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Copertina del mensile La Lettura del Gennaio 1917. Soldati sciatori. |
Nel 2017, anno che è
prossimo ad iniziare, saranno celebrati alcuni avvenimenti che possono essere
catalogati nei diversi centenari con cui si ricorda quello più generale della
Grande Guerra: qualche immagine allora per questo 1917, anno che imprime una
svolta non solo nella guerra mondiale, ma in quella del pianeta. Innanzitutto
bisogna dire che il 1916 si conclude con un bilancio di vittime spaventoso e il
nuovo anno si apre con la prospettiva di una guerra di cui non si vede più la fine.
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Fronte Occidentale, trincee invase dall'acqua e dal fango, dalla rivista La guerre Illustrée, 1917 |
In una situazione di
questo genere la gente non comincia più a credere nelle vittorie promesse, ma
prevale uno spirito di rassegnazione che cova sentimenti di rivolta contro
coloro che mandano i soldati al massacro inutilmente. In molti e innanzitutto i
soldati, iniziano a pensare che i
generali non sappiano fare il proprio lavoro.
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Un momento della Battaglia della Somme nell'estate 1916, dalla rivista Le Miroir |
Le grandi offensive
del 1916 si sono concluse con un nulla di fatto e per il nuovo anno la
strategia militare non cambia; sul Fronte Occidentale é stato introdotto
l'impiego del carro armato, ma la nuova arma si è rivelata lenta, difettosa e
di difficile impiego. La parola ora passa alla politica e, nel caso della Russia, al popolo.
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Prove per un carro armato, dalla rivista Le Miroir 1917 |
I due avvenimenti che
caratterizzano la svolta del 1917 sono la rivoluzione in Russia e l'entrata in
guerra degli Stati Uniti d'America. A questi bisogna aggiungere un altro fatto
di grande rilevanza: l'invio di una nota da parte del Papa Benedetto XV°, passata alla storia come "L'inutile strage", a tutti i governi dei
paesi belligeranti in cui si chiede la fine delle ostilità e l'apertura di un
negoziato per porre fine alla guerra. Questo atto non solo è dettato dalla
visione dei milioni di morti che la guerra sta causando, ma anche da un diverso
modo di porsi da parte della Chiesa Cattolica nei confronti dei problemi
dell'umanità e l'antica questione della guerra. La nota non produce gli effetti
desiderati, ma lascia un segno che dal 1917 giunge sino ai nostri giorni.
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Belgio, Saliente di Ypres, interno di chiesa distrutta dai bombardamenti tedeschi, da un album belga detto ti Edmond |
Sulle cause della
rivoluzione in Russia con la conseguente abdicazione dello Zar Nicola II è
utile ricordare che l'Impero zarista per tutto il corso della guerra ha
collezionato, con l'esclusione delle offensive Brusilov nel 1916, solo
sconfitte e milioni di morti tra i soldati russi.
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L'ultimo zar di Russia Nicola II Romanov, da la rivista L'image de la guerre, 1917 |
L'impero dei Romanov
cade tra il 14 e il 16 marzo del 1917: i soldati della guarnigione di
Pietrogrado si uniscono alla rivolta della popolazione affamata e lo zar deve
abdicare. A questo punto inizia una fase incerta in cui prevale la voglia del
popolo russo di porre fine alla guerra e di farla finita con il vecchio regime.
Nonostante l'offensiva russa del 1 luglio a Tarnpol che si risolve in un
fallimento, l'andata al potere di Kerenskij e la proclamazione della repubblica,
la strada della Russia verso l'uscita dal conflitto è segnata. Lenin ha capito da tempo che i russi e soprattutto i soldati, vogliono la pace e pone in
primo piano questa parola d'ordine. Il 7 novembre i bolscevichi
s'impadroniscono del potere e inizia così una fase difficilissima per la Russia
che si concluderà con la fine della guerra civile. Intanto nel marzo del 1918 la
Russia è uscita dalla guerra firmando un trattato di pace con gli imperi
centrali. Con l'instaurazione del potere sovietico in Russia inizia uno scontro di livello planetario che si concluderà solo negli anni
ottanta del XX° secolo.
