Presentazione del servizio fotografico, Les Annales politiques e litteraires del 22 agosto 1915 |
"Queste fotografie inviate da uno dei punti della
linea del fronte dove la lotta è stata particolarmente violenta, daranno al
lettore la visione precisa di un combattimento vittorioso, dall'inizio alla
fine. Esse evocano la fisionomia di queste rudi battaglie che ogni giorno,
mettono in luce il valore e la costanza dei nostri soldati."
Con questo annuncio la rivista francese Les Annales politiques et
litteraires si propone di raccontare la storia di una battaglia attraverso immagini
fotografiche e non. L'iniziativa è molto interessante, ma le didascalie che
accompagnano il servizio fotografico sono carica di un trionfalismo per cui
oggi è difficile credere che un messaggio del genere abbia potuto far breccia
nella pubblica opinione. In realtà servizi di questo tipo ebbero la loro
efficacia, anche se il crescente numero di vittime e la lunghezza della guerra
minarono la fiducia in messaggi "consolatori" come quello che
presentiamo.
Numero del 22 agosto 1915 di Les Annales |
La rivista Les Annales Politiques et Litteraire era stata fondata da
Jules Brisson nel 1883 e si proponeva di diffondere la cultura a livello
popolare; il settimanale aveva collaboratori tra esponenti della cultura e
della politica francese. Nella pagina accanto a quella di "Histoire d'une
bataille" c'è un articolo firmato da Maurice Barrès, intellettuale di
primo piano del nazionalismo francese.
Le due pagine di Les Annales del 22 agosto 1915, a sinistra l'articolo di Barrès |
Raccontare una battaglia non è facile, ci hanno provato in molti e la
difficoltà maggiore è quella di saper coniugare l'esperienza del singolo
partecipante con il momento corale vissuto da una moltitudine di uomini gettati
nel gorgo della violenza e della morte. Il singolo soldato deve obbedire a
degli ordini: attaccare, ritirarsi, resistere, morire. Non deve chiedersi il
perché di un ordine dato dai suoi superiori, deve eseguire e una battaglia
vittoriosa o una sconfitta non é un'esperienza democratica. Saranno poi gli
storici a dire chi e dove sono stati commessi degli errori. Con la fotografia o
con il cinema raccontare una battaglia "vera" dovrebbe essere più
semplice, a patto che ci siano operatori disposti a rischiare la vita e
fotocamere o cineprese tecnicamente adeguate alla ripresa rapida e ravvicinata,
cosa che nel 1915 non era possibile.
A questo punto s'inventa una storia fotografica e dove non è possibile
avere a disposizioni immagini di guerra "vera" si utilizzano disegni
al carboncino. E' questa una commistione interessante. Nel corso della Prima
Guerra Mondiale, quando bisogna raccontare ai lettori la violenza e la morte al
fronte le fotografie sono delle riprese in campo lungo oppure immagini eseguite
dopo il combattimento e che mostrano i corpi dei nemici uccisi, le
illustrazioni invece servono per raccontare la violenza dello scontro, sempre
vittorioso. In "Histoire d'une bataille" la rivista non mostra fotografie
particolarmente cruente, anzi non ce ne sono proprio. La drammatizzazione viene
affidata a due illustrazioni pubblicate in grande formato ed eseguite dal
disegnatore André Prévot-Valeri.
Pagina iniziale di "Histore d'une bataille" |
Ma veniamo al racconto vero e proprio che sembra essere non privo di
una certa onestà.
Prima pagina: "La partenza.
1 un convoglio di camion, la colonna sale per essere trasportata rapidamente al
combattimento; 2 gli ultimi consigli, stanno per partire viva la Francia!; 3
buona fortuna! A presto!"
Seconda pagina |
"Il
combattimento prima . 1 un camminamento di accesso alle trincee di prima linea. I nostri fanti coraggiosi si
occupano...; 2 un angolo di una trincea di prima linea. Un tempo al posto di
tutto questo passava un'amena strada di un bel villaggio dove delle signore
anziane, con la cuffia, guardavano dagli scalini delle porte. Ma la guerra è
passata per di qua. Bellaque matribus detestata...; 3 trincea di prima linea
dopo un violento bombardamento. Il parapetto è quasi intatto, la feritoia ancora
libera. I nostri Poilus ancora attivi e in agguato. Molto rumore per nulla:
siamo invulnerabili."
Due fotografie con i soldati in trincea |
Dopo un bombardamento |
Terza pagina |
"Il
combattimento seconda. 1 Questa fu la casa più bella di un villaggio in cui si
combatte da mesi. Le sue rovine costituiscono la nostra prima linea di difesa.
Si scorge in primo piano, sinistra, l'entrata di una galleria di mina che si
dirige verso la trincea boche; 2 La batteria. Un ricordo per i boche, il tiro
di un mortaio; 3 Il campo di tiro per una mitragliatrice francese. I boches
hanno solo da mostrarsi. Sullo sfondo la trincea tedesca fatta con sacchi di
terra; 4 La scena caotica di un villaggio distrutto. A sinistra, in primo
piano, l'entrata di una cantina in cui dormono i nostri poilus, pronti a
difendere la cresta al minimo segnale."
Quarta pagina: L'assalto, non ci sono commenti. |
Quinta pagina: La vittoria, non ci sono commenti. |
Sesta pagina |
"Il ritorno 1
ritorno dalle trincee per un meritato riposo. La zuppa calda nella brina del
mattino; 2 Il colonnello riordina le sue
note; 3 Le cucine. Tutti lavorano,
ognuno esercita i suoi talenti: uno fa degli anelli, un altro confeziona un
bastone, i cucinieri vegliano sul rancio che sarà succulento."
Prese singolarmente e senza commenti queste fotografie mostrano la
vita dei soldati in trincea, forse non in prima linea e in posizioni più
arretrate. Montate in sequenza per ricostruire una battaglia, offrono ampi
spazi al dubbio per la contraffazione di una realtà che doveva essere molto
diversa: non ci sono i cadaveri nella terra di nessuno, non ci sono i topi, non
ci sono i lampi nella notte durante gli attacchi notturni, non c'e il fango. Il
servizio fotografico fu pubblicato alla vigilia dell'offensiva francese nello
Champagne e che doveva concludersi con un sostanziale insuccesso, per questo
motivo il tono era trionfalistico e tale da suscitare la fiducia nell'opinione
pubblica per un attacco frontale che si prometteva decisivo. Il disegno con
l'assalto fuori dalla trincea è molto eloquente sul pericolo per i soldati che
uscivano allo scoperto contro le mitragliatrici tedesche. Oltre al trionfalismo,
nelle didascalie prevale anche il
rimpianto per la terra violata dal nemico: quella grande campagna francese
fatta da tanti piccoli villaggi ora diventati parte integrante di un fronte
immobile in una guerra di cui non si vedeva la fine. In conclusione si può dire che la fotografia e il cinema stimolavano l'immaginazione per operazioni di più vasto respiro che avrebbero consentito, ad esempio, ai britannici di realizzare nel 1916 un film come "The battle of the Somme" in cui furono utilizzate quasi interamente sequenze realizzate nelle retrovie per raccontare quella sanguinosa battaglia.
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