Nel corso della Prima guerra mondiale alcune città europee
vennero bombardate dal cielo e dalle potenti artiglierie di nuovo tipo
introdotte nel conflitto. Londra, Parigi ed altre città, tra cui Venezia,
subirono incursioni aeree che colpirono edifici e provocarono molte vittime;
città di provincia e di dimensioni più modeste si trovarono esposte ai
bombardamenti che avvenivano sulla linea del fronte, è il caso di Arras e
soprattutto di Ypres che venne completamente distrutta.
L'arma aerea tra il 1914 e il 1918 compì progressi che la
imposero come determinante nella guerra totale e industriale. Negli ultimi mesi
di guerra, 1918, gli alleati dell'Intesa e gli americani erano divenuti padroni
del cielo, gli italiani si spingevano in territorio austroungarico. Se nella
prima guerra mondiale l'uso ancora
limitato dell'aviazione portò a risultati importanti, nella seconda fu invece
determinante per la vittoria contro il nazifascismo. Un altro effetto che già
venne sperimentato nel corso della grande guerra, fu l'uso terroristico
dell'arma aerea contro le popolazioni civili al fine di fiaccare il morale
delle nazioni avversarie. I dirigibili Zeppelin furono il simbolo di questa
guerra che portava la morte dal cielo senza distinzione. Aviazione e
artiglierie potenti generarono, insieme ai tanti, anche un altro timore: la
distruzione di un patrimonio artistico e culturale che si era sedimentato nei
tanti secoli di storia europea. In fase storica in cui avvenne una sorta di
nazionalizzazione della cultura e dell'arte, non era soltanto la distruzione di
importanti opere d'arte che creava inquietudine e dolore, ma anche la
consapevolezza che l'unità sovranazionale rappresentata dalla cultura comune
europea andava in frantumi. Di questo furono consapevoli alcuni intellettuali
che condussero la battaglia pacifista in nome di culture e intelligenze che
sino ai giorni precedenti l'inizio della guerra si erano incontrate e discutevano
insieme, primo fra tutti fu lo scrittore e musicologo, premio nobel nel 1915,
Romain Rolland. Per le nazioni dell'Intesa, la distruzione di monumenti ed
edifici religiosi e civili si tradusse in immagini utilizzate per dimostrare la
barbarie del nemico tedesco. Va ricordato che la Germania, tra il 1914 e il
1918, fu toccata solo marginalmente dalle incursioni aeree sulle città, cosa
che si verificò in modo devastante nella seconda guerra mondiale. Qui
presentiamo alcune immagini la cui pubblicazione era finalizzata a diversi obbiettivi:
dimostrare la barbarie tedesca, giustificare la necessità da parte dei tedeschi
di distruggere alcuni antichi edifici religiosi, rivendicare, a guerra finita,
le riparazioni per i tanti monumenti carichi di storia e significato culturale,
distrutti.
Cartolina pubblicata dopo la fine della guerra, l'ntico Hotel de la ville di Ypres ridotto in rovina |
Stereoscopia di ignota pubblicazione: le rovine dell'abbazia di Longpont (nei pressi di Soissons) distrutta nel 1918 |
Le Miroir, 14 novembre 1915, la distruzione degli affreschi del Tiepolo nella chiesa di Santa Maria degli Scalzi di Venezia da parte dell'aviazione austriaca |
La didascalia così commentava l'avvenimento:
"Gelosi dei loro alleati tedeschi che distrussero
Lovanio e incendiarono la cattedrale di Reims, gli austriaci sono riusciti a
distruggere una delle più belle opere d'arte di Venezia. Uno dei loro aviatori
ha lanciato una bomba sulla chiesa di Santa Maria degli Scalzi polverizzando la
volta della navata centrale dov'era dipinto il famoso affresco del Tiepolo
rappresentante "Il trasporto delle santa casa", nel servizio
l'affresco e ciò che resta della volta dopo l'esplosione".
La volta di Santa Maria degli Scalzi sfondata dall'esplosione |
L'affresco di Gianbattista Tiepolo in Santa Maria degli Scalzi |
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