venerdì 20 marzo 2015

Il Battaglione Aosta: fotografie e testimonianza di un massacro. Quarta parte.


I mutilati salutano le truppe italiane alla riscossa in un alone di gloria. Siamo nei giorni successivi alla rotta di Caporetto e con questa immagine Achille Beltrame e La Domenica del Corriere cercano di infondere coraggio al popolo italiano. Il messaggio è: non distruggete il sacrificio di chi ha perso la vita o è rimasto per sempre mutilato. Non c'è alcuna critica per la conduzione della guerra da parte di Cadorna, ma una sorta di sentimento religioso anima le figure dei mutilati che salutano altre vittime sacrificate al culto della nazione. Da La Domenica del Corriere, 11-18 novembre 1917.


Il racconto del libro commemorativo del IV° Reggimento Alpini, Battaglione Aosta, prosegue e si avvia verso le fasi finali della guerra. Come vedremo si tratta di quelle più dure e in cui si tenta di arginare l'offensiva austroungarica che s'infrange contro le difese italiane.
"Otto mesi sul Pasubio (10 giugno 1917 - 3 aprile 1918)
...Tutto il giorno è un batter di mazze, un picchiettio di picconi, uno scoppiar di mine. Vi sono momenti in cui s'avverte quel brusio, sordo e confuso, che è proprio delle città industri...La fine di ottobre ci porta la triste notizia della disfatta di Caporetto. Il nostro cuore si rifiuta di credere alla crudele realtà; i gloriosi superstiti del Monte Nero, del Vrsic, del Vodice sono abbattuti da doloroso stupore...Il Battaglione Cervino - figlio dell'Aosta - parte per coprirsi di gloria alle Melette di Gallio in un sublime sacrificio di se...La pronta reazione delle nostre mitragliatrici contiene le velleità nemiche. Ai primi di aprile il Battaglione abbandona il Pasubio - il suo monte - e scende al riposo di Recoaro...Perdite. Ufficiali: feriti 4. Truppa: 40. Morti 6, dispersi 6...
Il monumento eretto nella Piazza Chanoux di Aosta per ricordare gli alpini. E' dello scultore Pietro Canonica e venne inaugurato nel 1924. Fotografia di S. Viaggio. Abbiamo ricordato in altri post come oggi i monumenti ai caduti e quelli commemorativi, restino un'immagine della Grande Guerra immediatamente percepibile per un ricordo che il trascorrere del tempo rende più lontano. In questo monumento non c'è il dolore per i tanti uomini uccisi, ma al contrario l'ostentazione per la vittoria conseguita nella Prima Guerra Mondiale. Il racconto che segue esprime questo sentimento che, se meditato con gli occhi di oggi e alla luce di ciò che accadde negli anni successivi non può che caricarsi di segni negativi. Dopo la fine della seconda guerra mondiale su questo monumento come su tanti altri in tutta Italia, sono stati aggiunti nomi e date che ricordano i soldati caduti e i partigiani. E' questo un fatto molto importante perché invita a considerare e studiare in modo unitario il periodo storico che inizia con l'entrata in guerra dell'Italia nel 1915, prosegue con la vittoria del fascismo, si conclude con la seconda guerra mondiale, la resistenza al nazifascimo e la vittoria della Repubblica nel referendum del 2 giugno 1946.


Targa posta sul monumento all'alpino della città di Aosta. Gli italiani scendono nelle valli conquistate al nemico nell'autunno del 1918, alla loro testa ci sono gli Alpini.
"Solaroli - La vittoria (4 aprile - 4 novembre 1918)
...Nell'ora del tripudio non sono dimenticati i morti gloriosi, e il cuor nostro si piega ai sensi di venerazione e di affetto attorno a due persone, giunte fra noi a simboleggiare i vincoli indistruttibili che ci legano alle famiglie dei martiri nostri...Sono i genitori del sottotenente Carlo Cioja,  caduto nelle nostre file sull'Alpe di Cosmagnon; nobilissime figure venute a mostrare agli alpini come sappiano una madre e un padre italiani intendere un tal sacrificio e mantenere l'anima fieramente dritta nel loro immenso dolore...Il 14 ottobre lascia Recoaro, alle dipendenze dell'80° divisione alpina, di fresco ricostituita...Non si sa con certezza quale sia la meta...La sera del 23 ottobre, s'inizia la salita del Grappa...Al Battaglione Aosta, che occupa la testa della colonna d'assalto del VI° gruppo, spetterà il compito particolare di procedere per le creste di Croce di Valpore, Monte Casonet, Col dell'Orso, Monte Solarolo, Monte Solarol, Monte d'Avien, Monte Fontana Secca..."
L'alpino di Aosta nel monumento di Canonica, appare come uomo determinato e rude montanaro fedele alla monarchia sabauda. La fiducia in Casa Savoia s'incrina nel corso della seconda guerra mondiale sino a spezzarsi con la Resistenza. Il 2 giugno 1946 anche in Valle d'Aosta vince la Repubblica.
Proseguiamo nel racconto, sono ore drammatiche e la lotta è feroce.  
"...nasce una lotta corpo a corpo, nella quale la vecchia 42° si distingue tutta...le perdite sono gravi...Verso l'una di notte, il nemico ricevuti rinforzi, si difende offendendo e, sotto la protezione di tiri di infilata di mitragliatrici e di tiri di bombe col fucile, da Quota 1672 a Quota 1601, tenta un'azione di sorpresa...Ma gli alpini lo ricacciano...La lotta costa però gravi perdite: 6 ufficiali e circa 200 uomini di truppa...-27 ottobre: i pochissimi ed esausti resti del Battaglione vengono mandati a dar l'assalto alle medesime posizioni, in cooperazione con i resti del Battaglione Val Toce...Le perdite complessive delle giornate di lotta sono le seguenti: Ufficiali. morti 10, feriti 15...Truppa: morti 122, feriti 643, dispersi 8...medaglie d'oro 1, d'argento 3, bronzo 4...Il 3 novembre il Battaglione, in parte ricostituito, ripassa sui Solaroli, per le sconvolte trincee, risaluta i suoi Morti...Più s'avanza, più aumenta l'orrore, più le vestigia di una nostra vittoria si fanno eloquenti e grandiose. Non è la ritirata, è la fuga precipitosa e folle del nemico: E' LA NOSTRA VITTORIA...I cuori esultano nei clamori dell'annunzio glorioso, ma una nube di tristezza ci stringe; la visione dei compagni caduti, dei Martiri dell'ultima ora risorge crudamente e il pianto ci serra la gola..."  

La guerra é finita, il Battaglione Aosta sarà l'unico tra quelli alpini ad avere la medaglia d'oro al valor militare. I nomi dei tanti caduti sono incisi oggi sulle lapidi dei monumenti di paesi e villaggi valdostani. Queste lastre di pietra e di bronzo restano l'immagine forse più vera e duratura per ricordare quella guerra lontana.

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