giovedì 31 dicembre 2015

1916-2016

Cesare Battisti in una copertina di Il Mondo del 1916

Il 1916 è l'anno più tragico della Grande Guerra. Nel corso di lunghi mesi si consumano i massacri di massa di Verdun, della Somme, delle battaglie sul Fronte Orientale, di quelle sul fronte italo-austriaco. L'irredentista trentino Cesare Battisti venne catturato dagli austriaci nel corso dell'offensiva in Trentino, ritenuto un traditore fu condannato a morte e impiccato a Trento il 12 luglio del 1916. E' uno degli episodi di quest'anno maledetto di cui parleremo diffusamente nei post che seguiranno. 

sabato 14 novembre 2015

Il bombardamento di Parigi del 30 gennaio 1916

Avremmo voluto pubblicare questo post, in preparazione già da tempo, senza l'incalzare delle notizie che giungono, in questa mattina del 14 novembre 2015, da Parigi in cui si é verificato un attacco terroristico da parte dell'Isis di inusitata violenza contro persone inermi e che rende necessaria una risposta dura, intelligente e unitaria di tutto il mondo civile. Il tema di questo post é il terrore contro le popolazioni civili delle città generato dagli attacchi aerei nel corso della Prima Guerra Mondiale, le fotografie che vedrete furono eseguite dopo il bombardamento. Oggi le immagini vengono registrate quasi in tempo reale, ma la sostanza non cambia: la guerra si é trasformata ed é bene capire quali furono le origini di questa trasformazione.


Nella storia della guerra l'arma aerea venne impiegata per la prima volta in modo sistematico durante la Prima Guerra Mondiale, la fotografia e i reportage che vennero pubblicati sulle riviste dell'epoca consentirono ai lettori di vedere a pochi giorni di distanza la novità di un bombardamento dal cielo. A noi oggi capire  come le immagini delle distruzioni e della morte delle persone, venivano utilizzate al fine di cementare la resistenza contro l'avversario. La Germania fu la nazione che  investì di più nell'arma aerea e i dirigibili Zeppelin divennero quasi un simbolo della guerra tedesca. Parigi era stata bombardata dagli Zeppelin sin dall'agosto del 1914 e i tedeschi avevano sfidato le barriere naturali che proteggevano l'Inghilterra per effettuare bombardamenti che avevano provocato distruzioni e danni. Non sempre i dirigibili tedeschi uscivano indenni da queste missioni, molti furono gli Zeppelin abbattuti, ma la loro presenza nei cieli continuò a terrorizzare le popolazioni civili sino alla fine della guerra. Con il bombardamento aereo la guerra totale e industriale perfezionava le sue capacità distruttive e gli attacchi sulle città avevano lo scopo di indebolire il morale della gente che si trovava esposta ad un'aggressione di tipo  nuovo e devastante. Vediamo come la rivista francese Le Pays de France informò i lettori sull'attacco che gli Zeppelin tedeschi avevano sferrato sul popoloso quartiere parigino di Menilmontant; gli articoli e i servizi fotografici sono pubblicati a breve distanza dagli avvenimenti nei numeri del 10 e del 17 febbraio 1916.
10 febbraio 1916
Le Pays de France innanzitutto presenta gli Zeppelin e le misure di difesa adottate per proteggere Parigi da questo attacco.

Pag 6
"Gli zeppelin sono ritornati all'ordine del giorno rinnovando i loro attacchi criminali su Parigi e l'Inghilterra. Vediamo le fotografie di uno zeppelin che esce da un hangar e al di sotto la coppa del mostro dell'aria; a sinistra vediamo le riparazioni per le avarie causate dagli shrapnells; a destra il condotto che conduce alla camera della mitragliatrice; al disotto della camera un sacco riempito d'acqua per le prove di caduta dei proiettili. Nei medaglioni, due delle bombe cadute su Parigi."

La preoccupazione per lo scoraggiamento della pubblica opinione é forte. Probabilmente su suggerimento delle autorità militari, ci si affretta a pubblicare alcune fotografie che mostrano l'apparato di difesa della capitale francese.

