Velocità
Velocità ed effetto di rifrazione, Limousin, 1910. Kodak Souvenir, Coll. S. V |
"Le Figarò" 20 febbraio 1909
Noi vogliamo cantare l'amore del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità…Il coraggio, l'audacia, la ribellione saranno elementi essenziali della nostra poesia...La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno…Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità…Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita…Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli! poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente…Noi vogliamo glorificare la guerra-sola igiene del mondo-il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore…Noi canteremo le locomotive dall'ampio petto, il volo scivolante degli aeroplani. E' dall'Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo."
Le persone che realizzarono gli album Kodal Souvenir visitarono l'Italia nel 1908 e nel 1909. Due album, il primo del 1908 realizzato sulla riviera ligure e il secondo del 1909 con immagini dell'Abruzzo e della Ciociaria, restituiscono l'Italia come realmente era a quel tempo: un paese ancora prevalentemente rurale.
Le trasformazioni che verranno sono anticipate da un elemento che diventa il filo conduttore del racconto: la ripresa fotografica dall'automobile. Ed è per questo motivo che apriamo con il Manifesto del Futurismo, stilato a Parigi da Filippo Tommaso Martinetti proprio nel 1909.
L'autovettura di questi signori attraversa paesi e campagne: fotografano in modo quasi frenetico e inseriscono nel loro modo di vedere la realtà, la velocità dell'automobile combinata con la ripresa fotografica.
La Kodak è utilizzata per annotare visivamente appunti che costituiranno una sorta di diario su tutto ciò che si è incontrato lungo il percorso. L'emozione fotografica è anticipata dall’attraversare velocemente in automobile terre sconosciute e (grazie anche alle ridotte velocità delle autovetture di quell'epoca) fotografare.
La fotografia, come ha sottolineato Ando Gilardi nella prefazione ad una nuova edizione della sua Storia sociale della fotografia diventa in questo modo la nuova visione del mondo.
[Storia sociale della fotografia di Ando Gilardi, Bruno Mondadori Editore, Milano, 2000]
Le fotografie più interessanti riprese dall'automobile sono eseguite nella campagna romana durante il viaggio del 1909 e nel 1910 e nel corso di un'altra estate, trascorsa visitando la campagna francese del Limousin e dell'Auvergne. Le immagini vengono composte in modo certamente involontario e presentano tre elementi fondamentali: una parte dell'autovettura (il fanale e il volante), la rifrazione sul vetro del finestrino di una figura umana (l'autista o lo stesso fotografo), la gente incontrata lungo la strada (contadini e animali al pascolo). Questi tre aspetti delle fotografie di cui mostriamo qualche esempio, hanno tutti un minimo comun denominatore: la velocità che attraverso la macchina irrompe nella vita di un mondo rurale rimasto immobile nei secoli. La fotografia non era un fatto sconosciuto nelle campagne: alla fine del primo decennio del 1900 era giunta nei più remoti angoli della Terra e nei villaggi; tra i contadini e la borghesia rurale, era ormai una cosa normale posare per fotografie di gruppo o singole.
I turisti-fotografi che i contadini incontrano nel 1909, viaggiano in automobile, sono gente ricca che vuole portare a casa le immagini di un mondo considerato non molto differente e misterioso dall'Egitto, fotografato solo pochi anni prima. La macchina, con la sua velocità travolgente, la fotografia con la possibilità di fissare gli attimi della vita in qualsiasi momento e la guerra che scoppierà solo sei anni dopo, segneranno l'avvio della definitiva mutazione di un mondo misterioso e alieno alle classi agiate della società europea.
Velocità, campagna romana, 1909 da Kodak Souvenir, Coll. S. V |
Questo brevissimo racconto fotografico in due immagini è molto significativo: entriamo al suo interno per analizzarne alcuni particolari.
Nella prima, oltre al fanale ed alla tromba che entrano in campo, c'è sullo sfondo un pino marino, simbolo per eccellenza del paesaggio italiano e che non suggerisce l'idea di quiete ed arcaicità, ma in qualche modo è bruciato dalla velocità. La strada in terra battuta è percorsa da carri trainati da buoi; i nostri turisti ne incontrano uno e subito scatta la voglia di riprendere qualcosa di tipico, associato al paesaggio. Il desiderio di fotografare non è vissuto però in modo tradizionale, ma in questo caso è condizionato dalla velocità. Il conducente del carro ha già visto altre autovetture? Forse, ma non può far a meno di correre ai ripari: il rumore e la velocità della macchina spaventano gli animali. Intimorito, afferra la frusta e si piega di lato: la situazione è insolita e provoca panico sia nelle bestie che nell'uomo.
Nella seconda fotografia apparentemente non accade niente, la macchina dopo aver superato il carro procede nella sua corsa, non ci sono più i pini, ma sullo sfondo il profilo dolce dei monti. Una sensazione di sicurezza è suggerita dalla mano dell'autista ferma sul volante.
Osservate insieme, queste due fotografie suggeriscono due considerazioni:
a)la macchina è il futuro e il carro è il passato (esistono anche sequenze cinematografiche che simboleggiano questo incontro sulle strade europee ed americane);
b)la macchina procede indifferente al timore della velocità e della forza, chi la conduce è in grado di ridurre le distanze e creare un nuovo concetto di tempo.
Strada del Limousin, 1910 da Kodak Souvenir, Coll. S. V |
Un impatto meno violento con la realtà che si incontra viaggiando in automobile, ma non meno significativo, è dato da due immagini realizzate nel corso di una successiva vacanza, nel 1910, e questa volta nella regione francese del Limousin. Come sempre lungo le strade si incontrano i contadini e mandrie con i loro animali.
Il nostro turista trova sulla sua strada un gregge condotto da una contadina che porta in braccio il suo bambino ancora in fasce. Questa volta l'autista ferma la vettura e il fotografo esegue due fotografie di grande interesse. La prima, con il gregge in lontananza e in primo piano il faro della macchina, è la metafora dell'incontro tra due mondi regolati da ritmi assai diversi tra loro.
Strada del Limousin, 1910 da Kodak Souvenir, Coll. S. V |
La seconda ha in se qualcosa di eccezionale: la donna non è per nulla spaventata dall'incontro con l'automobile, solleva il bambino per mostrarlo ai turisti e nello stesso tempo permette agli occhi del bimbo di imprimere nella memoria l'immagine di uno strumento nuovo che nella vita dovrà imparare ad usare. Il bambino è l'erede, dunque, dell'incontro-scontro tra due civiltà che si confrontano all'inizio del Novecento.
Velocità, strada di Uzerche, Limousin, 1910 da Kodak Souvenir, Coll. S. V |
Ben diversa dalla precedente si presenta una sequenza contenuta nello stesso album del 1910. Il villaggio di Uzerche attraversato dalla vettura del nostro fotografo e fotografato durante la corsa, si presenta come un luogo semideserto e simbolo dell'epoca al tramonto. Si avverte la piccolezza di un universo costruito per altri usi. Le stradine del villaggio sono strette e adatte al passaggio a malapena di un veicolo per volta, sono prive di asfalto e tracciate in funzione di muli, cavalli e carretti. Il muso dell'automobile che come un cuneo s'insinua tra i vicoli è l'esplicitarsi di quella rivoluzione della velocità a cui i futuristi hanno inneggiato solo un anno prima nel loro manifesto e che sta per diventare uno dei segni della società contemporanea, obbligata oggi a riscoprire il concetto di lentezza per tentare di dare un senso alla vita dell'uomo del ventunesimo secolo.