Questo video è dedicato allo scrittore pacifista francese Romain Rolland che allo scoppio della Prima Guerra Mondiale scelse di porsi al di sopra della mischia, rifiutando il clima di odio tra i popoli che era esploso in Europa e alla cui creazione molti intellettuali avevano dato il loro contributo.
sabato 23 giugno 2012
venerdì 22 giugno 2012
1914 28 giugno a Sarajevo
L’arciduca Francesco Ferdinando con la moglie Sofia e i tre figli in una fotografia ufficiale, da Le Panorama de la Guerre, 1914 |
Il prossimo 28 giugno ricorrerà il 98° anniversario dell’uccisione dell’erede al trono dell’impero Austroungarico Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia, da parte dello studente nazionalista serbo Gavrilo Princip.
Da quel caldo giorno di Sarajevo inizia un convulso e contraddittorio periodo: dura un mese e si conclude con il fallimento della diplomazia che non trova una soluzione alla crisi internazionale. Inizia così la Prima Guerra Mondiale.
In un primo tempo il conflitto si chiamerà “guerra europea” per poi essere definito “mondiale”, con la scesa in campo di paesi extraeuropei, primo fra tutti gli Stati Uniti d’America.
Si avvicina il centenario dell’avvenimento, il 2014 è vicino e fra poco si comincerà a parlare di celebrazioni e di come ricordare un fatto che ha assunto un grande valore simbolico per le sorti della pace tra i popoli della Terra.
La storia non si ripete mai, ma sono ricorrenti le occasioni in cui ai governi e ai popoli può scappare il piede e scivolare nel baratro. Tra le tante cause del conflitto, ci fu anche questo nell’estate del 1914.
Per il momento ci limitiamo a offrire ai nostri lettori alcune immagini che sono entrate nella storia della Grande Guerra; le accompagneremo con il racconto che giornalista tedesco Emil Ludwig* in “Luglio 1914”, fa del momento dell’uccisione di Francesco Ferdinando e di sua moglie.
[*Emil Ludwig fu uno dei più importanti giornalisti nell’Europa tra le due guerre. Nato in Germania da una famiglia ebraica, il suo cognome era Cohn, visse a lungo in Svizzera e negli Stati Uniti d’America. Ludwig è autore di biografie, molto importante è quella su Napoleone Bonaparte, ed interviste ad esponenti della politica mondiale del suo tempo: nel 1932 intervistò Mussolini e pubblicò questa intervista con il titolo Colloqui con Mussolini, intervistò Stalin e lo statista cecoslovacco Masaryk. Nel 1929 pubblicò un libro dedicato alla crisi di luglio del 1914 in cui espresse giudizi molto severi sulle responsabilità dei capi di tutti i governi europei e della diplomazia che portarono l’Europa nella catastrofe della Grande Guerra.]
Solo molto più tardi nella storia del Novecento è stato possibile fissare in un fotogramma, il drammatico momento dell’uccisione di un personaggio importante. Nei giorni seguenti l’attentato, l’attimo in cui Gavrilo Princip esplode i suoi colpi di pistola è stato raccontato con illustrazioni sulle maggiori riviste dell’epoca. Ne proponiamo due, una apparsa su La Domenica del Corriere e firmata da Achille Beltrame, un’altra pubblicata sulla rivista tedesca Illustrierte Gefchichte des Weltkrieges.
La Domenica del Corriere, N° 27 del 5-12 luglio 1914, disegno di Achille Beltrame |
La seconda, stando al racconto di Ludwig, appare più veritiera dalla prima. Beltrame rappresenta Sofia a sinistra di Francesco Ferdinando che si leva in piedi quasi per proteggere il marito. In realtà nessuno avvertì l’esplosione dei colpi e si accorse che la coppia era stata ferita a morte. Sofia sedeva a destra di Francesco Ferdinando.
