giovedì 6 luglio 2017

Il paesaggio lunare 1917-1918 la devastazione vista dal cielo


La Prima Guerra Mondiale fu un periodo della storia umana denso di numerose innovazioni in cui si sperimentarono nuove armi e strumenti di comunicazione visiva spinti ad una potenza mani vista nella storia. La fotografia divenne il modo di comunicare informazioni sull'andamento della guerra e il mezzo per chiamare alla resistenza i popoli delle nazioni impegnate nel conflitto. L'impiego dell'aeroplano nei combattimenti e la visione aerea del paesaggio di guerra furono una delle innovazioni che modificarono sensibilmente la percezione di un conflitto che sembrava non finire mai. Tra il 1917 e il 1918 la rivista francese Le Miroir pubblicò numerose fotografie del Fronte Occidentale eseguite anche a notevole altezza per l'epoca, in cui si mostrava un paesaggio desertificato dai bombardamenti delle artiglierie con villaggi completamente rasi al suolo e campi un tempo pieni vita, ora disseminati di crateri. Il 30 settembre 1917, sul numero 201 di Le Miroir appariva una sequenza fotografica in cui si mostravano le fasi della completa distruzione di un villaggio.
Le Miroir, N° 201, 30 settembre 1917


Così la didascalia commentava le tre fotografie
"Le tre istantanee che pubblichiamo provano in modo impressionante il perfetto legame che esiste tra l'artiglieria e l'aviazione. Ecco il piccolo villaggio di Ginchy, situato nei pressi di Peronne, come appariva agli occhi dei nostri osservatori all'inizio di luglio 1916, quando il bombardamento stava per iniziare. Poi alla fine di luglio l'aspetto del villaggio sul quale tiravano i nostri cannoni da settimane. Infine in agosto, quando la preparazione delle artiglierie è terminata.
Come possiamo vedere nella terza fotografia in basso, al posto del villaggio c'è un deserto in cui si notano solo lievi tracce della struttura urbana: la via centrale che è ormai diventata solo un segno nel terreno, i perimetri di alcuni edifici polverizzati.
Perché un giornale francese mostrava fotografie che dimostravano in modo inequivocabile la desertificazione del territorio ad opera degli stessi francesi che intendevano riconquistare loro terra? Il motivo principale è che bisognava convincere la gente del fatto che, nonostante gli insuccessi, le offensive avevano avuto successo. L'11 novembre, sempre del 1917, sul numero 207 di Le Miroir, compariva un'immagine dal cielo del territorio dello Chemin des Dames su cui si era infranta l'offensiva diretta dal generale Nivelle: avrebbe dovuto sfondare il fronte, ma era costata migliaia di vite umane, aveva provocato un vasto ammutinamento nell'esercito francese e non aveva prodotto alcun risultato.
Le Miroir N° 207, 11 novembre 1917


Le Miroir a un anno esatto dalla fine della Grande Guerra, pubblicava una fotografia fortemente ritoccata in cui c'era la visione "a volo d'uccello" del campo di battaglia dello Chemin des Dames. Così la didascalia commentava l'immagine:
"Tra gli obbiettivi principali del nostro attacco a nord dell'Aisne c'era la conquista di Chavignon e del forte della Malmaison che formavano, con Allemant e Vaudesson, un vasto quadrilatero compreso nella linea delle alture dell'Aisne. Un vasto bastione da cui potevano essere colpite le alture dello Chamin des Dames. Questo bastione inoltre permetteva di osservare la montagna di Laon. Vediamo sul nostro documento, il settore destro di questo quadrilatero."
Da come vediamo in queste fotografie il terreno è pianeggiante e quando si parla di montagna di Laon, s'intende una collina. Un paesaggio del genere, privo di vere montagne, è assai facile fotografare dall'alto offrendo visioni d'insieme e verosimili che erano una novità per i lettori. Il 25 novembre, sul numero 209, comparivano due fotografie aeree dello Chemin des Dames. Questa volta realmente impressionanti.
Le Miroir, N° 209, 25 novembre 1917
  

