Insieme al paesaggio, i primi fotografi si occupano della persona e del suo corpo. La fotografia è infatti, lo si comprese sin dall’inizio, uno strumento formidabile per conservare e tramandare memoria. Il corpo dell’uomo e della donna vestito o nudo, appaiono nei dagherrotipi e trionfano con il collodio umido e la carte de visite. La persona nelle più diverse attività e atteggiamenti è, insieme al paesaggio rurale, urbano, industriale, ai monumenti del passato, il filo rosso che unisce le fasi della storia della fotografia, dalle origini ai nostri giorni. A questa attenzione per il corpo si unisce l’interesse scientifico e lo studio; con l’utilizzo di metodi più veloci di esposizione del materiale sensibile si riesce a comprendere le reazioni dell’individuo agli stimoli del dolore fisico e psichico. La fotografia entra negli ospedali e nei manicomi, attraverso la fotografia si identificano i tipi umani per definire le devianze sociali e sessuali. Le immagini realizzate nello studio del medico francese Duchenne de Boulogne, vengono ritenute uno dei primi esempi di applicazione della fotografia per lo studio di un volto sottoposto a stimoli elettrici. L’evoluzione della tecnologia permette alla fotografia di entrare all’interno del corpo umano, per la prima volta è possibile osservare com’è fatto lo scheletro di una persona vivente: è un avvenimento che si rivela di grande importanza quando la medicina deve far fronte a ferite di nuovo tipo, provocate da nuove armi, e si trova dinnanzi ad una massa enorme di feriti.
Con la Prima Guerra Mondiale il corpo diventa oggetto di interesse perché si trasforma in trofeo: la fotografia del nemico abbandonato nella terra di nessuno è la dimostrazione quotidiana che può essere vinto, ridotto a brandello di carne, confuso con il terreno o impigliato tra pezzi di filo spinato.
La medicina militare si trova impreparata ad affrontare una guerra totale e industriale: è necessario curare ferite provocate dalle esplosioni di granate più potenti del passato e lesioni interne causate da gas asfissianti.
E’ importante esaminare alcune fotografie che mostrano il corpo del soldato ferito e comprenderne l’utilizzo. Il soldato ferito deve essere curato, rimesso in forze per poi essere rinviato al fronte e combattere nuovamente. Nelle immagini di cui ci occuperemo questo non avviene, i soldati feriti sono riformati dopo gli interventi che subiscono e riescono a concludere la loro esperienza di guerra prima del 1918. Sono segnati nel corpo e sicuramente nello spirito, ma hanno portato a casa la pelle.
Fotografia da un album proveniente da un ospedale militare di Lione
L’album che ci consente di esaminare il rapporto tra la fotografia e il corpo del soldato ferito, proviene dall’interno di un ospedale di Lione e le fotografie sono state eseguite nel corso del conflitto; il documento fotografico può essere considerato come una testimonianza sulla guerra osservata da un punto di vista particolare: l'universo dell'ospedale militare.
Una nota a matita segnala che l’album potrebbe far parte di una serie composta a fini di studio e ricerca da o per conto del dott. Marius Antoine Horand (1839-1917): un lavoro proseguito anche dopo la morte di questo medico lionese. Per questo l’album potrebbe esser stato composto dopo la fine della guerra e farebbe parte di un archivio, oggi smembrato e quindi perduto.
Al dott. Horand la città di Lione ha intitolato una strada e la sua carriera è descritta con una lunga didascalia che accompagna la fotografia del medico sul letto di morte. Horand ha ricoperto incarichi di grande prestigio nell'organizzazione sanitaria di Lione: Presidente della Società Nazionale dei Medici di Lione e della Società Medico-Chirurgica cittadina, Amministratore della Croce Rossa Francese, membro della Società Chirurgica di Parigi. Dallo scoppio della guerra sino alla morte, Horand è stato primario all'Ospedale Sainte-Claire, annesso all'Hôtel-Dieu: si tratta quindi di una personalità notevole nella medicina del tempo. La città di Lione negli anni della Grande Guerra, divenne uno dei maggiori centri di Francia per la cura dei feriti che venivano smistati negli ospedali della città. Alcuni erano molto antichi e di lunga tradizione, fra questi l’Hôtel-Dieu, che all’epoca era il più grande.
Il Dottor Horand sul letto di morte
L’album non solo documenta le ferite riportate dai soldati nel corso dei combattimenti, ma è anche una testimonianza sui legami di cameratismo sorti tra uomini costretti a convivere all’interno di un luogo chiuso, l’ospedale militare, e obbligati a trascorrere lunghe ore ad osservare la reciproca sofferenza. I protagonisti di queste fotografie sono prevalentemente feriti agli arti inferiori e numerose sono le immagini di gruppo con grucce e bastoni: alcuni hanno subito amputazioni, altri portano sul viso segni che non si cancelleranno mai.
