1915
1-Cratere scavato da una mina e soldati in prima linea. Cartolina.
Questa cartolina è datata 17 ottobre 1915 e il testo è di difficile lettura, a causa del tempo e della grafia non chiara. Louis scrive alla moglie, Blanche, e dice che sta bene. Nonostante le rassicurazioni, l’immagine è desolante: in quello che sembra uno scenario di distruzione c’è un naufrago. Chi si aspettava una guerra breve si è sbagliato e il conflitto alla fine del 1915 è in una fase di stallo: nessuno può prevedere quale sarà il futuro.
“Anche ora, a tredici anni di distanza non posso che ripetere le stesse parole. Il sentimento di superiorità che non ci ha mai abbandonato per un solo giorno, nei confronti del pensiero politico ufficiale (compreso il socialismo patriottico), non era il frutto di una ingiustificata presunzione. In tale sentimento non c’era niente di personale. Era la conseguenza della posizione di principio che avevamo adottato: eravamo sopra un’altra vetta. L’impostazione critica ci dava la possibilità di cogliere con maggiore chiarezza le prospettive della guerra. Le parti belligeranti, come è noto, contavano su una vittoria rapida. Si potrebbero citare innumerevoli prove di questo ottimismo sconsiderato. “Il mio collega francese” scrive Buchanan nelle sue memorie “per un certo periodo fu così ottimista da scommettere con me cinque sterline che la guerra sarebbe finita prima di Natale.” Per parte sua Buchanan era intimamente convinto che la guerra si sarebbe conclusa al più tardi per Pasqua.”
[da La mia vita di Leone Trotskij, pag. 247, 1929, Mondadori 1976]
2-Vignetta satirica. “La Baionette”, numero speciale dedicato ai mutilati
Il settimanale satirico francese “La Baionette” fa il suo mestiere e scherza sulle cose serie. Il soldato decorato e mutilato dice alla sua madrina di guerra: “Ciò che mi consola, bella madrina, è che ora la mia caviglia è più sottile della sua.” Il messaggio rivolto al fronte interno, alle signore di Parigi e a tutti quelli che si stanno abituando alla guerra é: “sostenete i mutilati e i soldati che hanno ancora voglia di scherzare sulle loro disgrazie.” La realtà della trincea è cosa ben diversa e le inutili offensive del 1915 sul Fronte Occidentale, producono solo vittime. Ormai la guerra conta milioni di morti.
“Sembra che gli zappatori vengano questa notte, per preparare le scale d’attacco. Si devono piazzare dei cannoncini da 37 e dei lancia-bombe. La prima compagnia manderà fuori una grossa pattuglia. Tutto comincia a scuotermi; tuttavia, mentre divido il mio formaggio con Gilberto, cerco di convincerlo che non attaccheremo. Sulphart brontola, con la bocca piena. Non pensa più all’attacco, ma solamente alle ingiustizie che lo circondano. Mentre pulisce il suo piatto con un pugno d’erba, denunzia l’infamia del Gran Quartier Generale che favorisce indegnamente “i pelandroni del terzo battaglione che sono sempre imboscati” e che non da ai combattenti neanche la grappa, alla quale hanno diritto. Egli grida le sue proteste fin sotto il naso di Bréval, solo graduato presente, che non ha responsabilità in tutto questo ammasso di ingiustizie; finalmente il sergente Berthier si alza e lo fa tacere.”
[da Le croci di legno di Roland Dorgelès, pagg. 81-82, 1919, La Nuova Italia, 1930]
3-Grande cartina panoramica dei Dardanelli. Le Panorama de la guerre, 1915.
Una grande cartina a colori evoca il sogno di alcuni generali e di qualche politico, Wiston Churchill, che non vedono vie d'uscita ad una situazione immobilizzante nel 1915. La spedizione di Gallipoli si rivelerà un fallimento, per lo scarso appoggio politico e la presunzione nei confronti dell’esercito turco. A posteriori, fu giudicata dagli storici un'idea non sbagliata per sbloccare la guerra. Muovere un attacco agli Imperi Centrali dal sud, liberare la Russia dal blocco tedesco nel Mar Nero, sostenere la Serbia e piegare l’Impero Austroungarico minacciandolo alle sue frontiere, poteva essere una strategia vincente per accorciare la durata della guerra.