Pag 7
"Se gli zeppelin sono potuti giungere, non e' per gli errori nelle misure di protezione prese. Due potenti proiettori sono stati installati sulle torri; osservatori vigilano dalle impalcature speciali; cannoni contraerei sono piazzati in diversi punti del campo trincerato; proiettori installati su automobili permettono di seguire gli zeppelin nella loro marcia; posti d'ascolto molto sensibili scoprono il rumore del motore delle aeronavi."
Grande spazio nei servizi fotografici hanno le immagini delle vittime e al primo posto ci sono bambini e fanciulli.



Pag 8
"Nei medaglioni, le fotografie di qualcuna delle vittime delle bombe dello Zeppelin: a sinistra, le sorelle Chouckmann, piccole russe di 7 e 5 anni, ferite; Lucie Petitjean,15 anni,  fatta a pezzi da una bomba; a destra, Mme Sarah Anezin, 61 anni, rifugiata da Jeumont, gravemente ferita. In alto nella pagina, la casa del sottobrigadiere Bidault, ucciso, sua moglie e sua suocera furono ferite; in basso, un albero sradicato dall'esplosione di una bomba."
Si mostrano anche i danni materiali provocati dalle bombe, la fotografia che segue é un'immagine forte: la distruzione e la morte non sono venute dall'artiglieria, ma dal cielo. L'uomo che prende appunti é veramente poca cosa dinnanzi alla distruzione.

Pag 9
"Nel loro comunicato i tedeschi hanno dichiarato che i loro zeppelin avevano bombardato la fortezza di Parigi. Questa casa, molto lontana da somigliare ad una fortezza, fu attraversata dall'alto in basso dalla una bomba. Dieci persone furono uccise, tra cui  sei donne e due bambini. L'ammasso di rovine era talmente considerevole che impedì a diversi locatari, abitanti in un immobili dietro a questo, di uscire dalle loro case."
Il bombardamento aereo non solo provoca morte e distruzione, ma mette a dura prova il funzionamento delle città che ormai sono organizzate secondo logiche dettate dalla modernità, in primo luogo nel sistema dei trasporti.

Pag 10-11
"La prima bomba lanciata dallo zeppelin e' esplosa sul terrapieno di un boulevard esterno e ha forato la volta del metro."

"Il primo ordigno non ha fatto  vittime, ce ne sarebbero state se la caduta fosse avvenuta due minuti prima perché in quel momento un treno carico di viaggiatori era passato in quel punto. Nel medaglione la linea della metropolitana dopo l'esplosione. Il traffico dei treni non fu interrotto che poche ore."

"Ancora due case demolite! Da sinistra a destra, partendo dall'alto della pagina, un muro distrutto dall'undicesima bomba.-Il generale Perreau sul luogo della catastrofe. Un buco aperto da una bomba. Sempre nello stesso popoloso quartiere: appartamento di un piano dove due persone furono uccise. Tre edifici distrutti in un piccolo passaggio, ci sono stati due morti e un ferito."
Altre vittime dello Zeppelin

"Alcune vittime dello Zepellin la sera del 30 gennaio. Iniziando dall'alto della pagina e da sinistra a destra: Mme Leon, uccisa; M.  Petitjean, in licenza di sei giorni, ucciso; Mme P etitjean, uccisa; Andre Leriche, 18 mesi, Raymond Leriche, figli di Mme Leriche, uccisi; Jean Leon, 9 mesi, figlio di Mme Leon,ucciso; Henri Petitjean, 12 anni, ferito; Mme Leriche, uccisa; Maurice Forest, 15 anni, ferito."
Funerali delle vittime Le Pays de France, numero 70 del 17 febbraio 1916
Pag 14

"Il 7 febbraio Parigi ha celebrato magnifici e commoventi funerali alle vittime dello zeppelin. l feretri posti su affusti di cannoni, ornati con fasci di bandiere, furono condotti sino alla chiesa di Menilmontant, poi al municipio del xx quartiere dove i rappresentanti del governo resero il supremo omaggio alle vittime della barbarie tedesca."

