica del Corriere, gennaio 1915, Achille Beltrame



Il 12 novembre 1914 il reggimento garibaldino giunge a Mailly-le-Camp, è la sosta che precede l’invio al fronte.
Nel 1916, presso le Edizioni Helios viene pubblicato a Marsiglia una sorta di diario garibaldino scritto dal capitano Ricciotto Canudo che si firma Capitaine Oudanc.
Il titolo è “Jour gris et nuits rouges dans l’Argonne - Douze fresques de l’action garibaldienne”; nel secondo capitolo, “Les funérailles Mystiques dans la Boue”, Canudo così descrive il luogo verso il quale sono diretti gli uomini venuti in Francia per combattere:
“Nelle Argonne, nella mangiatrice di uomini, c’é, intorno ai combattenti nascosti nel fango, un’anima più vasta, immensa, che li avviluppa in un’atmosfera di gran segreto : l’anima della foresta. Il nemico è là, di guardia mattina e sera, per venire avanti, per colpire la l’instabile e calda barriera di petti umani, per avvicinarsi ad un obbiettivo indispensabile ai suoi scopi: Verdun, come una fiera superba che non catturerà mai. E i combattimenti proseguono in decine di attacchi e contrattacchi violenti, di giorno e di notte, senza sosta.”
[Ricciotto Canudo (Gioia del Colle 1879-Parigi 1923), intellettuale italiano che viveva in Francia ed era amico di Apollinaire, Picasso e Gabriele D’Annunzio. E' entrato nella storia del cinema per essere stato il primo autore di un testo di teoria cinematografica, L’usine aux images, pubblicato postumo nel 1927. Canudo, nominato capitano con il decreto del 25 settembre (X. Derfner), non compare negli elenchi dei volontari garibaldini (ufficiali, sottufficali e soldati) riportati da Marabini e da Ricciotti Garibaldi. Di un incontro con Canudo a Parigi nel 1915 parla anche Curzio Malaparte nei suoi ricordi autobiografici, Malaparte lo descrive come reduce dalla campagna garibaldina. Il testo di Canudo sulla guerra si differenzia da tutte le altre memorie garibaldine per la forza letteraria della descrizioni e per alcune intuizioni sugli effetti psicologici della nuova guerra (scrive nel 1916!).]
Il 23 dicembre i garibaldini raggiungono la foresta delle Argonne.

Foresta delle Argonne, proiettile, foto S.V.



La sera del 24 giunge l’ordine di avvicinarsi alle linee tedesche, fa molto freddo.

Le Miroir N° 61, la linea del fronte in cui sono indicati i luoghi dove combatterono i garibaldini






Nella notte tra il 25 e il 26 i garibaldini sono all’Abri de l’Etoile, il generale Gouraud comunica a Peppino Garibaldi che l’attacco è previsto all’alba, ore 6, 30. Inizia il fuoco delle artiglierie francesi verso la Cresta di Bollante, obiettivo dell’attacco. I tedeschi rispondono.
L’artiglieria francese sbaglia il tiro, il tenente Gregorio Trombetta è colpito a morte mentre marcia in testa al suo plotone, due soldati accanto a lui sono uccisi. E’ il primo sangue versato dai garibaldini. L’attacco frontale alle trincee tedesche viene differito dalle 6. 30 alle 8. Al momento stabilito e preceduto da squilli di tromba (un fatto che darà origine a polemiche) il secondo battaglione al comando del Maggiore Longo, va all’assalto al grido di Viva l’Italia!
Un fuoco di fucileria accoglie i garibaldini, ma non ferma lo slancio. Molti soldati sono colpiti e molti gli ufficiali feriti. Bruno Garibaldi è ferito ad una mano; dopo essersi medicato alla meglio, Bruno torna allo scoperto: il fuoco tedesco lo uccide con un proiettile nel fianco e uno al petto.

La Chalade monumento ai garibaldini, Bruno Garibaldi, foto S.V.



Nonostante la dura accoglienza dei tedeschi, gli italiani conquistano la prima linea con un violento corpo a corpo, ma a un tratto un’esplosione sconvolge la trincea.
I garibaldini sono costretti a retrocedere, l’attacco è fallito.
La salma di Buno Garibaldi viene portata a Roma dove vengono organizzati funerali solenni: il corteo funebre si trasforma in una grande manifestazione di massa a favore dell'intervento italiano a sostegno della Francia.

