mercoledì 7 dicembre 2011

1914-1918: l’immagine e la parola-quarta parte

1917


1-Pubblicità dello spumante Feist-Feldgrau con i sommergibili tedeschi in alto mare. Jugend, N°17
La pubblicità ormai utilizza la guerra come veicolo per propagandare i propri prodotti: i sommergibili tedeschi, in agguato nell’Oceano Atlantico, si accompagnano dallo champagne militare. Un segno di incoraggiamento per l'industria tedesca e una popolazione che vive in condizioni alimentari quasi di sopravvivenza. La guerra sottomarina indiscriminata contro il naviglio neutrale per costringere alla resa la Gran Bretagna si rivela non solo inutile, ma anche un grave errore politico.
“Leonora, quasi indifferente di fronte al miracolo e freddissima, almeno alla superficie, dichiarava:-va bene, non mi oppongo, per Capodanno si renda pure pubblica la notizia del fidanzamento.- Sperava con profonda tensione che Bertin potesse venire in licenza. Quando la madre le portò la notizia avuta negli uffici competenti che quella non era allora una ragione sufficiente per ottenere un permesso ai soldati che combattevano nei lontani Balcani, chiuse per un momento le labbra strette strette. E va bene, si sarebbe fidanzata senza la sua presenza.”
[da Giovane donna del 1914, di Arnold Zweig, 1931, pag. 247, Ed. Mondadori, Milano 1933]
2-Nicola II Romanov prigioniero a Tsarkoye Sélo. The great war-1917.
Il quarto anno di guerra si è aperto con una novità senza precedenti: lo Zar Nicola II ha abdicato e la rivoluzione ha proclamato la repubblica. In questa fotografia l’ex zar è già un prigioniero mentre gli eventi incalzano e per la Russia si apre una fase rivoluzionaria di cui nessuno può prevedere gli esiti. Così un autorevole giornalista francese descrive gli ultimi momenti dell’autocrazia dei Romanov.
“Un mattino l’imperatore parve uscire da una sorta di letargo nel quale era stato cacciato dalle parole addormentatici dei suo falsi amici. Espresse il desiderio di tornare a Tsarskoye-Sélo per incontrare Rodzianko, il nuovo astro nascente. L’imperatrice aveva in effetti cambiato il suo linguaggio nella corrispondenza che i due sposi si scambiavano. L’11 marzo telegrafava a suo marito: “La situazione peggiora”. Il 12 scrive: “Ieri, tumulti scandalosi. Gran parte delle truppe sono passate dall’altra parte”, e aggiunge in un secondo messaggio datato lo stesso giorno: “qualche concessione è inevitabile.”
[da Le dernier Romanoff, di Charles Rivet, corrispondente del giornale Temps in Russia, pag. 240 ,Perrin et Co., 1917]
3-Pubblicità delle compresse Jubol contro le malattie intestinali. Le Pays de France N° 139 del 14 giugno 1917.
Il nuovo attacco francese sullo Chamin des Dames si risolve in un ennesimo fallimento e l'offensiva Nivelle provoca il grande ammutinamento sul fronte e scoraggiamento dell'intero paese. Mentre gli operai francesi, e in particolare le donne, scendono in piazza per chiedere condizioni di lavoro meno pesanti, i soldati si ammutinano: chiedono un rancio migliore, licenze più lunghe e soprattutto la fine di inutili offensive. E' una guerra di cui non si comprendono più gli scopi. Nonostante questo, l'immagine del conflitto resta ancorata a quella di uno scontro di civiltà: il nemico è un microbo che va espulso dall'intestino, come il soldato tedesco dalle trincee.
“Quando la paura diventa cronica, fa dell’individuo una sorta di monomane. I soldati chiamano questo stato scoramento. In realtà si tratta di una nevrastenia conseguente al sovraccarico nervoso. Molti uomini, senza saperlo, sono dei malati e il loro stato febbrile li spinge verso il rifiuto dell’obbedienza, all’abbandono delle posizioni, ma anche ad azioni temerarie e funeste. Alcuni atti di coraggio non hanno che questa origine.”
[da La paura di Gabriel Chevallier, 1930, pag. 221, Ed. Librairie Stock, 1930]
4-Paesaggio di guerra nelle Fiandre. Le Miroir, N° 164

