martedì 4 febbraio 2020

Spagna 1936 Il funerale di Buenaventura Durruti



Il 1 agosto del 1936 la rivista francese "Le Miroir du Monde", N° 335, pubblica il primo servizio fotografico su ciò che sta avvenendo in Spagna dopo il sollevamento dei generali contro la Repubblica Spagnola, avvenuto il 17 luglio. Dalle fotografie e dall'articolo che le accompagna si comprende che in Spagna sono iniziate non solo una guerra civile e una rivoluzione, ma che la lotta sarà lunga. L'autore dell'articolo racconta il suo viaggio da Madrid sino alla frontiera francese in una terra sconvolta dalla violenza, in cui si scatena un odio represso da troppo tempo. Il giornalista, Louis Dorca, sembra sinceramente scosso dalla violenza che contrappone le due parti in lotta e altrettanto spaventato dal modo con cui il popolo ha risposto alla ribellione dei militari, anche se confessa di non aver visto tutto quello ciò che descrive.
Alcune fra le fotografie che accompagnano la cronaca di Dorca, sono entrate a far parte della storia europea della prima metà del Novecento e su una, in particolare, concentreremo la nostra attenzione.

Le Miroir du Monde del 1 agosto 1936, N° 335.
La fotografia è quella in alto a sinistra: mostra in primo piano un uomo che all'epoca degli avvenimenti è già entrato nella leggenda. Stiamo parlando dell'anarchico Buenaventura Durruti.

Didascalia
Durruti (al centro) capo dei miliziani inviati da Barcellona per riprendere Saragozza ai ribelli
La serietà del volto di Durruti fa da contrasto con la spavalderia dell'altro miliziano con la sigaretta fra le labbra. E' come se Durruti stesse riflettendo su ciò che aspetta, lui e i suoi compagni, quando entreranno in contatto con il nemico mortale che vuole distruggere la Spagna repubblicana uscita dalle elezioni politiche del 16 febbraio 1936.  Hanno portato al governo l'alleanza di sinistra del  Fronte Popolare con un programma di vaste e radicali riforme che ha acceso molte speranze nelle classi subalterne spagnole. Durruti non crede nella democrazia parlamentare: è un comunista libertario e per tutta la sua vita ha lottato per l'avvento dell'anarchia, ma subito si è schierato in difesa della Repubblica ed ha guidato l'insurrezione di Barcellona contro i golpisti. Osserviamo ancora il volto di quest'uomo: non è quello di un intellettuale, è il viso di un operaio meccanico segnato da una vita che lo ha portato in giro per il mondo compiendo attentati, azioni di copertura armata durante gli scioperi, rapine per finanziare la lotta degli anarchici il cui fine non è l'arricchimento personale o del movimento politico, ma al contrario la liberazione del popolo dalla schiavitù semifeudale della Spagna e dall'ignoranza. I soldi delle banche rapinate serviranno per organizzare biblioteche popolari circolanti. Durruti  negli anni precedenti la guerra civile non ha lavorato da solo: ha costituito il gruppo dei "Los Solidarios" insieme a Francisco Ascaso, Gregorio Jovier, Garcia Oliver e altri (Durruti, Ascaso e Oliver vengono anche definiti I tre Moschettieri). Proteggono con le armi gli scioperi e le manifestazioni di piazza dei lavoratori spagnoli, colpiti all'inizio degli anni venti (in Spagna c'é una dittatura militare capeggiata da Miguel Primo de Rivera che si ispira al fascismo italiano) da una repressione durissima in cui hanno un ruolo i Pistoleros, gruppi armati finanziati dagli imprenditori per eliminare i dirigenti del movimento sindacale anarchico che in Spagna e soprattutto a Barcellona è diventato un vero movimento di massa. Nel luglio del 1936, a Barcellona, Buenaventura Durruti ha guidato l'insurrezione contro il golpe dei generali e ora rappresenta l'anima popolare dell'anarchismo iberico che dovrà confrontarsi con gli altri partiti antifascisti e con i problemi posti dalla contemporaneità della guerra contro l'esercito ribelle, composto da soldati addestrati a combattere e guidato da ufficiali che hanno alle spalle la guerra in Marocco, e la rivoluzione sociale. Un movimento spontaneo che scoppia all'indomani del golpe e si estende in tutte le regioni rimaste fedeli al governo repubblicano, sfuggendo spesso al controllo delle forze politiche della sinistra tradizionale e moderata (i comunisti in questo momento sono un piccolo partito che non ha una grande influenza politica). Le milizie costituite dai diversi partiti e movimenti antifascisti spagnoli, sono la forza militare di un esercito popolare nato spontaneamente e male armato che si scontra con quello di Francisco Franco, equipaggiato con armi moderne e sostenuto, da subito, in modo massiccio dal fascismo italiano e tedesco che inviano in Spagna uomini, aerei, carri armati e rifornimenti di carburante.

