Gabriele D’Annunzio si rivolge alla folla dei cittadini di Fiume, Le Miroir N° 305, 1919 |
“Chi vuol capire la crisi del dopoguerra in
Italia, deve tener presente non solo l’esaurimento nervoso prodotto da tre anni
e mezzo di sofferenze, ma anche e ancora sopra tutto la velenosa propaganda a
cui fu assoggettato il popolo italiano dal 1919 in poi. La storia d’Italia,
delle sue agitazioni sociali e turbamenti politici in quel dopoguerra, appare
nella sua vera luce soltanto quando sia proiettata sullo sfondo psicologico
della vittoria mutilata”
[da "La vittoria mutilata", di Gaetano
Salvemini, pag. 160, in "La crisi italiana del primo dopoguerra, la storia e la
critica". Questa raccolta di saggi e di commenti critici è stata curata dallo
storico Giovanni Sabatucci, Ed. Laterza, Bari, 1976]
La vittoria,
parola magica e inebriante per una nazione che aveva compiuto appena 57 anni
dalla sua unità e che era tra i vincitori di un conflitto mondiale mai visto
nella storia,
fu vissuta
dal popolo italiano con uno spirito di profonda inquietudine sin dalle
settimane seguenti la fine della Grande Guerra. La sensazione generale fu
quella di appartenere non alla categoria dei vincitori, ma a quella degli
sconfitti e si riaprì la profonda ferita che aveva segnato i mesi precedenti l’ingresso
dell’Italia in guerra. Interventisti e nazionalisti accusarono i neutralisti di
disfattismo e tradimento della vittoria, i neutralisti e i socialisti
rimproverarono a chi aveva voluto la guerra di aver mandato a morire più di
mezzo milione di uomini (e inoltre più di un milione tra feriti e mutilati) per niente e di aver condotto l’Italia alla rovina
economica. In tutto questo chi si dimostrò incapace di gestire una situazione
assolutamente nuova e in cui le masse operaie, contadine e piccolo borghesi
entravano prepotentemente sulla scena, fu la classe dirigente liberale. Lo
stato liberale nel giro di pochi anni venne sostituito da una dittatura con
caratteristiche assolutamente nuove: il fascismo.
Come rendere
visibile oggi quel turbamento che attraversò la penisola e che avrebbe condotto alla marcia su Roma,
evento simbolico per datare l’inizio della presa del potere del fascismo
guidato da Benito Mussolini? Lo faremo presentando alcune vignette satiriche apparse
sulla rivista torinese Pasquino e con le immagini di un evento centrale nella
crisi italiana del primo dopoguerra: l’occupazione della città di Fiume da
parte delle truppe capitanate dal poeta Gabriele D’Annunzio. La cronaca
fotografica dell’entrata a Fiume dei legionari di D’Annunzio ebbe risalto in
Europa e, per la notorietà del poeta, in particolare in Francia, nazione dove
D’Annunzio aveva a lungo soggiornato costituendo un punto di riferimento
intellettuale nella Parigi delle avanguardie artistiche di primo Novecento. Le
fotografie furono pubblicate dalla rivista francese Le Miroir all’indomani
dell’inizio dell’avventura, in due servizi che contengono anche le pagine di
una lettera inviata al popolo francese da D’Annunzio. Insieme a queste
immagini, fotografiche e non, presenteremo altre fotografie che richiamano
momenti precedenti la spedizione fiumana (l’interventismo del 1914-1915) e
successivi alla fine della guerra. Alcune di esse vennero pubblicate in un
libro intitolato “Dux”, di Margherita Sarfatti ed edito da Mondadori nel 1926.
“Dux”, ripubblicato in successive edizioni, ebbe un notevole successo
internazionale.
[Margherita Sarfatti, appartenente
all’importante famiglia israelitica veneziana dei Grassini, fu una delle
protagoniste femminili del mondo intellettuale italiano dei primi decenni del
Novecento. Sposò il socialista Cesare Sarfatti e iniziò una militanza
giornalistica socialista che la portò a diventare redattrice dell’Avanti della
Domenica e di La difesa delle lavoratrici. Nel 1912 conobbe Benito Mussolini
con cui strinse un rapporto sentimentale sino a condividerne le future scelte. Nel1918
divenne redattrice di Il popolo d’Italia e nel dopoguerra fu direttrice
editoriale di Gerarchia, la rivista teorica del fascismo fondata da Mussolini.