Pag 15
"Una folla enorme, silenziosa, raccolta, si e affollata lungo il percorso e ha seguito il corteo per giungere a Pere-Lachaise dove c'e' stata l'inumazione. Sotto i veli di stoffa violetta che ricopriva i carri funebri, si potevano scorgere i piccoli feretri dei bambini che le bombe dello zeppelin hanno massacrato, e gli occhi si riempivano di lacrime e i cuori gridavano vendetta."


Con la parola "vendetta" si chiudono i commenti alle fotografie che abbiamo presentato, nelle guerre successive alla Grande Guerra le vittime civili aumentarono in tal modo da superare di gran lunga quelle militari. Oggi non si tratta di vendicare, ma di ristabilire la convivenza civile e l'ordine tra le nazioni. Non bisogna confondere l'Islam con l'Isis, sarebbe un errore imperdonabile, ma questi assassini vanno fermati. 

martedì 29 settembre 2015

Cronologia fotografica e illustrata della Prima Guerra Mondiale 1915 agosto-dicembre


Dalla rivista francese Le Miroir N° 92 del 29 agosto 1915
Sono gli ultimi mesi del 1915 e l'immane catastrofe che si è abbattuta sull'Europa dall'agosto del 1914 è simboleggiata da questa fotografia che la rivista Le Miroir descrive come la ripresa dell'esplosione di una mina sulla linea del Fronte Occidentale. Può darsi che la fotografia sia stata eseguita nelle retrovie per un'esercitazione, ma non importa: conta ciò che i lettori vedono della guerra. L'anno 1915 si conclude con una serie di insuccessi per l'Intesa e qualche vittoria per i tedeschi che occupano Varsavia e si spingono sempre di più verso la Russia  che, pur mostrando capacità di resistenza, sembra ogni giorno sul punto del collasso a causa di un mancato coordinamento tra i generali, le divisioni tra gli stessi e la mancanza di armi. Il tentativo di occupare Gallipoli e mettere fuori gioco la Turchia fallisce, Belgrado, la capitale serba, viene occupata e la Russia resta isolata. La Bulgaria ha atteso l'esito della spedizione di Gallipoli e il re Pietro I° sceglie gli Imperi Centrali per ingrandire il suo paese a spese della Russia. Sul Fronte Occidentale le offensive in Champagne e a nord, nella zona carbonifera di Loos, non raggiungono gli obbiettivi di sfondare il fronte: vengono occupati tre o quattro chilometri quadrati in mano ai tedeschi al costo di perdite elevatissime. Gli italiani sono inchiodati sull'Isonzo con un costo di vite umane altissimo. Lo scenario è oscuro e il 1916 porterà solo massacri di massa di un livello mai visto nella storia: si chiamano Verdun e la Somme.

-5 agosto - i tedeschi entrano a Varsavia
Da Le Miroir N° 95 19 settembre 1915

Una fotografia come questa si aggiunge alle tante altre che le riviste fotografiche e illustrate hanno già pubblicato sull'esodo di centinaia di migliaia di persone nelle nazioni investite dalla guerra. Dalle campagne si va verso le città e viceversa: i profughi cercano sicurezza, cibo e abitazioni. Migliaia di europei piombano improvvisamente nella miseria e la violenza della guerra si abbatte sulle popolazioni civili.

-6 agosto -nei Dardanelli gli alleati cercano di sbarcare a Suvla
Da Le Miroir N° 91 22 agosto 1915

Siamo quasi alla vigilia del fallimento totale della spedizione di Gallipoli, questa fotografia non racconta uno sbarco, ma una trincea da cui inglesi e francesi scrutano i movimenti dei turchi. La spedizione doveva essere un blitz e invece si è trasformata in una guerra di posizione con inglesi, australiani e francesi aggrappati alle spiagge rocciose e arroventate dal sole e i turchi che dall'alto respingono gli attacchi, incuranti delle perdite, ma animati da un forte sentimento di orgoglio nazionale.

-20 agosto - l'Italia dichiara guerra alla Turchia
Da Le Miroir N° 92 29 agosto 1915

Nella didascalia che accompagna la fotografia che presentiamo, la rivista Le Miroir riconosce che quella italiana è una guerra diversa, combattuta in alta quota e sui ghiacciai. Vittime della guerra sono anche gli animali, in questo caso i cavalli di cui nel corso della Prima Guerra Mondiale si fa largo uso per il trasporto di armi e munizioni. L'Italia ha dichiarato guerra anche alla Turchia e questo fatto svela le reali intenzioni di chi, dalle alte sfere del potere, ha voluto la guerra: non solo la liberazione della terre "irredente", ma l'espansione italiana nella penisola balcanica e nel Mediterraneo Orientale.