Didascalia:
Proteggendosi dietro i cadaveri dei cavalli le guardie d'assalto sparano nelle strade di Barcellona
Le fotografie pubblicate da "Le Miroir du Monde" attestano che in Europa ora c'è una guerra in corso. Dopo la presa del potere in Germania del Nazionalsocialismo non sono pochi a credere che un'altra guerra in Europa sia alle porte e queste fotografie, giunte alla rivista dal circuito internazionale delle agenzie di stampa, dimostrano che la lotta tra fascismo e antifascismo sta diventando un fatto internazionale che va al di là dei confini dei singoli stati. La Guerra di Spagna sarà il prologo della Seconda Guerra Mondiale. E in questo momento i protagonisti dell'antifascismo europeo sono i partiti di sinistra, fra cui i comunisti che hanno un ruolo importante per il loro legame all'Unione Sovietica, e in Spagna gli anarchici. La lotta al fascismo, unita alla rivoluzione sociale, fa paura alle classi dirigenti europee liberali e borghesi che nella crisi spagnola si trincerano dietro la formula del "non intervento". La Francia e il Regno Unito non interverranno e la Repubblica viene lasciata sola a combattere il fascismo internazionale. Ciò che sta accadendo in Spagna in quei caldi mesi del 1936 fa paura non solo dal punto di vista politico, ma anche da quello culturale. Nell'articolo di Louis Dorca colpisce un passaggio che può essere associato ad una delle fotografie pubblicate nel servizio.
"A Barcellona, i prigionieri ribelli [militari che hanno aderito al golpe, nda] non sono stati trattati meglio. Ho visto brutalizzarne molti e con dolore debbo riconoscere che le donne, letteralmente ubriache di furore e di sangue si accanivano molto più degli uomini sugli avversari vinti."

Didascalia
Con ardore marziale le donne collaborano alla lotta
Questa fotografia, oggi pubblicata su tanti libri di storia del Novecento, è uno dei simboli della rivoluzione spagnola del 1936 e per la sua notorietà è paragonabile a quella del miliziano colpito a morte eseguita da Robert Capa. Queste donne che marciano insieme agli uomini con il fucile in spalla simboleggiano la caduta di tutti gli antichi vincoli che avevano incatenato la donna al suo ruolo tradizionale. Gli abiti maschili, il sorriso e la determinazione che si leggono sul volto delle tre ragazze, ora uguali tra gli uomini armati, è qualcosa che gli europei non sono abituati a vedere. Il ricordo della rivoluzione francese con le stampe e gravures che mostrano donne armate di picche evoca un fatto lontano, al contrario questa fotografia nella sua immediatezza dice ai contemporanei che tutto può cambiare e in modo irreversibile. I nemici di questo cambiamento sono forti, potenti economicamente, organizzati a livello mondiale e decisi a sbarrare il passo ad una rivoluzione sociale e politica dagli esiti imprevedibili. Quella dei generali ribelli sarà per questo una "crociata" di morte e terrore. E Durruti lo sa: consiglia determinazione, ma anche prudenza e cerca di essere unitario con gli altri partiti della sinistra e le loro organizzazioni militari. Non tutti all'interno delle milizie anarchiche condividono il suo spirito collaborativo: il dilemma tra vincere la guerra contro i fascisti e contemporaneamente fare la rivoluzione, dicono, potrebbe portare alla fine della rivoluzione con il ritorno ad un democrazia borghese. E' questo il problema dei problemi che in momenti cruciali della storia novecentesca ha diviso la sinistra e favorito il prevalere delle forze moderate. In Spagna le divisioni giocano a favore del fascismo. Da Saragozza, che non è riuscito a strappare ai fascisti, Durruti va a Madrid per sostenere la difesa della capitale e qui, il 20 novembre, trova la morte. La morte di Durruti ha diviso la sinistra perché le cause non sono state mai chiarite. Ucciso da un cecchino nazionalista? Ucciso dai comunisti perché era un personaggio troppo scomodo? Ucciso da un membro di una fazione anarchica perché troppo unitario verso i partiti repubblicani? Ucciso per un colpo partito incidentalmente? E' probabile che quest'ultima sia la causa della sua morte, è certo che con la scomparsa di Durruti il movimento anarchico spagnolo subisce un colpo fortissimo che determina anche il futuro della guerra civile e della rivoluzione spagnola.
Il funerale di Buenaventura Durruti fu un evento al quale parteciparono a Barcellona il 22 novembre migliaia e migliaia di persone, fu tale la partecipazione che la sepoltura venne rinviata al giorno dopo perché, anche a causa di una pioggia battente, si era creata un'indescrivibile confusione nel cimitero di Montjuic. Sul web è possibile oggi trovare le fotografie eseguite nel corso di quella che divenne una vera e propria manifestazione di massa per salutare colui che su uno striscione veniva definito come il "gigante della rivoluzione".