Vediamo qui gli stessi luoghi confrontati a distanza di pochi giorni e l'effetto risulta molto forte. Il paesaggio è desertificato, i numerosi crateri lo rendono lunare e non c'è traccia di presenza umana. La distruzione della natura non era compiuta attraverso bombardamenti aerei, ma dalle artiglierie che furono la vera arma con cui si combatté la Prima Guerra Mondiale. Nelle due didascalie ovviamente si parla di vittoria con migliaia di prigionieri tedeschi e l'abbandono delle posizioni sotto un diluvio di fuoco senza precedenti. La fotografia aerea consentiva anche di mostrare i mezzi impiegati per l'avanzata sul territorio occupato dal nemico. Questa volta toccava ai carri armati: si notano, a ben osservare la fotografia pubblicata sul numero 213 del 25 dicembre 1917.
Le Miroir, N° 213, 25 dicembre 1917


I carri armati, quasi grossi insetti che avanzano su un terreno sconvolto, in quel momento si stavano appena sperimentando e le asperità del terreno rendevano molto difficile il loro impiego. Mostrarli però era un segnale di incoraggiamento rivolto ad un pubblico che non vedeva nuovi progressi in questa guerra sostanzialmente immobile.
L'impiego della fotografia aerea sul fronte italo-austriaco, assai diverso da quello occidentale, è messo in risalto dalla visione delle bombe che cadono e fotografate dagli aviatori italiani.
Le Miroir, N° 217, 20 gennaio 1918


Le quattro fotografie in sequenza mostrano la caduta delle bombe e le esplosioni a terra. Osservando bene le prime due fotografie si nota evidente l'effetto di ritocco. La rivista comunque rende omaggio ai progressi della fotografia: "Impressionare su una lastra sensibile l'immagine sorprendente dei proiettili lanciati in piena corsa aerea, ecco uno degli ultimi records della fotografia."
Ancora fotografie  di desertificazione, ma questa volta sul fronte belga, sulla strada che da Dixmude porta a Ypres e della "ferme du Portugal".
Le Miroir, N° 222, 24 febbraio 1918
    

Queste due immagini vengono pubblicate a distanza di tempo dalla conclusione della Terza Battaglia di Ypres, un altro sostanziale insuccesso per le truppe dell'Intesa e in cui i soldati britannici si erano impantanati in un mare di fango. Nella didascalia il paesaggio è descritto come invaso dall'acqua e i tanti crateri della seconda fotografia sembrano apparire dall'alto come tanti laghetti. Questo paesaggio non tornerà mai come prima. Sul numero del 5 maggio 1917, 232, una ripresa aerea delle armi che provocano lo sconvolgimento che stiamo osservando: le potenti artiglierie montate su rotaie. Potrebbero essere anche tedesche e i binari sono posati seguendo l'effetto di curvatura del tiro.
Le Miroir, N° 232, 5 maggio 1918


E infine l'immagine aerea di una città distrutta, si tratta di Montdidier.
Le Miroir, N° 247, 18 agosto


Siamo nelle fasi finali della Grande Guerra, l'ultima grande offensiva tedesca iniziata nella primavera del 1918, ha fallito il suo obbiettivo di vincere la guerra e ora le truppe germaniche iniziano a ritirarsi. Nella didascalia di questa fotografia leggiamo:
"Questa impressionante fotografia é stata eseguita a bordo di un aereo francese, alle 16 e 30, il 10 agosto 1918, qualche ora dopo l'entrata delle nostre truppe vittoriose in Montdidier."
Città piccole e grandi che erano sulla linea del Fronte Occidentale, villaggi e campi sono distrutti e oggi, a distanza di cento anni, ancora si possono vedere i segni di tanto sconvolgimento. Dire cosa prefigurano le immagini che abbiamo presentato è quasi scontato: la Seconda Guerra Mondiale e le guerre attuali mostrate dal cinema e dalla televisione. L'olocausto nucleare non era previsto quando furono pubblicate queste fotografie, ma diventava possibile. Era possibile vederlo dal cielo.


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