Un paesaggio desolato di cui ancor oggi si trovano le tracce. E’ questo lo spettacolo che ogni giorno si presenta agli occhi dei soldati degli eserciti contrapposti sul Fronte Occidentale. Ernest Junger ha descritto un attacco di artiglieria, subito insieme ai suoi compagni. E’ l’artiglieria che rende il paesaggio simile ad un deserto ondulato in cui emergono pochi tronchi d’albero anneriti dal fuoco.
“Alle sei del mattino, la pesante nebbia fiamminga si schiarisce svelando lo spettacolo sinistro che ci circonda. Subito dopo, scrutando il terreno sconvolto, lanciando segnali di sirena, appare uno sciame di aerei nemici. Nel frattempo i fanti smarriti cercano rifugio nei crateri. Mezz’ora più tardi comincia il martellamento che ruggisce attorno alla nostra isola di naufraghi come un mare sconvolto da un tifone. Le esplosioni, simili ad una foresta, prendono l’aspetto di una parete tempestosa. Stretti l’uno contro l’altro, accovacciati attendiamo ad ogni istante il colpo che ci distruggerà, ci spazzerà via insieme alle nostre difese di cemento, e ridurrà il nostro rifugio simile al deserto crivellato di crateri.”
[da Nelle tempeste d’acciaio, di Ernest Jünger, pagg.212-213, Ed. Guanda, Parma 1995]
5- Illustrazione dal titolo "Noi e il mondo". Jugend N° 18, del 25 aprile 1917.
Sulla stessa rivista che sfrutta in modo ottimistico i sommergibili, è pubblicata questa immagine assai significativa dello stato d'animo tedesco nel corso della guerra e che si accentua con il passare del tempo: isolamento e accerchiamento, queste sono le parole per descriverlo. La scesa in campo degli USA come associati alle nazioni dell'Intesa, anche se sottovalutata, è avvertita come un'ulteriore minaccia per un popolo che vive il suo rapporto con gli altri come un continuo assedio.
“Per quanto cercassi lontano nella memoria non avevo proprio fatto nulla, io, ai tedeschi. Ero stato sempre gentile e ben educato con loro. Li conoscevo un po’ i tedeschi, ero persino stato a scuola con loro, quando ero piccolo, nei dintorni di Hannover. Avevo parlato la loro lingua. Erano una massa di piccoli cretini chiacchieroni con gli occhi pallidi e furtivi come quelli dei lupi; s’andava insieme , dopo la scuola, a pacioccare le ragazzine nei boschi dei dintorni, dove si tirava anche alla balestra e alla pistola che s’era comparata per quattro marchi. Si beveva birra zuccherata. Ma da questo a tirarci ora nello stomaco, senza nemmeno venire a parlare prima, e nel bel mezzo della strada, c’era un certo margine, anzi un abisso, troppa differenza.[…]I miei sentimenti non s’erano punto cambiati nei loro riguardi. Ci avevo voglia, malgrado tutto, di tentare di comprendere la loro brutalità, ma più ancora avevo voglia di tagliar la corda, una voglia enorme, assoluta, realmente la cosa m’opprimeva all’improvviso come effetto d’un formidabile orrore.”
[da Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline, 1932, pagg.8-9, Dall'Oglio, 1966]
6-Servizio fotografico su nuova e ultima offensiva italiana sull'Isonzo. Le Pays de France, 7 giugno 1917.
Mentre falliscono le offensive e si moltiplicano i contatti non ufficiali per giungere ad una qualche soluzione del conflitto, una speranza per l'Intesa potrebbe giungere dal fronte italiano. Cadorna scatena la sua ultima offensiva che provoca un immenso bagno di sangue. I soldati italiani si erano convinti, questa volta, di vincere la guerra e poter tornare a casa. La Battaglia della Bainisizza si conclude con un nulla di fatto e tanti morti. A Caporetto i soldati prenderanno la via di casa: quasi una rivolta generale contro la guerra, pagata con fucilazioni e anni di prigione. Per il momento queste immagini seguono lo schema fisso per tutte le offensive: mostrare i prigionieri nemici.
“Il 20 agosto gli Italiani hanno ripreso l’offensiva sull’Isonzo, da Plava sino al mare. Per riuscire a superare il fiume, con un lavoro gigantesco, avevano deviato una parte delle acque. La battaglia è iniziata su tutto il fronte di 60 chilometri, tutte le armi lavoravano in collegamento. Più di 200 aeroplani operavano sopra le linee nemiche: a sud una squadra navale bombardava la costa dell’Adriatico. La prima linea austriaca è stata conquistata nelle prime ore: i nostri alleati avanzano sul Carso sino in prossimità di Hermada che comanda la strada di Trieste. Gli italiani hanno fatto più di 13.500 prigionieri e hanno preso circa 30 cannoni. Il Generale Cadorna ha dichiarato che la situazione promette grandi speranze.”
[da Le Pays de France, La semaine militare, du 16 au 23 aout, N° 150, giovedì 30 ag0sto 1917]
7-I soldati americani vanno all’assalto al grido di "Lusitania!" The great war-1917.