Pagina 6: il soldato Leger Albert, 95° fanteria, è stato ferito alla piegatura del ginocchio. Ha una piaga profonda nel muscolo. Non conosceremo mai il suo volto, le 3 fotografie mostrano solo la gamba, prima e dopo l’intervento. Il soldato Leger è riformato nel luglio 1915, 3° categoria.
Gambe e piedi
Il soldato Monteil Paul, 1° compagnia alpina, è stato ferito dallo scoppio di una granata al piede destro. Due fotografie del piede: la prima con l’estensione forzata dell’arto, la seconda con il piede tornato quasi normale dopo l’operazione. Monteil è riformato nell’agosto 1915, 3° categoria.
Pagina 7: tre fotografie, una con le gambe di Vacher Isidore, 85° fanteria. Vediamo macchie nere disseminate su tutti e due gli arti in seguito allo scoppio di una bomba. Brugière Louis, del 157° fanteria, è ripreso invece frontalmente e mostra una ferita nella zona del collo, il proiettile è entrato da sinistra ed è uscito da destra attraversando la cartilagine tiroidea, la sua voce è appena percettibile. Brugière è riformato nell’agosto del 1915, 3° categoria. La mano sinistra del soldato Mognès Antoine, 22° alpini, ha perso il dito medio e il terzo metacarpo. La ferita è stata provocata da un proiettile francese in seguito ad un incidente, il rapporto ha escluso l’autolesionismo. Riformato in agosto 1915, 5° categoria.
Gambe, mano, collo
Pagina 8: tre fotografie. Il soldato Sauvan Jules, Sergente del 163° fanteria, è stato colpito nella parte sinistra del viso con lo sprofondamento dell’orbita sinistra. Il soldato Moignard Claude, 22° alpini, è accompagnato dalla radiografia del suo braccio destro, eseguita il 21 novembre 1914.
Volto, radiografia
Pagina 9: due fotografie senza indicazione con un giovane che mostra la gamba destra amputata all’altezza del ginocchio. Altre due foto riguardano ancora il soldato Moignard, ripreso frontalmente con il braccio sinistro piegato correttamente e quello destro coperto da un panno nero. Accanto alla foto, un’altra con schegge di ossa. Nella didascalia leggiamo che la ferita grave del braccio destro per proiettile esplosivo, ha provocato la frattura dell’omero. Moignard non può estendere l’avambraccio.
Amputazioni e schegge di ossa
Pagina 13: tre fotografie del sergente Sauvan Jules che ha perso l’occhio destro ed ha subito un’operazione plastica. Altre tre foto più piccole mostrano frammenti di ossa, in quella più grande i nomi dei proprietari: Buttez Gaston e Bonnahud Mathieu.
Occhi e schegge di ossa
Pagina 13 e 14: insieme ad altre fotografie, due sono molto significative. Nella prima due soldati con la gamba destra amputata e le grucce si sostengono a vicenda, nella seconda si è aggiunto un terzo soldato, anche lui ha perso la gamba destra: sono alpini ed hanno due medaglie ognuno sul petto.
Amputati
Pagina 17: 8 fotografie, due riguardano schegge di ossa, una pallini di piombo, ci sono due mani che hanno perso una e due dita, infine la radiografia del torace e di una spalla destra. Non c’è alcuna indicazione sulle persone.
Mani, pallini, ossa e radiografia
Pagina 21: 3 fotografie. Il soldato Noel Joseph, 83° fanteria, mostra la mano destra deformata per una ferita: riformato nel maggio 1915. La mano di Blachide Jean, 163° fanteria, ha perso l’anulare destro. Riformato nel maggio 1915.
Pagina 30: due fotografie di soldati in primo piano. Uno è stato colpito alla bocca e ai denti, un altro ha perso l’occhio destro, sulla tempia c’è una profonda ferita. Una piccola foto mostra i frammenti di ossa estratti dalle ferite di Aramis Huelle.
Bocca, occhio
Pagina 37: un soldato ha perso l’occhio destro. Accanto, la fotografia insieme a sua figlia e sua moglie eseguita prima dell’operazione. L’anonimo soldato ha ancora le bende sull’occhio.
Prima e dopo la cura
Questo album costituisce un esempio di unità nella stessa sofferenza, una sorta di promemoria per il futuro. Un giorno, quando sarebbe giunta la pace e l’augurata vittoria, qualcuno avrebbe dovuto riconoscere il sacrificio di questi uomini. Alcune fotografie vennero eseguite e raccolte nell’album per essere utilizzate come documentazione ai fini pensionistici: per questo sono riportati il grado e la categoria di ferite e mutilazioni.
La fotografia era diventata il mezzo per fissare e catalogare dati che avrebbero consentito alla medicina di compiere in futuro dei passi in avanti.
giovedì 2 dicembre 2010
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