“…dal lato destro della strada, a meno di tre metri di distanza, si odono due colpi d’arma da fuoco. Nessuno sembra colpito. Il governatore che constata troppo tardi che Sarajevo è piena di assassini, si alza bruscamente e ordina ancora una volta all’autista di fare marcia indietro e prendere da un’altra parte. Durante la manovra la duchessa si adagia sul petto del marito. Il governatore intende i due sposi mormorare qualche sillaba e soltanto allora comprende che può essere accaduto qualcosa.”
Illustrierte Gefchichte des Weltkrieges, l’illustrazione è firmata Felx Spavormstad, 30 giugno 1914 |
“L’arciduca è rimasto sempre dritto al suo posto. Nessuno si è accorto che è ferito e si pensa che sua moglie sia solo svenuta. Ma sangue esce dalla bocca: aprono l’uniforme, a destra il sangue esce dalla carotide, bagna la giacca verde da generale e i cuscini della vettura. La duchessa è appoggiata a lui, come per chiedere protezione. E’ senza conoscenza, ma non si vedono ferite. Rapidamente li portano nel palazzo del governatore, accanto alla sala dove sono in fresco le bottiglie di champagne. I medici constatano che Sofia è colpita al basso ventre e lui ha la carotide tagliata. Un francescano impartisce l’assoluzione, poi arriva l’arcivescovo che era stato avvertito. Un quarto d’ora dopo, l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e d’Este, principe ereditario della monarchia degli Asburgo, è morto. E qualche minuto prima di lui, Sofia, contessa di Chotek, ducessa di Hohenberg. Il solo essere che questo misantropo abbia amato e che nessuno voleva riconoscere: è possibile che a lui si indirizzassero le sue ultime parole e a lei le sue. Nessuno le ha comprese. Nessuno li rimpiange. Solo i loro figli piangono nel castello di Belvedere. La folla si è impadronita dell’assassino che aveva ingerito cianuro, ma l’aveva rigettato. Era uno studente di diciannove anni, di nazionalità serba, e di conseguenza austriaca: Gabriel Princip. L’Annunciatore? Perché Annunciatore? E Annunciatore di quale inizio?”
La fotografia della cattura di Gavrilo Princip pubblicata sulla rivista Le Panorama de la guerre nel 1914 |
Se non fu possibile fotografare il momento in cui Princip colpì la coppia, fu invece realizzata una fotografia della cattura dell’attentatore.
Questa immagine è entrata a far parte della storia non solo per il valore di documento che conserva, ma perché possiede una forza restituita dalla dinamicità della scena con il giovane serbo circondato e afferrato dai poliziotti.
E’ una fotografia moderna e che apre un altro capitolo nella storia dell’immagine fotografica: verrà riprodotta migliaia di volte per ricordare l’atto iniziale della Prima Guerra Mondiale.
Sarà vista da milioni di persone durante e dopo il conflitto e giungerà sino ai nostri giorni, conservando per intero la sua forza di istantanea. Proponiamo due versioni di questa fotografia: la prima pubblicata nel 1914, sulla rivista Le panorama de la guerre che nel primo numero ricostruiva le origini della guerra, la seconda comparsa come “figurina” di un album tedesco edito negli anni trenta.
La figurina numero uno di Der Welt Krieg |
Le figurine di Der Welt Krieg venivano acquistate insieme a pacchetti di sigarette e l’album completo è oggi un documento interessante per comprendere come una serie di fotografie realizzate nel corso della guerra si trasformassero in vere e proprie icone da essere, opportunamente ritoccate e colorate, diffuse a livello popolare su un album che dava una versione tedesca e nazionalista del conflitto.
L’album tedesco degli anni 30 Der Welt Krieg |
Negli anni in cui Hitler prendeva il potere in Germania e si preparava una nuova guerra mondiale, i tedeschi fumavano molto e acquistavano figurine: i padri e le madri componevano album per far vedere ai figli come le ragioni della Germania chiedessero una rivincita.
lunedì 4 giugno 2012
“La guerra delle nazioni”, una rivista dell’editore Treves
La Casa editrice Fratelli Treves di Milano, è stata una delle grandi organizzatrici culturali nell’Italia unitaria ed ha contribuito alla diffusione del sapere e della letteratura in una nazione in cui l’analfabetismo ha rappresentato uno dei grandi ostacoli per l’espansione economica e sociale.
