Questa testimonianza sulle tregue di Natale del 1914 sul Fronte Occidentale ci è pervenuta da parte dello storico Fabio Caffarena, docente presso l'Università di Genova. Riteniamo che sia utile farla conoscere. Purtroppo il giorno dopo gli avvenimenti raccontati dal soldato Tom a sua sorella Janet, i combattimenti ripresero. Gli alti comandi di tutti gli eserciti diedero ordine di reprimere qualsiasi atto di fraternizzazione al fronte.
Truppe britanniche nelle Fiandre 1915 |
Lettera di un soldato inglese a sua sorella, Natale del 1914
"Janet, sorella cara, sono le due del
mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso
addormentarmi se prima non ti
scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In
verità , ciò che è avvenuto è quasi
una fiaba, e se non
l'avessi
visto coi miei occhi non ci
crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra,
io ho fatto lo stesso
con i
soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! Le prime
battaglie hanno fatto tanti morti, che
entrambe le parti si sono trincerate,
in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare. Ma che attesa
tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice di artiglieria ci cada addosso, ammazzando e
mutilando uomini. E di giorno
non osiamo alzare la testa fuori dalla
terra, per paura del cecchino. E poi
la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio
nelle trincee, da cui dobbiamo toglierla
con pentole e padelle.
E con
la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più, appiccica e
sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi
bloccati nel fango, e poi anche le mani
quando ha cercato di liberarsi. Con
tutto questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i
soldati tedeschi di fronte a noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri
pericoli, e anche loro vivono nello stesso
fango. E la loro trincea è solo cinquanta
metri davanti a noi. Tra noi c'è la terra di nessuno, orlata
da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne
sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo
quando uccidono i nostri compagni.
Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in
comune. E ora risulta che loro hanno gli
stessi sentimenti. Ieri mattina, la
vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti
l'abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha
indurito il fango.
Durante
la giornata ci sono stati scambi di
fucileria.
Ma
quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da
mesi! Speravamo che promettesse
una festa tranquilla, ma non ci contavamo. Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: -Vieni a vedere!
Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi!-
Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho
alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia. Non ho mai creduto di
poter vedere una cosa più strana e più
commovente. Grappoli di piccole
luci brillavano lungo tutta la linea tedesca,
a destra e a sinistra, a perdita d'occhio.-
Che cosa c'è?-, ho chiesto al compagno, e John ha risposto:-Alberi di Natale!- Era vero. I tedeschi avevano
disposto degli alberi di Natale
di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini. E
poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano
in una canzone: Stille
Nacht, Heilige Nacht. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John
lo conosce e l'ha tradotto: Notte silente, Notte
santa. Non ho mai sentito un canto
più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il canto fu finito, gli uomini
nella nostra
trincea hanno applaudito. Soldati inglesi che applaudivano i
tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a
cantare, e ci siamo tutti uniti a
lui. Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro
belle armonie. Ma hanno risposto
con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un'altra a cui noi
abbiamo risposto. E questa volta si
sono uniti al nostro coro, cantando
la stessa canzone, ma in latino.
Inglesi e tedeschi che
intonano in coro attraverso la terra di nessuno!
Non potevo pensare niente
di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più.
-Inglesi, uscite fuori!- li abbiamo sentiti
gridare, -voi non spara,
noi non spara!-
Nella
trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato
per scherzo: -Venite fuori voi!- Con
nostro stupore, abbiamo visto due
figure levarsi dalla trincea di fronte,
scavalcare il filo spinato e avanzare
allo scoperto. Uno di loro ha detto: -Manda ufficiale per parlamentare.- Ho visto uno dei nostri con il
fucile puntato, e senza dubbio
anche altri l'hanno fatto, ma il capitano ha gridato -Non
sparate!¬ Poi si è arrampicato fuori dalla
trincea ed è andato
incontro ai tedeschi a mezza strada.
Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano tornato, con un sigaro tedesco in bocca!
Nel frattempo gruppi
di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di
noi.
Alcuni
di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini
che avevamo cercato di ammazzare
poche ore prima. Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio.
Devo dire che i tedeschi erano
vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di
noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi
sapevano l'inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai. -Molti di noi hanno lavorato in
Inghilterra- ha risposto. -Prima di questo sono stato cameriere all'Hotel
Cecil. Forse ho servito alla tua tavola!- Ha risposto ridendo. Mi
ha raccontato
che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il
loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: -non
ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi
tornare a sposarla-. Si è messo a
ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla
ragazza, e io ho promesso. Un altro tedesco è stato
portabagagli alla Victoria
Station.
Mi ha
fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Anche quelli che non riuscivano a parlare si
scambiavano doni, i loro sigari con
le nostre sigarette, noi il the e loro il caffè, noi la carne in
scatola e loro le salsicce. Ci siamo
scambiati mostrine e bottoni, e uno dei
nostri se n'è uscito con il tremendo elmetto col chiodo!
Anch'io
ho cambiato un coltello
pieghevole con una cintura di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa. Ci hanno
dato per certo che la Francia è
alle corde e la Russia quasi disfatta.
Noi
gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro: -Va bene, voi
credete ai vostri giornali e noi ai nostri.-
E' chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo averli
incontrati anch'io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali
dicano la verità . Questi non sono i barbari selvaggi di cui
abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e
speranze e amor di patria. Insomma sono
uomini come noi. Come hanno potuto
indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone attorno al
falò, e abbiamo finito per
intonare insieme, non ti dico una bugia, Auld Lang Syne. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l'indomani, e magari
organizzare una partita di calcio.
E
insomma, sorella mia, mai stata una
vigilia di Natale come questa nella storia? Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco
purtroppo. Questi soldati sono simpatici,
ma eseguono gli ordini e noi facciamo
lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo
compito. Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo
spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo.
Ovviamente, conflitti devono sempre
sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni
invece di insulti? Doni al posto
di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?
Il tuo
caro fratello Tom."