E’ significativo il fatto che sui numeri a nostra disposizione di una delle più importanti riviste satiriche francesi pubblicate durante la Prima Guerra Mondiale, “La Baionette”, (annate 1915/1916) non ci siano vignette sull’ impiego dei gas da parte dei tedeschi sul saliente di Ypres.
Questo può voler dire: “con i gas non si scherza”.
“La Baionette” pubblica vignette feroci sui tedeschi, ma anche sulla guerra, sono immagini che osservate con gli occhi di oggi fanno scuotere il capo per l’immediatezza del messaggio aggressivo inviato all’opinione pubblica più popolare e teso ad isolare ogni idea critica sulla conduzione e la durata della guerra. Ma sui gas non abbiamo trovato niente. Guglielmo Secondo è presentato come un vampiro e sui campi da lui attraversati aleggiano i corvi della morte.
La Baionette, 8-7-1915 |
Suo figlio, il Kronprintz, è un avvoltoio che dilania i cadaveri degli innocenti, ma non ci sono disegni di combattenti che indossano maschere antigas.
La Baionette, 8-7-1915 |
Perché non si può scherzare con i gas quando invece si scherza su tutto? La risposta è complessa e solo in parte è possibile trovarla nelle immagini fotografiche e illustrazioni offerte ad un pubblico che lentamente si sta abituando alla guerra lunga.
Negli anni precedenti lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nasce una letteratura che gli storici hanno definito “apocalittica” (Emilio Gentile, L’apocalisse della modernità. La Grande Guerra per l’uomo nuovo, Ed. Mondadori). Scrittori, filosofi e giornalisti di fama internazionale, descrivono le guerre del futuro come avvenimenti terrificanti e spesso nei loro scritti è anticipata la realtà che l’umanità avrà sotto gli occhi tra il 1914 e il 1918.
A tutto questo si accompagna un profondo pessimismo sulla capacità della razza bianca e in particolare dell’Europa, di sopravvivere ai cambiamenti così profondi che il passaggio tra il XIX° e il XX° secolo mette sotto gli occhi di tutti ( é interessante, a questo proposito, la lettura del romanzo di Fernand Celine, Morte a credito).
Una cosa però è immaginare e un’altra sperimentare sulla propria pelle gli effetti di nuove armi che rivelano un’alta forza distruttiva.
L’impiego dei gas aggiunge qualcosa in più nell’immaginario dei soldati al fronte e in quello delle immense retrovie contadine e urbane delle nazioni d’Europa.
Le pays de France N°53 21 Ottobre 1915 |
Il gas giunge come una nuvola che si muove sul terreno, ha strani colori, tonalità verdastre, è silenzioso e s’insinua negli anfratti, nei cunicoli, penetra anche all’interno dei vestiti. Quando colpisce, il gas uccide con atroci sofferenze, a volte chi lo respira non muore subito, ma dopo un certo lasso di tempo in cui appare assolutamente normale.
Le Pays de France N°41 29 luglio 1915 |
Se il gas giunge in una trincea dove gli occupanti non sono provvisti di maschere la morte è certa per tutti. Se cade un proiettile di artiglieria di grosso calibro è possibile che qualcuno si salvi, che pur orrendamente ferito possa restare in vita. Con il gas no.
E il combattente per salvarsi dal gas deve camuffarsi, non è più un soldato, è un incappucciato. E’ un uomo che sul viso ha qualcosa che somiglia all’immagine medievale della morte, con quei grandi occhiali che dilatano le orbite. Il suo volto è celato come gli antichi cavalieri, i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse.
Le pays de France N° 42 5 agosto 1915 |
Con il gas non serve modificare il colore delle divise per renderle più uniformi con quello della “terra di nessuno”, non serve rinunciare al fascino romantico delle divise dai colori sgargianti fatte per guerre in cui si uccide, ma con rispetto dell’avversario.
Il combattente con la maschera antigas, se sopravvive o muore, non ha volto.
Le pays de France N° 42 5 agosto 1915 |
Questi due elementi: la paura del totale sterminio e la maschera somigliante al teschio della danza macabra di medievale memoria hanno fatto del gas un simbolo del Ventesimo secolo. La maschera antigas sopravvive alla Grande Guerra e quando si avvicina la nuova guerra mondiale sarà distribuita ai civili per esercitazioni nelle città e nelle campagne. Vengono fotografati uomini, donne e bambini con maschere antigas sul volto. Il gas non viene usato nella Seconda Guerra Mondiale, ma è con il gas che vengono uccisi milioni di ebrei nei campi di sterminio nazisti poco più di vent’anni dopo il 1918.
Per chi voglia approfondire questo argomento si consiglia la lettura dei seguenti volumi:
-"Gaz! Gaz! Gaz! La guerre chimique 1914-1918" edito a cura dell'Historial de la Grande Guerre di Péronne, Edizioni 5 Continents, 2010
-"Gas! La guerra chimica sui fronti europei nel primo conflitto mondiale" di Giorgio Seccia, Nordpress Edizioni, 2005
Per chi voglia approfondire questo argomento si consiglia la lettura dei seguenti volumi:
-"Gaz! Gaz! Gaz! La guerre chimique 1914-1918" edito a cura dell'Historial de la Grande Guerre di Péronne, Edizioni 5 Continents, 2010
-"Gas! La guerra chimica sui fronti europei nel primo conflitto mondiale" di Giorgio Seccia, Nordpress Edizioni, 2005