lunedì 1 dicembre 2025

Margherita Del Nero lettere dalla Grande Guerra. Il libro "Che venga presto la pace!"

Che venga presto la pace! Lettere di Margherita Del Nero e Giuseppe Mizzoni 1915-1918 A cura di Stefano Viaggio Edizioni Comune della Città di Veroli Maggio 2025
“…queste pagine”scrive Germano Caperna, Sindaco della Città di Veroli presentando il libro, “non sono solo testimonianza storica ma incarnano lo spirito più autentico della nostra comunità. Uno spirito fatto di resilienza, affetto, coraggio e memoria.” Questo libro è la corrispondenza tra due giovani sposi separati dalla guerra, che si scrivono per quattro lunghi anni e cercano di difendersi non solo da un conflitto che sta insanguinando l’Europa e passerà alla storia come la Grande Guerra 1914-1918, ma racconta anche la vita di un angolo di società italiana: il paese di Veroli, antico borgo medievale allora in provincia di Roma e oggi di Frosinone. E’ Margherita che nelle sue lettere fa una cronaca di avvenimenti da cui emerge sempre più l’estraneità della gente verso un conflitto che si rivela spesso incomprensibile, ma con meccanismi che lo fanno sembrare ciò che è: una grande macchina di cui Giuseppe, soldato della sussistenza, è un piccolo ingranaggio tra milioni di uomini che combattono e muoiono. Il libro è corredato da un robusto repertorio fotografico di origine famigliare e dell’Archivio Comunale di Veroli, che ci porta in un mondo stravolto dalla guerra. All’inizio c’erano solo circa 50 lettere conservate da Milena, l’unica figlia di Margherita e Giuseppe: poi, in seguito a lavori di ristrutturazione della vecchia casa della famiglia Mizzoni nel borgo di Santa Croce, ne furono scoperte e salvate molte altre sino a raggiungere la cifra di circa mille. Questo fatto ha permesso a Stefano Viaggio, giornalista, regista televisivo e figlio di Milena, di leggerle, trascriverle e oggi pubblicarle con lo sguardo rivolto a quell’universo culturale e mentale di persone appartenenti alla piccola borghesia di provincia dell’Italia centro meridionale. Negli ultimi anni sono emersi diari e corrispondenze dai vecchi armadi e cassetti in cui sono rimasti per decenni, e spesso rappresentano un nuovo terreno per la ricerca storica attraverso il vissuto della gente comune. Nel caso della corrispondenza tra Margherita e Giuseppe, soprattutto nelle lettere di Margherita, non c’é solo una vicenda famigliare che riguarda direttamente il curatore del libro, ma anche una testimonianza storica di una donna del suo tempo: questo sino al giorno in cui scrive la sua ultima missiva, il 30 settembre 1918, raccontando la situazione provocata dall’epidemia a Veroli. L’11 ottobre muore di influenza spagnola (causò più di 25 milioni di vittime), contratta prestando le cure a sua sorella Concetta, che invece si salva. Da questa corrispondenza emerge il carattere di Margherita, che lotta contro le avversità della guerra e della sua condizione femminile, in un’epoca considerata dagli storici come la grande occasione mancata per l’emancipazione della donna. Margherita sembra attiva e intelligente, scrive in un italiano abbastanza corretto, non è priva di pregiudizi di classe (traspare spesso un senso di superiorità nei confronti dei popolani di Santa Croce, il borgo in cui vive nella casa dei Mizzoni, e verso i componenti della famiglia del marito, commercianti) provenendo da una famiglia di possidenti che ha fatto studiare i figli maschi (uno di essi è avvocato) ed è desiderosa di farsi largo nella vita: vorrebbe abbandonare il ristretto ambiente di Veroli, prova insofferenza verso la suocera con cui convive (situazione che l'accomuna a tantissime donne europee negli anni compresi tra il 1914 e il 1918), e aspira ad una condizione sociale più alta. Trasferisce quest’ultimo desiderio sul marito, spronandolo a salire di grado per diventare ufficiale, e sulla figlia che vorrebbe, un giorno, almeno maestra elementare. I suoi desideri non si realizzeranno: la febbre spagnola stronca la sua vita, Giuseppe resta un semplice soldato della sussistenza, anche se ha frequentato le prime due classi del Liceo Classico di Arpino e Milena sarà semplicemente “sposa e madre” per tutta la vita. Nelle lettere di Giuseppe, di cui per scelta del curatore si riportano solo alcuni frammenti più significativi, c’è invece la necessità di rassicurare la moglie: il suo ruolo nell’esercito lo tiene lontano dai pericoli del fronte (cosa non vera) e qualche volta si diverte, il vitto è sufficiente ed è insieme ad alcuni suoi compaesani da cui non vuole staccarsi. Cerca di calmare Margherita, che è sempre più pervasa da un senso di angoscia e che gli fa credere addirittura di essere rimasta incinta nel corso di una licenza (tre in tutto), che Giuseppe riesce ad ottenere, e confessa di non essere sempre in grado di educare la piccola Milena. Un secondo figlio, Bettino, è morto nell’estate del 1915 e al padre non è stato permesso di venirlo a seppellire. La voce di Margherita ci giunge da quello che era considerato allora come “il fronte interno” e conferma la freddezza del popolo italiano nei confronti della guerra: le notizie che invia al marito contengono informazioni in cui si avverte la stanchezza della gente verso un conflitto che sembra non finire mai, mentre i prezzi aumentano, i giovani muoiono al fronte e si diffonde la miseria con tumulti e rivolte per la farina e il pane. Assieme a Milena, Margherita va al cinema, vede i luoghi della guerra e descrive lo spettacolo mentre Milena manda baci a suo padre credendo che sui lui uno dei soldati che passano con i muli. Molto importanti sono anche le notizie sullo sciame sismico seguito al terremoto di Avezzano del gennaio 1915. Come ha raccontato il Prof. Giuseppe D’Onorio nel suo libro “I giorni dell’angoscia. Veroli e il terremoto del 1915”, le scosse di assestamento punteggiano per un lungo periodo la vita degli abitanti di Veroli e di altri paesi della Ciociaria e cita le notizie che Margherita invia a Giuseppe in diverse lettere. Emerge quindi dalle lettere la "vita quotidiana" nel paese di Veroli durante la Grande Guerra, ma, leggendole, si avvertono in Margherita sia un’angoscia crescente derivata dalla solitudine che un senso di prostrazione per le difficoltà della vita, fatta di giornate che non passano mai nell’attesa della pace e notizie che risveglino la speranza. Come milioni di europee della sua epoca, Margherita si ritrova sola a dover combattere una sua propria guerra personale contro quella scatenata dagli uomini in un assalto al potere mondiale senza precedenti.

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