Firmataria del Manifesto degli intellettuali fascisti, nel 1925 pubblicò in
Inghilterra una biografia di Mussolini che fu tradotta in Italia con il titolo
Dux. In seguito alle leggi razziali si rifugiò in Sud America e lavorò come
giornalista a Montevideo. Ritornata in Italia nel 1947 visse una vita appartata
e morì nel 1961.]
Copertina di “Dux” di Margherita Sarfatti, Edizioni Mondadori, 1934 |
Una vignetta
di Pasquino ben illustra la situazione
che abbiamo cercato di delineare.
Psquino, N° 23, 8 giugno 1919. |
La
didascalia della vignetta è abbastanza eloquente: “soldato italiano: cedete a me il posto” segue tra parentesi “censura”.
I due vecchi
signori sono Vittorio Emanuele Orlando, presidente del Consiglio, e Sidney
Sonnino, Ministro degli Esteri, il soldato armato di pugnale è un ardito.
Il 12
settembre D’Annunzio, alla testa dei granatieri che hanno aderito alla
sedizione organizzata da un gruppo di ufficiali e in collegamento con gruppi
industriali, il Duca D’Aosta, esponenti dell’esercito e della politica , entra
a Fiume acclamato da una folla delirante di fiumani di lingua italiana.
Così la
rivista Le Miroir informa i francesi dell’avvenimento, definito “un colpo di
mano”.
Le Miroir N° 305, 1919. |
“Fiume,
rivendicata sia dall’Italia che dalla Yugoslavia, è stata occupata da Gabriele
D’Annunzio con un colpo di mano eseguito con rapida audacia. Insieme al poeta
c’erano granatieri, bersaglieri, artiglieri ed auto blindate. Ha proclamato
l’annessione di Fiume all’Italia. Si tratta di un’impresa effettuata non solo
all’insaputa, ma contro la politica del governo Nitti. Le forze alleate non
sono rimaste nella città, ma si sono imbarcate al più presto senza incidenti.”
Le Miroir N° 305, 1919. |
Per sottolineare
l’audacia di D’Annunzio, la rivista pubblica una fotografia del poeta insieme
all’aviatore Natale Palli, eseguita alla partenza del famoso volo su Vienna del
9 agosto 1918, durante il quale erano stati lanciati volantini con un messaggio
di futura sconfitta per l’Impero asburgico.
Le Miroir N° 305, 1919 |
Quelli che
saranno definiti i “volontari fiumani” sono accolti con grande calore dalla
popolazione di Fiume. In questa fotografia campeggiano in primo piano la
bandiera italiana e uno striscione con la
scritta “viva l’Italia”. Queste sono le parole con cui D’annunzio si
rivolge ai fiumani e all’opinione pubblica internazionale: “Nel mondo vile e vile vi è una sola cosa pura: Fiume. Nel mondo vile e
vile vi è un grande amore: Fiume. Fiume che splende in mezzo al mare
dell’abiezione. Io combattente mutilato, rivolgendomi alla Francia di Victor
Hugo, all’Inghilterra di Milton e all’America di Lincon, proclamo l’annessione
di Fiume all’Italia.”
Le Miroir N° 305, 1919 |
Se nel 1914
qualcuno avesse chiesto ad un italiano dove e cosa era Fiume, probabilmente avrebbe
avuto una risposta vaga. Le rivendicazioni dell’Italia riguardavano le città
definite “irredente”: Trento e Trieste, è per il loro possesso che gli italiani
furono costretti ad andare in guerra. Perché un porto dell’Adriatico che godeva
di autonomia amministrativa nel quadro dell’Impero Austroungarico diventa così
importante e tale da provocare una sedizione nell’esercito italiano, cosa che
non era mai avvenuta in precedenza?
Le Miroir N° 305, una veduta della città di Fiume. |
Fiume
diventa un luogo simbolico dell’italianità misconosciuta dalle grandi potenze
durante la conferenza della pace di Versailles. Il mancato riconoscimento all’Italia
di Fiume, Zara e dell’intera Dalmazia (cose non previste dal Patto di Londra
stipulato da Sonnino con Francia e Inghilterra nel 1915) divengono il simbolo
stesso della “vittoria mutilata”. Luoghi che nell’immaginosa oratoria di
D’Annunzio assumono un valore mistico e in cui si riconosce largamente il patriottismo
della media e piccola borghesia che nel corso della Grande Guerra si è
trasformato in un nazionalismo acceso e carico di frustrazioni. Questo processo di trasformazione porta con
se i germi di un nuovo protagonismo delle classi medie italiane che, nei mesi
seguenti la conclusione della spedizione fiumana di D’Annunzio, sarà “catturato”
dal nascente fascismo.
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