L'arrivo degli americani è salutato su giornali e riviste come la grande speranza. Qui si mettono in risalto le capacità combattive dei nuovi alleati che vogliono vendicare le vittime del transatlantico Lusitania affondato da un sommergibile tedesco nel 1915. I generali dell'Intesa però sono scettici sull'effettiva capacità di combattere dei nuovi amici e in molti non si fidano del Presidente Wilson che con i suoi 14 punti sostiene principi non graditi a francesi, inglesi e italiani. Lo scrittore John Dos Passos racconta i motivi che lo avevano portato ad arruolarsi come volontario ancor prima dell’entrata in guerra degli USA.
“A dire il vero i miei motivi erano complessi. Condividevo questa complessità di motivazioni con la maggior parte degli studenti della mia generazione. Eravamo pieni di indignazione virtuosa, ma nello stesso tempo eravamo pieni di curiosità verso il mondo in guerra. Avevamo passato la nostra adolescenza in mezzo agli ultimi bagliori pacifici del Diciannovesimo secolo. A cosa somigliava la guerra? Volevamo vederla con i nostri occhi. Ci arruolammo nel branco dei volontari, rispettavo gli obiettori di coscienza, a tratti mi veniva l'idea di seguire la loro strada, ma volevo assistere allo spettacolo.”
[da L’initiation d’un homme : 1917, di John Dos Passos, pag. 27,Gallimard, 2000]
8-Soldati canadesi durante la Terza battaglia di Ypres. Le Miroir-1917
Ancor oggi, ogni giorno, alle 20, sotto la Porta di Menin ad Ypres, viene suonato il silenzio di ordinanza e la folla si raccoglie per ricordare tutti i soldati caduti nelle tre battaglie combattute sul saliente di Ypres. Nella terza, e in particolare nei combattimenti sulla strada di Menin, la devastazione del terreno e violente piogge estive fanno sprofondare i soldati in un universo di fango.
“La battaglia sul fronte dell’Yser è proseguita con una serie di contrattacchi tedeschi finalizzati, senza dubbio, a disorientare i nostri alleati durante la preparazione della nuova offensiva[…]Il 27 sono state attaccate le posizioni di Zonnebeke. Nella mattinata del 30 altri tre attacchi: uno a sud di Reuteldeck, gli altri due da entrambi i lati della strada di Menin. Il 1° ottobre c’è stata un’offensiva ancora più violenta su un fronte di 1.600 metri, a nord della strada di Ypres a Comines e a est del Poligono. Gli assalti sono stati effettuati con tre ondate successive e per due volte, con forze considerevoli, durante le tre ore seguenti. Nella sera e durante la notte altri due attacchi hanno avuto luogo sullo stesso terreno e un sesto a sud della linea ferroviaria che collega Ypres a Roulers. A dispetto di questo accanimento, i tedeschi non hanno ottenuto nessun risultato rilevante.”
[da L’Illustration del 6 ottobre 1917, N° 3892, La Guerre 165° semaine (27 septembre-3 octobre 1917)]
9-Affondamento di un barcone austriaco sul Piave. La Domenica del Corriere, numero non identificato.
La disfatta di Caporetto viene arrestata sul Piave, Beltrame mostra i soldati italiani sempre all'offensiva e gli austriaci impotenti ad attraversare il fiume che diventerà "sacro". Nonostante immagini come queste, l'Italia sta correndo un pericolo mortale. Le implicazioni politico-culturali di Caporetto e della resistenza sul Piave, conteranno non poco dopo la fine delle ostilità.
“Napoleone avrebbe battuto gli Austriaci in pianura; non avrebbe dato battaglia sui monti. Li avrebbe lasciati avanzare e li avrebbe battuti verso Verona. Sul fronte francese nessuno dei due avversari aveva potuto battere l’altro. Forse le guerre non si vincono mai. Forse era un’altra guerra dei Cento Anni.”
[da Addio alle armi, di Ernest Hemingway, 1929, pag. 170,Mondadori, 1969]
10-Signora Margherita Del Nero al soldato Giuseppe Mizzoni, il 23 dicembre 1917. Cartolina.
Questa cartolina, nonostante la bandiera tricolore e i nastrini, ha poco di eroico. Una giovane donna prega affinché la guerra finisca e il suo uomo torni dal fronte. C’è la paura nel volto della donna. In tanti pensano, nel Natale del 1917, che la guerra possa durare almeno per tutto il 1919.
“…Se io, sopra questa misera carta potessi rappresentare lo spavento con la pena; accoppiati, che sento nel fondo dell’animo mio, sarebbero cose da non potersi descrivere…”
[da una lettera di Margherita del Nero, 10 ottobre 1917. La signora Margherita del Nero, nonna di Stefano Viaggio, morì l'11 ottobre 1918 nel corso dell'epidemia di febbre spagnola.]

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