Un momento dei funerali di Buenaventura Durruti, la fotografia è tratta
dalla rivista Storia Illustrata dell'ottobre 1973, N° 191
Sul funerale di Buenaventura Durruti, ma anche sulla sua vita e sulla vicenda dell'anarchismo in Spagna e della guerra civile, esiste un libro di grande interesse recentemente ripubblicato in Italia dalla Casa Editrice Feltrinelli. Si tratta di "Breve estate dell'anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti" di Hans Magnus Enzenberger. Il libro di  Enzenberger racconta la storia del rivoluzionario anarchico attraverso le voci di chi lo ha conosciuto ed ha lottato insieme a lui: si tratta di un racconto corale che affascina sin dalle prime pagine e si fa letteralmente divorare dal lettore. Inizia con un "prologo" in cui Hanns-Erich Kaminski, giornalista tedesco vicino al movimento anarchico e in Spagna durante la guerra civile, racconta i funerali di Durruti in un famoso libro intitolato "Quelli di Barcellona" (Parigi, 1937). Enzenberger apre il suo racconto su Durruti con i funerali, riportando ciò che Kaminski vide partecipando a questa grande manifestazione di massa.
"Alle dieci e mezza, coperto da una bandiera rossa e nera, lasciò la casa degli anarchici sulle spalle dei miliziani della sua colonna. Le masse alzarono il pugno per l'ultimo saluto. Si intonò il canto anarchico Figli del Popolo. Fu un momento commovente."
Il funerale prosegue in mezzo ad una grande confusione.
"Almeno mezz'ora trascorse prima che si potesse liberare la via e che il corteo potesse muoversi. Parecchie ore passarono prima che esso raggiungesse la Plaza de Cataluña, distante appena qualche centinaio di metri...No, non erano funerali regali, erano funerali popolari. Nulla in essi era ordinato, tutto avveniva spontaneamente, in modo improvvisato. Erano funerali anarchici, ecco la loro maestà! Talvolta bizzarri, essi restano per sempre grandiosi, di una grandiosità strana e lugubre."
Il corteo raggiunge la Colonna di Cristoforo Colombo, dove Francisco Ascaso, amico di Durruti, era stato ucciso nei combattimenti il 20 luglio 1936 e prendono la parola Garcia Oliver, unico superstite dei tre amici, il console russo e il Presidente della Generalidad (parlamento catalano), Lluìs Companys.
"Era previsto che i corteo si sarebbe sciolto dopo i discorsi e che soltanto alcuni amici avrebbero accompagnato il feretro fino al cimitero. Ma fu impossibile seguire il programma. Le masse non se ne andavano: avevano già occupato il cimitero, sbarravano la strada che conduceva alla tomba. Era tanto più difficile avvicinarsi, in quanto tutti i viali del cimitero erano resi impraticabili da migliaia di corone. Scendeva la notte. Ricominciava a piovere. Ben presto l'acqua cadde a dirotto e il cimitero si trasformò in un campo fangoso  dove i fiori annegavano...Soltanto il giorno dopo Durruti fu sotterrato." [da La breve estate dell'anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti. Di H. Magnus Enzenberger. Feltrinelli. Universale economica, 2018]
Il funerale di Durruti fu l'ultima grande manifestazione di massa degli anarchici, si può dire a livello mondiale. Le cose poi cambiarono e prevalsero le divisioni che portarono a drammatiche fratture all'interno del fronte repubblicano. Ma la lotta degli spagnoli contro il fascismo e la partecipazione a questa di volontari da tutte le nazioni, riuniti nelle Brigate Internazionali, fecero della Guerra Civile Spagnola il primo momento della Resistenza europea contro il nazifascismo.

Nessun commento:

Posta un commento