-6 settembre - i russi fermano l'avanzata austro-tedesca a Tarnpol
Da le Miroir N° 95 19 settembre 1915

Una carica di cavalieri cosacchi per dire all'opinione pubblica dei paesi dell'Intesa che la Russia ancora non è sconfitta. La battaglia di Tarnpol vede un momentaneo arresto dell'avanzata degli eserciti degli Imperi Centrali. Nello scontro in Europa Orientale sono soprattutto gli austroungarici ad avere la peggio sui russi che già contano almeno 2 milioni di caduti.

-6 settembre - la Bulgaria firma un trattato di alleanza con gli Imperi centrali
Da le Miroir N° 98 10 ottobre 1915

Francia e soprattutto  l'Inghilterra, hanno cercato di attrarre la Bulgaria dalla loro parte per cercare di spezzare l'isolamento russo, ma il re Ferdinando sceglie la Germania avendo ormai compreso che la Turchia uscirà vincitrice dallo scontro a Gallipoli. Opportunismi e calcoli si mescolano alle rivendicazioni nazionali in una parte d'Europa in cui la guerra dal 1912 non è mai finita.

-22 settembre - inizio dell'offensiva francese in Champagne
Da Le Miroir N° 99 17 ottobre 1915, una postazione di soldati francesi alla Ferme Navarin

Visto il fallimento a Gallipoli, Francia e Inghilterra provano a sfondare il Fronte Occidentale con due offensive simultanee che non modificano la situazione della guerra di posizione. La didascalia della fotografia definisce come terreno di lotta moderno, una fossa in cui un gruppo di uomini cerca di sopravvivere al tiro spietato delle artiglierie avversarie. In realtà la fotografia fornisce solo una vaga idea di ciò che dovette essere l'offensiva francese nell'autunno del 1915.

-25 settembre-8 ottobre - offensiva inglese a Loos
Le Miroir N° 100 24 ottobre 1915, la cittadina di Loos distrutta

La distruzione totale di villaggi e cittadine della Francia del Nord è il prezzo delle offensive dell'autunno del 1915. Oggi questi luoghi sono stati interamente ricostruiti e gli edifici risalgono tutti ad un'epoca posteriore al 1918.

-5 ottobre - gli alleati sbarcano a Salonicco e violano la neutralità greca
Da Le Pays de France 1915, il generale francese Sarrail alla partenza per Salonicco

Nel tentativo di forzare la mano ai greci i francesi occupano Salonicco con un corpo di spedizione che avrebbe dovuto minacciare le frontiere austroungariche, ma il tentativo non riesce e la Grecia si divide tra chi avrebbe voluto entrare in guerra e chi voleva restarne fuori. Lo scontro politico giunge quasi alla guerra civile. Qui vediamo il generale francese Sarrail alla sua partenza per Salonicco, Sarrail non è amato  nell'esercito francese per i suoi legami con la Massoneria e gli intrighi politici di cui si rende protagonista.

-9 ottobre -Belgrado è occupata dagli austro-germanici
Da le Miroir N° 97 3 ottobre 1915, soldati dell'esercito serbo sul fiume Drina


In pochi giorni Belgrado, capitale della Serbia, è occupata dai tedeschi: è la risposta all'operazione di Salonicco. Per il momento la Serbia è fuori dalla guerra e i resti del suo esercito si ritirano tra le montagne in un'epica traversata che approda alle spiagge dell'Adriatico.

-18 ottobre-3 novembre - terza battaglia dell'Isonzo
-10 novembre-10 dicembre - quarta battaglia dell'Isonzo
Da Le Miroir N° 94 12 settembre 1915, lo stato maggiore dell'esercito italiano al comando del Generale Cadorna

E' un gruppo di uomini vecchi quello che compone lo stato maggiore del generale Luigi Cadorna, vecchi d'età e di mentalità. Sono i responsabili delle inutili offensive italiane sull'Isonzo che provocano la morte di migliaia di uomini senza cambiare in alcun modo la situazione di stallo in questa parte del fronte italo-austriaco.

