mercoledì 24 dicembre 2014

Le tregue di Natale del 1914, la testimonianza di un soldato inglese


Questa testimonianza sulle tregue di Natale del 1914 sul Fronte Occidentale ci è pervenuta da parte dello storico Fabio Caffarena, docente presso l'Università di Genova. Riteniamo che sia utile farla conoscere. Purtroppo il giorno dopo gli avvenimenti raccontati dal soldato Tom a sua sorella Janet, i combattimenti ripresero. Gli alti comandi di tutti gli eserciti diedero ordine di reprimere qualsiasi atto di fraternizzazione al fronte.
Truppe britanniche nelle Fiandre 1915


Lettera di un soldato inglese a sua sorella, Natale del 1914

"Janet,  sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono  nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità , ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non
l'avessi visto coi miei occhi non ci  crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni  davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso
con i soldati nemici qui  nei campi di battaglia di Francia! Le prime battaglie hanno fatto tanti  morti, che entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi.  Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare. Ma che  attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice di artiglieria ci  cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo alzare la  testa fuori dalla terra, per paura del cecchino. E poi la pioggia: cade quasi  ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo  toglierla con pentole e padelle. 
E con  la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più, appiccica e sporca  tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel  fango, e poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi. Con tutto  questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità  per i soldati tedeschi  di fronte a noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro  vivono nello stesso fango. E la loro trincea è solo cinquanta metri davanti a  noi. Tra noi c'è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo  spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo  quando uccidono i nostri compagni. Ma  altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E  ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la vigilia,  abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l'abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito il fango.
Durante la giornata ci sono  stati scambi di fucileria. 
Ma  quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il  nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa  tranquilla, ma non ci contavamo. Di colpo un camerata mi scuote e mi grida:  -Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi!- Ho preso il fucile, sono  andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di  sabbia. Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più  commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca,  a destra e a sinistra, a perdita d'occhio.- Che cosa c'è?-, ho chiesto al compagno, e John ha risposto:-Alberi di Natale!- Era vero. I tedeschi avevano disposto  degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e  lumini. E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: Stille Nacht, Heilige Nacht. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l'ha tradotto: Notte silente, Notte santa. Non ho  mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e  silenziosa. Quando il canto fu finito, gli uomini nella nostra trincea hanno  applaudito. Soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi  ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui. Per la verità  non eravamo bravi a cantare come i tedeschi,  con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi  ne hanno attaccato un'altra a cui noi abbiamo  risposto. E questa volta si sono uniti al nostro  coro, cantando la stessa canzone, ma in latino. Inglesi e  tedeschi che intonano in coro attraverso la terra di nessuno! Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato  di più.

-Inglesi, uscite fuori!- li abbiamo sentiti gridare, -voi non spara, noi non spara!-
Nella  trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per  scherzo: -Venite fuori voi!- Con nostro stupore, abbiamo visto due figure  levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto. Uno di loro ha detto: -Manda ufficiale per parlamentare.- Ho visto  uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l'hanno  fatto, ma il capitano ha gridato -Non sparate!¬ Poi si è arrampicato fuori  dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo  sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano  tornato, con un sigaro  tedesco in bocca! Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle  trincee e venivano verso di noi. 
Alcuni  di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella terra di  nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzare poche  ore prima. Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki  e tedeschi in grigio. Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le  divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti  tedeschi sapevano l'inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai. -Molti di  noi hanno lavorato in Inghilterra- ha risposto. -Prima di questo sono stato cameriere all'Hotel Cecil. Forse ho servito alla tua tavola!- Ha risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la  guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: -non  ti preoccupare,  prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla-. Si è messo a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una  cartolina alla ragazza, e io ho promesso. Un altro tedesco è stato  portabagagli alla Victoria Station. 
Mi ha  fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Anche quelli che  non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre  sigarette, noi il the e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le  salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n'è  uscito con il tremendo elmetto col chiodo!
Anch'io ho cambiato un coltello  pieghevole con una cintura di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando  torno a casa. Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la Russia  quasi disfatta. 
Noi gli  abbiamo ribattuto che non era vero, e loro: -Va bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri.-


E' chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo  averli incontrati anch'io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano  la verità . Questi non sono i barbari selvaggi di cui abbiamo tanto letto.  Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e amor di patria.  Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone attorno  al falò, e abbiamo finito per intonare insieme, non ti dico una bugia, Auld Lang Syne. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l'indomani,  e magari organizzare una partita di calcio. 
E  insomma, sorella mia,  mai stata una vigilia di Natale come questa nella  storia? Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo.  Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a  casa, e non verremo meno a questo compito. Eppure non si può fare a meno di  immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto  dalle nazioni del mondo. Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che  succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di  ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?
Il tuo  caro fratello Tom."

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