“Nel mese di aprile 1915 i tedeschi iniziarono a impiegare, in disprezzo della Convenzione di La Haye, i gas asfissianti sotto forma di emissione di nuvole, poi di proiettili o di granate lacrimogene che colpendo il terreno spandevano liquidi o vapori che rendevano l’aria irrespirabile. I prodotti utilizzati sono il cloro, il bromo, vapori nitrati e derivati del cloro e del bromo.”
Questo è l’inizio di un articolo dedicato ai gas asfissianti su un volume monografico, pubblicato dalle edizioni francesi Larousse (famose per il vocabolario e l’enciclopedia) nel 1916 e dedicato ai differenti aspetti della medicina nel corso della guerra che si combatte dall’agosto del 1914.
Questa pubblicazione consente di verificare lo stato della cultura medica in un momento in cui la guerra sta rivelando la sua novità tecnico-scientifica.
L’impiego dei gas asfissianti sul saliente di Ypres il 22 aprile 1915 apre, di fatto, un nuovo capitolo nella storia della guerra e delle armi impiegate dall’uomo per uccidere i propri simili e spargere il terrore tra le file dell’avversario.
Se sono i tedeschi ad iniziare con i gas, tutte le altre nazioni belligeranti li seguono su questa strada, compresi gli italiani che nel 1916, durante i combattimenti sul Monte San Michele, subiscono un devastante attacco con i gas da parte degli austroungarici.
In un piccolo libretto di istruzione militare, Guide pratique. Soldat en campagne, edito dall’esercito francese nel 1889 e di proprietà del signor Henri Choumyre, soldat de 1ère classe à la date du 18 janvier 1888 (così scrive di suo pugno H. C.), troviamo un questionario che riguarda il diritto comportamento degli eserciti in caso di guerra.
Alla domanda Quels sont les moyens defendus?, la risposta è:
“-1° On ne doit pas servir de poison ou des armes empoisonnées.
-2° On ne fait pas semblant de se rendre pour frapper son ennemi.
-3° On ne doit se servir du drapeau parlamentaire (blanc), du brassard ou du drapeau de Genève que dans les cas admis. “
Più avanti, alla domanda Quels sont les droits du combattant à l’égard de ses ennemis prisonniers ?, il manuale risponde :
“Le combattant n’a sur ses ennemis prisonniers que les pouvoirs nécessaires pour s’assurer de leur personne et les mettre à la disposition de l’autorité supérieure. ”
Le disposizioni contenute nel libretto di Henri Choumyre vengono per la gran parte violate da tutti gli eserciti che combattono la Prima Guerra Mondiale e in particolare la prima, oggetto di trattative nel corso delle due conferenze di La Haye in cui si cerca, con molta ipocrisia da parte di tutti i partecipanti, di avviare una politica di disarmo e di limitazione delle armi che rappresentano non solo una novità, ma anche un’eccezione nel modo di condurre la guerra.
La questione dell’impiego dei gas asfissianti era stata posta almeno due decenni prima l’agosto del 1914 e il loro impiego era ritenuto inutile in una prospettiva della guerra di breve durata.
I tedeschi, ad esempio, sostenevano che in caso di guerra tutte le armi erano impiegabili al fine di consentire la rapidità del conflitto, l’unico modo per renderlo più umano.
Le cose cambiano dopo la Battaglia della Marna, quando la guerra diventa di posizione e si comincia a dubitare della sua brevità. Dopo l’impiego dei gas il 22 aprile del 1915, il soldato della Grande Guerra assume uno strano aspetto: è un uomo che combatte con una maschera sul viso. Al posto del ferro usato dai guerrieri medievali, ora è la volta della maschera antigas che diventerà uno degli oggetti-simbolo per il ricordo della guerra.
L’intenzione non è di esaminare solo gli aspetti scientifici e medici della fabbricazione e dell’impiego dei gas nel corso della Prima Guerra Mondiale, ma presentare l’immagine che viene offerta alla gente e, in particolare, da una rivista che spesso è punto di riferimento, in quanto quasi esclusivamente fotografica, per questo blog: “Le Miroir”.
L’immagine che viene fornita del combattente nella guerra dei gas, detta anche guerra chimica, non è estranea ad alcune caratteristiche specifiche di quest’arma e che suscitano, da subito, una ripulsa che va ben al di là del numero (limitato) di vittime che i gas provocano tra il 1915 e il 1918.
Ma per comprendere l’impressione che suscita l’impiego dei gas asfissianti, iniziamo con un’immagine tratta dalla rivista italiana “ Domenica del Corriere”. E’ una tavola di Achille Beltrame e l’immagine risulta di grande impatto emotivo.
Beltrame rappresenta questa nuova fase della guerra con i francesi si difendono come possono dalla nuvola avvelenata e i tedeschi che non sembrano combattenti, ma un gruppo di alieni, simili a quelli descritti da H.G. Wells nel romanzo “La guerra dei mondi”, pubblicato nel 1898.
Anche la didascalia è significativa.
“La brutta guerra: con i gas asfissianti e non con le armi, i tedeschi riescono a conquistare trincee presso Ypres.”
In questo breve testo si possono individuare due motivi di fondo: il primo è che questa guerra è diversa da quelle del passato e quindi “brutta”, il secondo è che il gas asfissiante non è un’arma, ma un mezzo distinto e per questo ritenuto infame.
Il gas è quindi un mezzo, si direbbe oggi, non convenzionale per combattere e chi lo usa dovrebbe essere bandito dalla comunità internazionale. L’Italia ancora non è in guerra, ma sta per entrarci e “Domenica del Corriere”, su mandato del direttore del “Corriere della sera” Luigi Albertini, appoggia apertamente l’intervento a fianco dell’Intesa. Chi impiega i gas è un barbaro e i tedeschi non sono un popolo civile.
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