sabato 4 maggio 2013

Cartoline e fotografie del paesaggio di guerra. Bambini in guerra.

Positivo da negativo su lastra di vetro all'argento. Località imprecisata, anni 1917-1918; si tratta probabilmente un villaggio delle Fiandre. Questo documento fotografico è contenuto in una scatola di lastre con altre fotografie di luoghi in cui è passata la devastazione della guerra.


Un gruppo di bambini e ragazzetti si schiera nella strada principale di un villaggio per farsi fotografare: qui è passata la guerra con tutto il suo carico di dolori e lutti. Nella mente e negli occhi dei protagonisti di questa immagine, la guerra resterà un ricordo vivo che condizionerà la generazione erede degli anni compresi tra il 1914 e il 1918. I bambini non sono soltanto le vittime della Prima Guerra Mondiale, ma ne diventano protagonisti perché, seppur non direttamente combattenti, sono utilizzati per suscitare sentimenti.
Cartolina senza data, anni 1914-1918, con un bambino inserito in un momento della guerra di trincea.

Sin dall'inizio del conflitto si assiste ad una militarizzazione del bambino che, insieme alla donna, diventa il soggetto privilegiato per suscitare l'amore per i propri cari esposti alla minaccia del nemico. Si combatte per i figli: i figli e le loro immagini sostengono i combattenti. In alcune cartoline illustrate il bambino è rappresentato come un combattente armato di fucile e già pronto a partire per il fronte.
Se nei messaggi che vengono inviati dal fronte la nota ricorrente è "qui tutto va bene" e " sto bene in salute", in quelli iconografici inviati dal fronte interno ai soldati, il bambino è il soggetto di una sottile operazione che lo vede al centro di una crudele brutalizzazione del conflitto e demonizzazione del nemico. Il tedesco, il francese, il russo, l'austriaco o l'italiano, gli  invasori insomma,  sono una minaccia per il bambino e la famiglia, le risorse più grandi e importanti per la patria in pericolo. Uno dei punti di forza per l'utilizzo del bambino in funzione della guerra e della difesa della nazione, è il gioco. Attraverso il gioco si costruisce un immaginario in cui il bambino partecipa alla guerra e conduce la sua battaglia, individuale o di gruppo, contro un nemico che va distrutto senza pietà. I bambini saranno i soldati di domani.
Cartolina inviata nel dicembre 1914.
I tedeschi che hanno invaso notevoli porzioni di territorio dei loro avversari e sono accusati di comportamenti barbari nei confronti della popolazione civile,  pubblicano e diffondono fotografie rassicuranti in cui viene mostrato il buon cuore dei soldati che fraternizzano con la popolazione e sono gentili con i bambini.
Fotografia pubblicata nel 1914 sulla rivista tedesca "Der grosse krieg in bildern" ed eseguita nel Belgio occupato.
L'invasione del paesaggio mentale dell'infanzia da parte della guerra non era cosa nuova in Europa. Il nazionalismo nel corso dei decenni aveva esaltato le virtù guerriere e insegnato ai più giovani, compresi i bambini, che era necessario prepararsi anche morire per la patria. A tutto questo aveva contribuito anche l'affermarsi di nuovi miti: la gioventù, la velocità, la modernità. Queste idee si traducevano in un'azione culturale che assegnava ai più giovani il compito di liberare le società sviluppate tecnologicamente dal vecchiume e dalla compostezza, eredità di un passato ancora recente.
Cartolina inviata nel marzo del 1915. Il padre al fronte è mostrato in una fotografia come ancora presente nella casa e immaginato mentre combatte. Il titolo è "Papa sera un héros".
L'antico mito dell'eroismo virile rinasceva allora sotto forma di immagine di massa e a buon mercato: la cartolina illustrata fu, nel corso della guerra, il maggior strumento per il coinvolgimento del bambino nell'universo guerresco. Negli anni che intercorsero tra la fine del Primo e l'inizio del Secondo Conflitto Mondiale, furono soprattutto gli stati totalitari a utilizzare la gioventù per le loro finalità aggressive. Gli orrori dei bombardamenti sulle città e lo sterminio degli ebrei in Europa, avrebbero assestato un colpo definitivo alla cultura militare dell'infanzia. Oggi si tende a non regalare più armi-giocattolo ai bambini, ma vediamo e sappiamo che a migliaia sono utilizzati o partecipano alle guerre che si svolgono al di fuori dei confini del mondo occidentale e industrializzato. Del resto oggi grandi e piccoli, partecipano ai giochi di guerra sul monitor dei computer.
[per chi voglia approfondire questo argomento si consiglia di leggere "Enfants dans la Grande Guerre", pubblicato in seguito alla mostra che si è tenuta nel 2002 presso l'Hisorial de la Grande Guerre di Peronne,]

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