La Prima Guerra Mondiale fu un
periodo della storia umana denso di numerose innovazioni in cui si
sperimentarono nuove armi e strumenti di comunicazione visiva spinti ad una
potenza mani vista nella storia. La fotografia divenne il modo di comunicare
informazioni sull'andamento della guerra e il mezzo per chiamare alla
resistenza i popoli delle nazioni impegnate nel conflitto. L'impiego
dell'aeroplano nei combattimenti e la visione aerea del paesaggio di guerra
furono una delle innovazioni che modificarono sensibilmente la percezione di un
conflitto che sembrava non finire mai. Tra il 1917 e il 1918 la rivista
francese Le Miroir pubblicò numerose fotografie del Fronte Occidentale eseguite
anche a notevole altezza per l'epoca, in cui si mostrava un paesaggio
desertificato dai bombardamenti delle artiglierie con villaggi completamente
rasi al suolo e campi un tempo pieni vita, ora disseminati di crateri. Il 30
settembre 1917, sul numero 201 di Le Miroir appariva una sequenza fotografica
in cui si mostravano le fasi della completa distruzione di un villaggio.
Le Miroir, N° 201, 30 settembre 1917 |
Così la didascalia commentava
le tre fotografie
"Le tre istantanee che
pubblichiamo provano in modo impressionante il perfetto legame che esiste tra
l'artiglieria e l'aviazione. Ecco il piccolo villaggio di Ginchy, situato nei
pressi di Peronne, come appariva agli occhi dei nostri osservatori all'inizio
di luglio 1916, quando il bombardamento stava per iniziare. Poi alla fine di
luglio l'aspetto del villaggio sul quale tiravano i nostri cannoni da
settimane. Infine in agosto, quando la preparazione delle artiglierie è terminata."
Come possiamo vedere nella
terza fotografia in basso, al posto del villaggio c'è un deserto in cui si
notano solo lievi tracce della struttura urbana: la via centrale che è ormai
diventata solo un segno nel terreno, i perimetri di alcuni edifici
polverizzati.
Perché un giornale francese
mostrava fotografie che dimostravano in modo inequivocabile la desertificazione
del territorio ad opera degli stessi francesi che intendevano riconquistare loro
terra? Il motivo principale è che bisognava convincere la gente del fatto che,
nonostante gli insuccessi, le offensive avevano avuto successo. L'11 novembre,
sempre del 1917, sul numero 207 di Le Miroir, compariva un'immagine dal cielo
del territorio dello Chemin des Dames su cui si era infranta l'offensiva
diretta dal generale Nivelle: avrebbe dovuto sfondare il fronte, ma era costata
migliaia di vite umane, aveva provocato un vasto ammutinamento nell'esercito
francese e non aveva prodotto alcun risultato.
Le Miroir N° 207, 11 novembre 1917 |
Le Miroir a un anno esatto
dalla fine della Grande Guerra, pubblicava una fotografia fortemente ritoccata
in cui c'era la visione "a volo d'uccello" del campo di battaglia dello
Chemin des Dames. Così la didascalia commentava l'immagine:
"Tra gli obbiettivi
principali del nostro attacco a nord dell'Aisne c'era la conquista di Chavignon
e del forte della Malmaison che formavano, con Allemant e Vaudesson, un vasto
quadrilatero compreso nella linea delle alture dell'Aisne. Un vasto bastione da
cui potevano essere colpite le alture dello Chamin des Dames. Questo bastione
inoltre permetteva di osservare la montagna di Laon. Vediamo sul nostro
documento, il settore destro di questo quadrilatero."
Da come vediamo in queste fotografie il terreno è pianeggiante e quando si parla di montagna di Laon,
s'intende una collina. Un paesaggio del genere, privo di vere montagne, è assai
facile fotografare dall'alto offrendo visioni d'insieme e verosimili che erano
una novità per i lettori. Il 25 novembre, sul numero 209, comparivano due
fotografie aeree dello Chemin des Dames. Questa volta realmente impressionanti.