“Ai primi di settembre”, ricordò Vera Brittain, “ricevemmo la notizia della prima perdita nella nostra famiglia. Un cugino irlandese era morto in seguito alle ferite riportare dopo lo sbarco nella baia di Suvla. In realtà la sua ferita dietro l’orecchio non era grave, ma era rimasto senza cure per una settimana a Mudros, e quando venne operato da un chirurgo esausto sull’affollata nave Aquitania, l’infezione aveva già raggiunto il cervello. Conoscevo appena quel mio cugino, ma fui sconvolta dal constatare che vite umane andavano perdute per l’inadeguatezza del servizio sanitario nel Mediterraneo.”
[da La grande storia della Prima Guerra Mondiale di Martin Gilbert,pag.239,Mondadori 1999.La citazione di Gilbert, è tratta da Testament of Youth, an autobiographical study of the years, 1900-1925 di Vera Brittain]
4-I tedeschi respingono un assalto frontale dei francesi a Le Mesnil in Champagne, marzo 1915. “Illustrierte Geschichte des Weltkrieges 1914-1915”
Questa illustrazione sembra riprodurre in modo abbastanza realistico ciò che alcuni film sulla Grande ci hanno abituato a vedere: un assalto frontale con ingenti perdite per gli attaccanti. I film e i romanzi degli anni 20 e 30, mostrando e descrivendo la sofferenza dei soldati hanno un’ intonazione pacifista. Ma durante il conflitto furono in molti ad avere un atteggiamento diverso, e in particolar modo gli intellettuali. Il brano che riproduciamo è di Robert Hertz, giovane promessa dell’etnologia francese. Questo intellettuale di origine israelita, sembra dare alla guerra un valore mistico e di purificazione.
6 aprile 1915…Se non ritorneremo, voi avrete, senza di noi, il compito di condurre la giusta lotta, forse più rude di quella che ci è toccata, perché tutto qui è semplice e chiaro: noi sappiamo dove e chi è il nemico. In tempo di pace, bisogna sceglierlo, smascherarlo, indicarlo alla folla di coloro che credono che si possa vivere ed essere in pace. Non è così, mia amata? Mai pagheremo troppo cara la salvezza del paese dove il nostro figliolo crescerà, lavorerà, lotterà. Non daremo mai abbastanza per la liberazione esterna e interna della Francia(…)Depongo sulla tua fronte, moglie teneramente amata, un bacio grave e devoto - per sempre. Robert.
[Da una lettera di Robert Hertz a sua moglie Alice in “Un ethnologue dans les tranchées”, pag. 252, CNRS 2002. Robert Hertz, allievo e collaboratore di Emile Durkeim, muore il 13 aprile 1915 nel corso di un offensiva nella Woevre.]
5-Occupazione della piazzaforte di Prezemysl da parte dei russi. Sur le vif N° 26 del 8 maggio 1915.
Mentre le cose vanno male su tutti i fronti per gli eserciti dell'Intesa, giunge un risultato dai russi. Le immagini di questa sperduta città, faranno il giro d'Europa sulla stampa internazionale. E' un episodio che non avrà alcun peso sull'andamento della guerra. Ma su tutti i fronti, è attorno ad episodi come questo che si continuano a costruire le speranze di rapide e conclusive vittorie.
“La resistenza di Przemysl è stata eroica, soprattutto se si pensa che le truppe della guarnigione erano composte da elementi eterogenei, simpatizzanti piuttosto per gli assedianti che per gli Asburgo. Il compito dell'armata russa accampata attorno a Przemysl, durante un inverno rigido, è stato dei più difficili. Il terreno non permetteva il trasporto di artiglieria pesante e gli assedianti dovevano far fronte a costanti attacchi degli austro-tedeschi che, da est e da ovest, provavano a soccorrere la piazzaforte.”