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Primi giorni della rivoluzione di febbraio, 1917, al centro un funzionario della polizia segreta zarista arrestato dai rivololtosi, dalla rivista L'image de la guerre 1917 |
Il 6 aprile 1917 gli
Stati Uniti d'America dichiarano guerra alla Germania, questo atto è preceduto
dall'annuncio da parte dei tedeschi della guerra sottomarina
indiscriminata contro le navi di tutti i paesi neutrali e dalla rottura della
relazioni diplomatiche fra i due paesi. I tedeschi sottovalutano l'entrata in
guerra degli americani e si organizzeranno per sferrare l'offensiva finale sul
Fronte Occidentale che avverrà solo nel 1918 e fallisce; gli USA gettano sul
piatto della bilancia tutta la loro forza industriale ed economica e anche se i
soldati americani verranno inviati al fronte molti mesi più tardi della dichiarazione di guerra, il loro
contributo alla vittoria dell'Intesa è importante. Le ragioni che spingono il
presidente Wilson e gli americani ad entrare in guerra sono di natura ideale (non sopportano il militarismo tedesco),
ma soprattutto economica: gli ingenti prestiti di denaro forniti a Inghilterra,
Francia e Italia potrebbero andare persi se gli Imperi Centrali vincessero la
guerra.
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Interno di una fabbrica negli USA in cui si costruiscono armi,, dalla rivista Le Miroir, 1917 |
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Soldati americani in partenza per l'Europa |
Sul piano militare il
1917 vede ancora tentativi falliti da parte delle nazioni dell'Intesa di
sfondare il Fronte Occidentale e per l'Italia la disfatta di Caporetto.
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Soldati francesi in una fotografia pubblicata prima dell'inizio dell'offensiva Nivelle, da L'Image de la guerre, 1917 |
L'offensiva Nivelle
dei francesi sullo Chemin des Dames si risolve in un disastro; Nivelle è
sostituito da comandante in capo dell'esercito francese e al suo posto
subentra Pétain che non vuole scatenare più inutili offensive, ma attendere
l'arrivo degli americani. Il 20 maggio nell'esercito francese si sono
verificati numerosi ammutinamenti tra i soldati che non vogliono più farsi
ammazzare inutilmente. Le rivolte vengono sedate: poche condanne a morte,
miglioramento del rancio e nel sistema delle licenze, ma soprattutto i tedeschi
non si accorgono che il fronte potrebbe essere facilmente sfondato.
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Demonizzazione del soldato tedesco nella pubblicità del dentifricio Gibbs, dalla rivista Les Annales 1917 |
Gli inglesi sferrano
tre offensive nel 1917: la prima nel settore di Messines, la seconda in quello di Arras e la terza sul
saliente di Ypres. Queste offensive non producono risultati, la terza battaglia
di Ypres si svolge sotto la pioggia e nel fango. Viene prolungata causando migliaia di morti
tra i britannici. Nel settore di Cambrai vengono impiegati i carri armati che
riescono temporaneamente a sfondare il fronte, ma i tedeschi respingono
l'attacco.
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Saliente di Ypres, 1917, terra di nessuno e linee tedesche a meno di 50 metri, da un album fotografico belga detto di Edmond |
Il 24 ottobre a
Caporetto gli italiani subiscono una grave disfatta e per un momento l'Italia
sembra sull'orlo di perdere la guerra contro gli Imperi Centrali. Tra il 19
agosto e il 15 settembre è stata combattuta l'undicesima battaglia dell'Isonzo
che ha portato alla parziale conquista della Bainsizza da parte italiana, ma i
soldati sono stanchi. Quella che era stata promessa come l'offensiva definitiva
si è risolta con un altro episodio della guerra che non finisce; l'attacco di
Caporetto, a cui partecipano i tedeschi con nuove tattiche, cade nel momento
giusto e l'esercito italiano si sbanda. C'è però un uso politico di questo
sbandamento: in un clima convulso il generalissimo Cadorna accusa i soldati di
vigliaccheria e, ancor di più, accusa gli ambienti che erano stati contrari
all'intervento italiano nella guerra mondiale di aver seminato il disfattismo.
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Soldati italiani e francesi sul fronte italo austriaco nei mesi seguenti la battaglia di Caporetto, da Le Miroir 1917 |
Caporetto in realtà
non è la fine dell'esercito italiano che, nonostante le perdite subite in
uomini, in armamenti e in territorio nazionale occupato, riesce a
riorganizzarsi e ad attestarsi sulla linee del Grappa e del Piave e resiste. L'offensiva
austro tedesca si esaurisce e inizia una nuova fase della guerra sul fronte
delle Alpi Orientali che vedrà l'esercito italiano prevalere su quello
austroungarico.
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Soldati italiani sul fronte italo austriaco, dalla rivista Le Miroir, 1918 |
La parola
"caporetto" è entrata a far parte della lingua italiana come sinonimo
di catastrofe, cosa che in realtà non fu. Di Caporetto c'è stato un uso
politico da parte del nazionalismo italiano che cercò di regolare i conti con
le forze della democrazia e con il fascismo ci riuscì.
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