I maggiori intellettuali italiani, da Edmondo De Amicis e Giovanni Verga sino a Gabriele D’Annuzio, e dopo la Grande Guerra, Borgese, Ojetti, Deledda, Moretti ed altri, hanno visto i loro libri pubblicati dalle edizioni dei Fratelli Treves.
Oltre a riviste come L’Illustrazione Italiana, Treves pubblicò numerose collane letterarie e nel corso della Grande Guerra fu presente nel panorama editoriale con diverse pubblicazioni in cui la fotografia fu largamente impiegata.
La rivista esclusivamente fotografica La guerra in Italia nell’edizione francese, numero del 1916 dedicato alla conquista di Gorizia |
La rivista di cui parliamo in questo post non è fotografica nel modo specifico di intendere questo termine, ma usa la fotografia per accompagnare testi che raccontano la guerra nel corso del suo svolgimento.
La Gerra delle Nazioni, N° 20 del 20 marzo 1916 |
Non è una cosa nuova e particolare dell’Italia, anzi l’iniziativa dei Treves sembra presa in prestito da esperienze di questo tipo che si compivano in Francia, in Inghilterra e in Germania.
Un conflitto talmente lungo come la Prima Guerra Mondiale poteva essere raccontato con un titolo apposito: “La guerra delle Nazioni”; si aggiungeva un sottotitolo, “nel 1914,1915,1916…Storia illustrata”.
I puntini sono assai significativi perché indicano che non si sapeva quando la guerra sarebbe finita e c’era tutto il tempo per raccontarla.
La Gerra delle Nazioni, N° 46 del 5 agosto 1917 |
I numeri a nostra disposizione sono cinque, uno è pubblicato nel 1916, gli altri quattro nel 1917. La rivista illustrata contiene una narrazione degli avvenimenti militari suddivisa in capitoli e desunta dai comunicati ufficiali degli stati maggiori degli eserciti dell’Intesa. Non ci sono firme o indicazioni sugli autori.
La Gerra delle Nazioni, N° 48 del 20 settembre 1917 |
Il numero 28 del 20 marzo 1916, con in copertina la fotografia del principe ereditario Ruprecht di Baviera è dedicato per la gran parte agli avvenimenti bellici del settore belga del Fronte Occidentale nell’autunno del 1914. Il numero 46 del 5 agosto del 1917 riguarda la rovinosa spedizione di Gallipoli nel 1915 e così pure i numeri 48 e 49 (20 settembre e 5 ottobre 1917), il numero 50 (5 novembre 1917) si sposta sul settore francese del Fronte Occidentale per raccontare la battaglia di Arras, iniziata nel maggio del 1915.
Le fotografie all’interno della rivista sono di buona qualità e interessanti, alcune mostrano aspetti di “guerra vera”, con immagini di caduti, ovviamente tedeschi o turchi. L’intento della pubblicazione non si discosta da quello di tutte le altre riviste edite nel corso della Prima Guerra Mondiale: rinsaldare il fronte interno attraverso una narrazione degli avvenimenti militari che fa prevedere una sicura vittoria per gli eserciti dell’Intesa.
Colpisce nei 4 numeri del 1917 in nostro possesso, la ripetuta pubblicità del gruppo siderurgico Ansaldo & Co. di Genova, con fotografie e illustrazioni degli stabilimenti in cui si intensifica la produzione bellica: operai nelle officine, cantieri navali, cannoni da marina pronti per essere montati.
La Gerra delle Nazioni, N° 50 del 5 novembre 1917 |
La Guerra delle Nazioni, N° 50-Corpi di soldati tedeschi presso Souchez |
Pubblicità del gruppo Ansaldo & Co. |
Ancor più delle fotografie, questo tipo di immagine è un significativo aspetto della forza che in Italia, con la guerra, assume il grande capitale industriale che in qualche modo sponsorizza l’informazione sulla guerra.
Pubblicità del gruppo Ansaldo & Co. |
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