La cappella di La Chalade e sepoltura di due garibaldini, da “I fratelli Garibaldi, dalle Argonne all’intervento” di Ricciotti Garibaldi



L’occasione per la vendetta viene il 5 gennaio del 1915: l’obiettivo è la conquista di Courtes Chausses, un'altra posizione tedesca fortemente trincerata nella foresta. Ma questa volta il piano d’attacco predisposto dai francesi è più complesso. Il primo e il terzo battaglione investiranno la posizione, il secondo invece effettuerà un attacco dimostrativo in un settore limitrofo della linea tedesca chiamato “Four de Paris”. L’artiglieria francese e il 76° fanteria appoggeranno l’operazione.
Verso le dieci del mattino, dopo aver conquistato ben tre linee di trincee, i garibaldini debbono sostenere il contrattacco tedesco che si sviluppa con un nutrito fuoco di mitragliatrici. I garibaldini, presi d’infilata dal fuoco nemico, sono costretti ad abbandonare l’ultima posizione conquistata e ritirarsi nella seconda trincea tedesca; poco dopo vengono sostituiti dai francesi che riescono a tenere la posizione. Nel settore di “Four de Paris”, quella che doveva essere solo un’azione dimostrativa si trasforma in uno scontro sanguinoso. All’alba i tedeschi improvvisamente escono dalle loro trincee; i garibaldini che aspettano l’ordine di attacco, alla vista del nemico si lanciano allo scoperto. Ne segue un inutile scontro che costa ai garibaldini quaranta morti e li costringe a ritirarsi.
Il combattimento di Four de Paris ha impiegato un intero battaglione e Peppino Garibaldi avrebbe voluto e forse potuto inseguire i tedeschi dopo la conquista della terza linea a Courtes Chausses, ma non ha uomini sufficienti. I garibaldini lasciano sul campo 48 morti, 172 feriti e 77 dispersi. Viene fatto prigioniero il giornalista Augusto Alziator, morirà più tardi.
In questa giornata muore il secondo dei fratelli Garibaldi, Costante.

La Chalade monumento ai garibaldini, Costante Garibaldi, foto S.V.






I combattimenti del bosco di Bollante e di Courtes Chausses hanno provato duramente i garibaldini. La guerra, questa guerra, si è rivelata una faccenda ben diversa da ciò che si aspettavano: l’idealismo, il volontarismo, lo spirito bohemién di tanti volontari italiani hanno sbattuto il muso contro la potenza di fuoco di artiglierie e mitragliatrici, contro la concezione militare imperante negli eserciti dell'epoca che nell'offensiva vede l'unico mezzo per vincere e in questo modo consuma inutilmente milioni di soldati.
Viene dato l’ordine alla legione italiana di accantonarsi a Claon per un periodo di riposo, ma appena giunti sul posto arriva un contrordine del generale Gouraud: i garibaldini debbono tornare in linea.
La mattina dell’8 gennaio i tedeschi con un attacco all’Abri de l’Etoile hanno sopraffatto i reparti del’89° e del 46° reggimento francese, anche questa volta sono state utilizzate le mine per preparare lo sfondamento. Ora i tedeschi minacciano la Maison Forestière.
I garibaldini s’inoltrano nella boscaglia, procedono su un terreno melmoso e contrattaccano. La battaglia dura dalla mattina dell’8 sino alla notte del giorno successivo e si fraziona in una serie scontri all’arma bianca e lanci di granate, mentre i tiri di artiglieria illuminano a tratti la notte e le mitragliatrici falciano la foresta. I tedeschi sono respinti al punto di partenza, ma la Legione Garibaldina è decimata.
Oltre al già ricordato Umberto Cristini, muoiono i tenenti Butta, Tua, Gandolfi e l’aiutante Peratti.

Garibaldini di Modena, al centro l’aiutante Peratti, da “I fratelli Garibaldi, dalle Argonne all’intervento” di Ricciotti Garibaldi. Nella foto si dice che è caduto nel combattimento del 26 dicembre.



Dopo le giornate dell’8 e del 9 gennaio, quel che resta della Legione Garibaldina viene accantonato alla Grange-le-Comte. E’ una fattoria abbandonata e l'ambiente è reso malsano dalla sepoltura dei cavalli di una divisione della cavalleria francese, uccisi da un’infezione. I resti dei cavalli, sepolti spesso a fior di terra, ammorbano l’aria e l’acqua provocando infezioni intestinali che colpiscono gran parte dei soldati
Dopo un mese di penoso soggiorno alla Grange-le-Comte, i garibaldini vengono spostati in una località più salubre, Saint-Ouen, e infine trasferiti ad Avignone. Così finisce l’avventura dei garibaldini delle Argonne, i sopravvissuti s’impegneranno nella battaglia interventista, ma dopo il 1918 non tutti diventeranno fascisti. Il nome di Garibaldi diventerà quello del battaglione di internazionalisti italiani nel corso della Guerra di Spagna, tra il 1936 e il 1938, e delle brigate partigiane durante la Resistenza. Idealmente gli antifascisti italiani si ricollegano a quei sentimenti più autentici e democratici che spinsero tanti giovani italiani ad andare a morire nella foresta delle Argonne.

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