[da Le panorama de la guerre 1914-1915, Vol. II, pag.166]
6-Verifica dopo un’esercitazione sui gas asfissianti. The great war- 1915
“Il ritorno da una camera a gas. Il medico militare esamina un uomo al suo ritorno dalla camera a gas. Il sacchetto di gomma sul davanti della maschera del soldato conteneva ossigeno, chi la indossava poteva aprire la valvola con un colpetto.” Così la rivista inglese descrive la fotografia che mostra un volto nuovo della guerra. L’esercito francese. dopo il lancio dei gas asfissianti da parte dei tedeschi nel corso della seconda battaglia di Ypres, organizza prove ed esperimenti per verificare l’efficacia delle maschere. La guerra dei gas s’intensificherà con il procedere della guerra e questi esperimenti non salveranno la vita a migliaia di soldati colpiti da questa nuova arma, vietata dalle convenzioni internazionali. L’incubo e la paura dei gas asfissianti si protrarrà ben oltre la fine della Prima Guerra Mondiale.
“La voce risuonò così cavernosa, che allarmata Gise si volse. Nel cortile, l’aveva sì colpita l’aspetto di Antoine, ma su quella prima impressione non aveva avuto agio di soffermarsi. Come poteva del resto non trovarlo cambiato? Lo rivedeva dopo cinque anni e in divisa. Ora, però, questa tosse…Che fosse più seriamente colpito di quanto lei lo credeva? Su quell’intossicazione, Antoine, non aveva mai dato particolari; lo si sapeva in cura nel mezzogiorno; “in via di guarigione” dicevano le lettere…
-L’iprite?- fece eco Chasle, con l’aria compiaciuta del competente in materia.
-Perfettamente: il gas d’Ypres. Che chiamano anche mostarda- e seguitando a fissare Antoine come un fenomeno raro: -L’ha ridotta ben male, quel gas…In compenso s’è buscata una croce di guerra…E con due palme, se mal non m’appongo…E’ lusinghiero!”
[Da I Thibault di Roger Martin du Gard,pag.1258,1936,Omnibus Mondadori 1951]
7-Affondamento del Lusitania, illustrazione di Achille Beltrame. La Domenica del Corriere N° 20, maggio 1915
Achille Beltrame non si discosta dall'immagine classica del bastimento che affonda con i naufraghi che disperatamente cercano di mettersi in salvo. Dal punto di vista iconografico, la vicenda del Lusitania sembra un replay del Titanic, ma la situazione è diversa. Siamo alla vigilia dell'intervento italiano; la copertina della Domenica, settimanale popolare dell'interventista Il Corriere della Sera, è un buon messaggio per un paese diviso che sta per entrare in una guerra, veicolo di cambiamenti epocali.
“…I sopravvissuti furono unanimi nel rendere omaggio al sangue freddo di cui diedero prova i passeggeri e i marinai che salendo sulle scialuppe, lasciarono donne e bambini passare per primi. Tuttavia, il transatlantico, inabissandosi, causò un risucchio enorme che inghiottì cinque imbarcazioni. Affondò nel momento in cui centinaia di passeggeri saltavano in mare; la maggior parte furono trascinati dal risucchio, molte delle vittime si aggrapparono a pezzi di legno frantumanti dall' l'esplosione. Qualcuno, scampando in modo quasi miracoloso, poté essere raccolto solo dopo molte ore trascorse in mezzo ai flutti…”
[da una didascalia a commento di un’altra illustrazione comparsa su Le Panorama de la Guerre, vol. II, 1914-1915, pag. 309]
8- Attraversamento del confine austriaco da parte dell'esercito italiano. La Domenica del Corriere N° 23, giugno 1915
E finalmente si attraversa il confine ingiusto per sconfiggere una volta per tutte il secolare nemico: i soldati italiani muovono all'assalto con spirito offensivo. Da questa immagine in poi le illustrazioni di Achille Beltrame perdono quell'umanità che avevano espresso quando la guerra la combattevano gli altri.