Le Miroir, N° 209, 25 novembre 1917 |
Vediamo qui gli stessi luoghi
confrontati a distanza di pochi giorni e l'effetto risulta molto forte. Il
paesaggio è desertificato, i numerosi crateri lo rendono lunare e non c'è
traccia di presenza umana. La distruzione della natura non era compiuta
attraverso bombardamenti aerei, ma dalle artiglierie che furono la vera arma
con cui si combatté la Prima Guerra Mondiale. Nelle due didascalie ovviamente
si parla di vittoria con migliaia di prigionieri tedeschi e l'abbandono delle
posizioni sotto un diluvio di fuoco senza precedenti. La fotografia aerea
consentiva anche di mostrare i mezzi impiegati per l'avanzata sul territorio
occupato dal nemico. Questa volta toccava ai carri armati: si notano, a ben
osservare la fotografia pubblicata sul numero 213 del 25 dicembre 1917.
Le Miroir, N° 213, 25 dicembre 1917 |
I carri armati, quasi grossi
insetti che avanzano su un terreno sconvolto, in quel momento si stavano appena
sperimentando e le asperità del terreno rendevano molto difficile il loro
impiego. Mostrarli però era un segnale di incoraggiamento rivolto ad un
pubblico che non vedeva nuovi progressi in questa guerra sostanzialmente
immobile.
L'impiego della fotografia
aerea sul fronte italo-austriaco, assai diverso da quello occidentale, è messo
in risalto dalla visione delle bombe che cadono e fotografate dagli aviatori
italiani.
Le Miroir, N° 217, 20 gennaio 1918 |
Le quattro fotografie in
sequenza mostrano la caduta delle bombe e le esplosioni a terra. Osservando
bene le prime due fotografie si nota evidente l'effetto di ritocco. La rivista
comunque rende omaggio ai progressi della fotografia: "Impressionare su
una lastra sensibile l'immagine sorprendente dei proiettili lanciati in piena
corsa aerea, ecco uno degli ultimi records della fotografia."
Ancora fotografie di desertificazione, ma questa volta sul
fronte belga, sulla strada che da Dixmude porta a Ypres e della "ferme du
Portugal".
Le Miroir, N° 222, 24 febbraio 1918 |
Queste due immagini vengono
pubblicate a distanza di tempo dalla conclusione della Terza Battaglia di
Ypres, un altro sostanziale insuccesso per le truppe dell'Intesa e in cui i
soldati britannici si erano impantanati in un mare di fango. Nella didascalia
il paesaggio è descritto come invaso dall'acqua e i tanti crateri della seconda
fotografia sembrano apparire dall'alto come tanti laghetti. Questo paesaggio
non tornerà mai come prima. Sul numero del 5 maggio 1917, 232, una ripresa
aerea delle armi che provocano lo sconvolgimento che stiamo osservando: le
potenti artiglierie montate su rotaie. Potrebbero essere anche tedesche e i
binari sono posati seguendo l'effetto di curvatura del tiro.
Le Miroir, N° 232, 5 maggio 1918 |
E infine l'immagine aerea di
una città distrutta, si tratta di Montdidier.
Le Miroir, N° 247, 18 agosto |
Siamo nelle fasi finali della
Grande Guerra, l'ultima grande offensiva tedesca iniziata nella primavera del
1918, ha fallito il suo obbiettivo di vincere la guerra e ora le truppe
germaniche iniziano a ritirarsi. Nella didascalia di questa fotografia
leggiamo:
"Questa impressionante
fotografia é stata eseguita a bordo di un aereo francese, alle 16 e 30, il 10
agosto 1918, qualche ora dopo l'entrata delle nostre truppe vittoriose in
Montdidier."
Città piccole e grandi che erano
sulla linea del Fronte Occidentale, villaggi e campi sono distrutti e oggi, a
distanza di cento anni, ancora si possono vedere i segni di tanto
sconvolgimento. Dire cosa prefigurano le immagini che abbiamo presentato è
quasi scontato: la Seconda Guerra Mondiale e le guerre attuali mostrate dal
cinema e dalla televisione. L'olocausto nucleare non era previsto quando furono
pubblicate queste fotografie, ma diventava possibile. Era possibile vederlo dal
cielo.
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