domenica 18 settembre 2011

La Prima Guerra Mondiale e il falso fotografico Seconda parte

Quelli che dormono
“Carissima Irma,
ti scrivo questa mia nella speranza che ti giunga non a mezzo mio di quello che la troverà. Fra pochi giorni dobbiamo attaccare i tedeschi per prendere loro delle trincee, so che parto all’assalto, ma non so se tornerò[…]Ho fatto il mio possibile per poter andare in Italia, non potuto: pazienza, morrò per una Patria che non è la mia ma morirò per la difesa della libertà nostra e della giustizia[...] Quelli che mi conoscono e che chiederanno di me li salutate da parte mia. Desidero che nessun ufficio religioso sia fatto per me. Sarei contento di potervi mandare la mia fotografia ma non ho i denari per farmela fare. Infine non piangete per me, sappiate soltanto che morirò facendo il mio dovere e questo vi sia di consolazione.
Agnières, 4 maggio 1915. Viva l’Italia.”
Scritta in un incerto italiano questa è l’ultima lettera che un giovane, Vincenzo Perotti, invia a sua sorella nei giorni che precedono l’offensiva francese nel settore di Arras, del maggio 1915. Perotti era nato in Valle d’Aosta, a Chatillon, ed aveva lasciato la famiglia a diciotto anni. Approdato ad Algeri nell’agosto 1914, il ragazzo avventuroso e temerario si arruola volontario nell’esercito francese e viene mandato a combattere sul Fronte Occidentale: è ferito ad una gamba, conosce diversi valdostani emigrati in Francia che si sono arruolati per difendere la Repubblica, soffre il freddo e la fame, muore tra il 10 e l’11 maggio 1915.

Ultima lettera del soldato Vincenzo Perotti






Vincenzo Perotti nella sua ultima lettera, ci lascia un messaggio drammatico sulla condizione dei soldati che sanno già in anticipo della quasi morte certa negli attacchi verso le trincee avversarie.
L’offensiva di Arras e il tentativo di conquistare la cresta di Vimy, luogo strategico in quella parte del fronte, sarà un ennesimo fallimento e la Legion Etragère, di cui fa parte Vincenzo, è quasi sterminata nei primi giorni dell’attacco. Perotti avrebbe voluto ritornare in Italia, ha sentito le notizie di un prossimo intervento italiano, ma non riesce e rimane bloccato in Francia.
Lo storico inglese Martin Gilbert in “La grande storia della Prima Guerra Mondiale” parla della Legione Straniera in quei giorni.
“Fra le truppe francesi c’era un reggimento della Legione straniera di 3000 uomini: durante l’attacco perse l’ufficiale comandante, colpito al petto da un cecchino, e tutti i comandanti dei suoi tre battaglioni, oltre a 1889 soldati.”
[da “La grande storia della Prima Guerra Mondiale” di Martin Gilbert, Ediz. Mondadori 1999, pag. 201]
La falsificazione della verità di cui ci occupiamo fotograficamente riguarda appunto l’offensiva di Arras, del maggio del 1915.
Questa volta non si tratta di una ricostruzione fotografica a posteriori, ma di fotografie autentiche presentate ai lettori della rivista francese “Sur le vif” in modo particolarmente fuorviante.
Su “Sur le vif” del 5 giugno 1915, N°30, apparve un servizio fotografico in cui venivano mostrati soldati distesi nelle trincee e la didascalia così commentava le immagini.
“Non resistiamo al piacere di pubblicare in doppia pagina un aspetto confortante del coraggio dei nostri meravigliosi poilus che, dopo lotte eroiche, si addormentano e si riposano nella calma assoluta sotto il fuoco nemico. Queste fotografie uniche servono alla storia di questa guerra terribile e perpetuano nel futuro l’eroismo delle nostre truppe.”
[traduzione dal francese di S.V.]

Sur le vif, N°30, del 5 giugno 1915



Osservando queste immagini sorge il dubbio che invece di essere addormentati, i soldati siano morenti o già morti: la posizione dei corpi e lo strano modo con cui le divise sono abbottonate induce a pensare che si tratti di una falsificazione.


Sur le vif, N°30, del 5 giugno 1915



Consultando il quarto volume del 1915 di “The great war. The standard History of the All-Europe conflict”, la rivista inglese che pubblica la fotografia con il Colonnello Degrées du Lou, vediamo le fotografie di “Sur le vif” in un servizio sulla “guerra dei gas”, iniziata dai tedeschi sul fronte di Ypres poche settimane prima della battaglia di Arras.


The great war. The standard History of the All-Europe conflict, vol 4°, 1915



Così la rivista britannica commenta le stesse fotografie.
“Trapped victims of the teutons’ poison gas. The two photographies given above show French soldiers suffering from the initial effects of the poison gas introduced by Germany in to “civilized” warfare”
[Vittime colpite dai gas velenosi teutonici. Le due fotografie offrono lo spettacolo di soldati francesi sofferenti per gli iniziali effetti dei gas tossici introdotti dalla Germania nella guerra di civiltà.]
Se non sono morti questi uomini stanno soffrendo e forse moriranno a causa di un’arma nuova, vietata dalle convenzioni internazionali e dalla quale in un primo tempo è molto difficile difendersi. Se non moriranno come resteranno in vita questi soldati?
Le fotografie dei soldati morenti, spacciati per gente che si riposa, sono tra le poche mostrate ai francesi da una rivista che per essere autorizzata a farlo ha dovuto inventare una menzogna.
Il commento di “Sur le vif” alle fotografie infatti non è causale e corrisponde a un’indicazione della censura militare.
Nel momento in cui si viene in possesso di immagini realistiche sulla morte nel campo di battaglia e non si può dire che si tratta di francesi (i soldati uccisi debbono essere solo quelli nemici), bisogna dire che dormono dopo ore di aspri combattimenti. D’altra parte dei gas è meglio non parlare: anche se l’uso di quest’arma dimostra la malvagità dei tedeschi non bisogna diffondere il panico sull’esistenza di armi letali da cui per ora è difficile difendersi.

La copertina di Sur le vif, N°30, del 5 giugno 1915



“Sur le vif” ha un ruolo minore nel panorama delle pubblicazioni francesi nel corso della Grande Guerra, ma un messaggio di questo tipo risponde ad una logica che sfrutta la grande ambiguità della fotografia. Se commentata in un certo modo, qualunque fotografia può inviare all’osservatore un messaggio completamente diverso dalla situazione che ha documentato.
Sono stati gasati? Bene, questi uomini che respirano a fatica e forse fra poche ore moriranno per soffocamento, non sono delle vittime di una strategia offensiva che giorno dopo giorno si rivela inutile, ma solo eroici soldati che si riposano dopo una giornata di lunghi combattimenti vittoriosi. Gli inglesi vengono in possesso delle fotografie e danno una versione diversa: anche in Inghilterra c’è la censura, ma trattandosi di francesi forse si può chiudere un occhio e offrire una testimonianza drammatica sulla morte in guerra che, in ogni caso, riguarda altri.

Nessun commento:

Posta un commento