“Si avanzava cantando, senza aver quasi la coscienza esatta della guerra che si andava ad affrontare, ed anche quando si dovettero superare i primi ostacoli ed attaccare le prime linee di difesa avversarie ci si buttò avanti così, un po’ alla garibaldina; le batterie giungevano al galoppo fin sotto le posizioni e si piazzavano allo scoperto; i battaglioni andavano all’assalto con gli ufficiali in testa, a sciabola sguainata; tutte le baionette scintillavano al sole ed i trombettieri suonavano la carica, in piedi, sugli spalti. Poi…le linee di trincee abilmente scavate lungo il ciglio di ben munite alture ed il ferrugineo reticolato richiamarono a ben diversa realtà. Lungo tutta la fronte ogni giorno si scoprivano opere possenti di fortificazione e di sbarramento, e l’Austria precipitosamente vi faceva accorrere nuove forze dai campi di Serbia e di Galizia; la guerra si annunciava in tutta la sua asprezza.”
[Da La gesta e gli eroi, del Capitano Amedeo Tosti, 1928, pag. 26, Ed. Libreria Littorio,1928]
9-Donna armena che ha denunciato le atrocità dell'esercito turco. Le Panorama de la guerre, 1915.
Non vengono pubblicate mote immagini del primo genocidio del XX° secolo, questa donna armena lo sta denunciando. La rivista Le Panorama de la guerre è l'unica a mostrare alcune immagini di ciò che stanno facendo i turchi agli armeni. Donne come questa forse si salveranno, ma migliaia di armene saranno uccise, stuprate e i loro figli venduti come schiavi a famiglie di turchi.
“Della nostra famiglia eravamo in sette: io, mio marito, mia suocera, il fratello di mia suocera che era vescovo della nostra città e tre cognati. Abbiamo portato con noi una levatrice perché ero incinta e il medico turco che mi aveva visitata aveva detto che non era ancora tempo del parto e dovevo partire lo stesso. C’era anche una ragazza muta che ci ha seguiti per tutto il viaggio. Quando siamo arrivati a Erzincan ci hanno detto di lasciare i carri perché le strade erano brutte. Camminavamo tutto il giorno sotto il sole e non vedevamo l’ora che venisse la sera per riposare. Andavamo avanti tutti in fila. Quelli che non potevano proseguire li ammazzavano. In tutte le strade per cui sono passata c’erano cadaveri dappertutto. Dicevano che era colpa delle piogge se tanti erano morti. Dicevano che era meglio non rimanere indietro, altrimenti ti ammazzavano. In tutto eravamo diecimila persone. Abbiamo marciato costeggiando il fiume Eufrate. Il fiume era pieno di cadaveri. Erano i corpi degli armeni. Una parte era morta di stenti, gli altri erano stati ammazzati.”
[Dalla testimonianza di Hripsimé Amrighian Condakgian, pag. 60,in Hushér la memoria-Voci italiane di sopravvissuti armeni, di Atonia Arslan e Laura Pisanello, Ed. Guerini e associati, Milano 2005]
10-Ritirata ed esodo dell’esercito serbo. Le Panorama de la guerre, 1915.
L'iconografia ufficiale della disfatta dell'esercito serbo e della fuga del suo re, mostra un ponte attraversato da un popolo in fuga con alla testa un sovrano che si sorregge con il suo bastone. E', tutto sommato, un'immagine classica e antica. L'attentato di Sarajevo è stato organizzato dai serbi, ma per la propaganda ufficiale dell'Intesa essi sono le vittime di un'aggressione barbara.
“Da quei dieci giorni di bombardamento il ponte non ebbe a subire alcun grave danno. Le granate colpivano i pilastri lisci e le volte ricurve, ne rimbalzavano ed esplodevano in aria lasciando sui muri di pietra come sola traccia leggere graffiature bianche, appena visibili. E le schegge degli shrapnel schizzavano via come dei chicchi di grandine dai muri lisci e solidi. Soltanto i proiettili che raggiungevano proprio la carreggiata formavano nella ghiaia battuta piccole buchette e incavi, ma questo non si poteva notare finché non si arrivava proprio sul ponte. E così, in mezzo a tutta quella nuova tempesta che si riversò sulla città, scuotendo dalle fondamenta e rovesciando antiche abitudini, uomini vivi e cose morte, il ponte continuò a stare in piedi, bianco, duro e invulnerabile, come era stato da sempre.”
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