Il culto dei caduti in una poesia di
Ada Negri
La Lettura 1 gennaio 1917
Poesia di Ada Negri pubblicata sul numero
del 1 gennaio 1917
|
"Sotto la grigia acquerugiola/lungo
le vie dell'urbe/fuligginosa/lentissimo passa/il carro che fiori/non porta, ma
porta/i tre colori/come ghirlanda/su piccola cassa./Soldati lo seguono,/volto
composto impassibile,/fucile prono:/fanciulle lo seguono/anche'esse in assetto
di guerra,/croce rossa su tunica blu./L'asfalto bagnato riflette/in scorci di
trasparenze/gelide livide/l'ombre del triste corteo/che pare navighi navighi/su
l'acque di un fiume/ch'abbia per rive il silenzio,/per foce la morte..."
Sul numero di gennaio del 1917 di La Lettura, la poetessa Ada
Negri pubblica una poesia che contiene molti degli elementi che formeranno il
mito dell'eroe ignoto all'indomani della Prima Guerra Mondiale in tutti i paesi
che hanno partecipato al conflitto. La guerra per l'Italia dura da un anno e
mezzo, per le altre nazioni in lotta da due anni e mezzo: i morti sono milioni
e nel 1917 non si vede la fine di questa carneficina di massa generata dallo
sviluppo industriale. Il culto del caduto anonimo nasce con la Grande Guerra; i
morti in battaglia sono talmente tanti che i volti e i nomi si confondono, i
dispersi non si contano, le facce dei soldati vengono sfigurate da orrende
ferite.
Una pagina di La Domenica Illustrata con i volti e i nomi dei caduti, anno 1916 |
Una rivista mensile come La Lettura, edita a Il Corriere
della sera e destinata ad un pubblico colto della media borghesia, non mostra
nei suoi servizi giornalistici dal fronte i caduti italiani o austroungarici,
ma si limita ad informare con articoli che spesso illustrano aspetti tecnici
della guerra. Questo modo di raccontare il dramma che sta vivendo l'Europa non
é solo di La Lettura, ma si può trovare anche in altre riviste pubblicate nelle
nazioni in conflitto: la copertina del numero del 1 gennaio 1917 é di Achille Beltrame e mostra i sodati sciatori in un paesaggio invernale d'alta montagna.
Copertina di La Lettura del 1 gennaio 1917 |
L'intenzione di Beltrame é illustrare non solo il paesaggio
in cui si combatte questa guerra "diversa" da ciò che avviene nelle
pianure d'Europa, ma anche di mostrare un equipaggiamento adeguato e moderno
dei nostri alpini.
I versi della poesia di Ada Negri sembrano proporre una visione
non eroica della guerra: il paesaggio urbano é grigio per la pioggia che cade e
avvolge di luce livida un corteo fatto di soldati tristi e fanciulle anch'esse
coinvolte nella guerra come crocerossine. Questa presenza femminile introduce
ad un tema caro a chi crede e crederà nella giustezza di questa guerra: l'unità
della nazione vista nelle sue figure emblematiche, le vive forze dei giovani,
maschi e femmine, comunque in armi.
"Da vani oscuri di
porte/dai marciapiedi lucenti/pallide rapide genti/guardano: e gli uomini/con
reverenza si scoprono/ il capo, e abbozzan le donne/ un segno di croce/ fra un
sospiro ed un brivido..."
Chi é rimasto a casa, quel vasto fronte interno fatto di
uomini anziani, donne e giovani non ancora chiamati al servizio militare,
assiste al corteo e partecipa al lutto con gesti rapidi, quasi dettati dalla
paura che per ognuno giungano cattive notizie. Ma chi é il caduto? Non l'eroico
soldato delle copertine di Beltrame, l'alpino sciatore che sfida i ghiacciai,
ma un giovane soldatino.
"Chi é?.../Un
soldatino ignoto./Ancor quasi un bambino:/La cassa é così piccola/sotto il
vessillo si grande!.../Forse laggiù al paese/la madre che lo aspetta/ch'egli
sia morto non sa,/ancora non sa./E sferruzza una calza sull'uscio,/e sorride: A
Natale verrà.../Un soldatino ignoto.../Vano é chiedere della sua culla,/e del
suo nome e del tempo/che visse./Sappiam dove e come/morì. Ciascun passante/lo
riconosce fratello/e mormora:-Addio!...-con la semplice/tristezza che in cuore
ne scava/la morte di quegli che nacque/da nostra madre. Il suo nome/e in tutti
ed in tutto. Il suo sangue/nostro era, ed il nostro era in lui./Sangue tornato
alle pure/sorgenti donde zampillano/le forze degli uomini. Nome/divino: Patria."
Il tema dell'anziana madre che attende sferruzzando e pensa a
suo figlio nella neve insieme agli altri soldati, era già stato trattato in una
precedente copertina di Beltrame per La Lettura del novembre 1915.
A quel tempo si credeva, o si faceva credere, che la guerra
sarebbe stata breve, ma l'evocazione di un paesaggio innevato é anche un
segnale inviato ai lettori: ci attende un inverno di guerra, forse altri ne
seguiranno.
Ada Negri nel finale della poesia dedicata al soldatino senza
volto e nome, ucciso in un luogo ignoto del fronte, annuncia uno dei temi
dominanti della cultura italiana negli anni del primo dopoguerra, quando
verranno eretti i monumenti ai caduti in tutti i paesi d'Italia e verrà
tumulata sull'Altare della Patria la salma del soldato ignoto che rappresenta
tutti i caduti nella Grande Guerra. E' quello del sangue versato per fare
dell'Italia una nazione forte e rispettata. Questa forza é nel sangue dei vivi
e dei morti e si mischia in un unico fiume che alla sua foce non avrà più
l'approdo della morte, ma quello dell'eroismo. Il soldatino, quasi un
fanciullo, figlio di una famiglia dalle umili origini, diventa così l'Eroe che
dominerà l'immaginario degli italiani nel ventennio fascista e anche dopo la
fine della Seconda Guerra Mondiale. Sino a quando si farà strada una revisione
critica della nostra storia nazionale e una diversa idea della parola Patria.
[Ada Negri nacque a Lodi nel 1870, fu una delle più note
poetesse italiane tra la fine del XIX° secolo e la prima metà del XX°. Nata in
una famiglia molto povera iniziò a scrivere versi fin da bambina e fu
incoraggiata dai suoi insegnanti a proseguire gli studi conseguendo così il
diploma di maestra. Ada Negri pubblicò poesie sul giornale "Fanfulla da
Lodi" e "l'Illustrazione popolare" e fu scoperta dalla
giornalista Sonia Bisi Albini che volle conoscerla e pubblicò una descrizione
dell'incontro sul Corriere della Sera. Da quel momento per Ada Negri si
aprirono le porte del successo come poetessa. Fu una figura nel mondo
letterario italiano vicina al movimento socialista e conobbe i maggiori
esponenti del socialismo italiano, tra cui Mussolini che seguì nel 1914 nella
svolta interventista. Amica di Margherita Sarfatti, Ada Negri fu convinta
fascista ottenendo appoggi e riconoscimenti con la nomina, prima donna,
all'Accademia d'Italia. Gli ultimi anni dalla sua vita furono segnati da
solitudine e tristezza; dopo il bombardamento della sua casa di Milano si
trasferì di nuovo a Lodi. Morì nel 1945. Notizie tratte dal sito internet
dell'Enciclopedia Treccani.]
Nessun commento:
Posta un commento