16 dicembre - Douglas Haig succede a John French come comandate dell'esercito britannico sul Fronte Occidentale
da The Great War, 1915, un'illustrazione racconta l'operazione di raccolta di armi e documenti in un settore occupato dai britannici dopo il combattimento.

Sir Douglas Haig comanderà l'esercito dell'Impero Britannico sino alla fine della guerra, tenace assertore dell'offensiva legherà il suo nome ad alcuni tragici disastri e in particolare alla Battaglia della Somme dell'estate del 1916.

giovedì 20 agosto 2015

Lettere dalla Grande Guerra Margherita Del Nero 1917 febbraio

Il paese di Veroli nelle lettere di Margherita Del Nero a suo marito al fronte
1915-1918
febbraio 1917
Monumento ai caduti di Veroli, Fotografia di Ugo Iannazzi, per gentile concessione.
Le notizie dal tempo della Prima Guerra mondiale che ci giungono nelle lettere di Margherita Del Nero inviate a suo marito Giuseppe Mizzoni, sono di un mondo in cui la notte ancora si rischiara con le torce per cercare di riparare un muro caduto per le piogge e gli effetti del terremoto. Sono di una proiezione cinematografica a Veroli del film Cristus (1916) di Giulio Antamoro a cui le famiglie, comprese quelle di Margherita e Giuseppe, sono invitate ad assistere per meditare sulle sofferenze di tutti e in primo luogo dei soldati al fronte. Sono quelle di una guerra sembra non finire, mai e anzi si estende con l'entrata in campo degli Stati Uniti e la preparazione di una nuova offensiva italiana. Margherita spera in una licenza del marito che invece si rinvia: forse per carnevale, poi per Pasqua o per l'onomastico di Giuseppe. E Margherita cerca di darsi da fare, vuole scrivere al comandante del marito, chiede come fare al maresciallo dei carabinieri, inventa strategie, ma la macchina della guerra inesorabilmente per suo conto lavora mentre i prezzi salgono e nei paesi come Veroli quasi si torna ad un economia autarchica in cui le merci prodotte si debbono consumare sul posto e le penne non contengono più vero inchiostro, ma una mistura fatta con l'acqua e con cui è difficile scrivere. E insieme a tutto questo il risvegliarsi, con i primi accenni della primavera, dei sensi di una donna che passa la sua vita ad aspettare.
3 febbraio
Peppino mio. Solo oggi ho avuta la tua cartolina del 29 dove ho potuto conoscere il tuo indirizzo. Non so e non posso descriverti quale brutta impressione m'abbia fatto, più non dirmi che siamo fortunati, dimmi piuttosto che la sfortuna ci perseguita come meglio può...Io son diventata nervosa in modo da non potersi dire, al vedermi giovane, ridotta in una stamberga umida che continuamente ci piove, (mai credevo nella vita ridurmi così) senza genitori, vicino a gente maligna e senza cuore, con il marito lontano, con il pensiero fisso di una sciagura, oh Dio, io mi sento stravolta, tu a questo non rispondermi affatto perché, sapendo che sei tu a soffrire e cerchi darmi coraggio, m'irrita di più. E' svanito da me ogni pensiero di avere presto un caro angioletto che mi riempisse il vuoto del caro Bettino, anzi penso spesso che ne sarà della cara Milena?...Non rimane che raccomandarti di stare attento e di non fare da sottomesso com'è sempre stato, chiedi e cerca di venire presto a licenza, oppure se al giungerti di questa mia, vedessi che la licenza si prolunga, fammelo sapere, con tre telegrammi ti farò venire, devo parlarti di un affare che non posso dirti per lettera, tu intanto assicurati se è vero che quelli che sono stati a zona di guerra sei mesi hanno diritto di tornare indietro...
4 febbraio
Mio caro Peppino. Dall'altra sera che ricevetti la tua cartolina del 29 dove mi dicevi che di nuovo ti avevano rimandato agli alpini; non ho avuto più nulla da te. Così non si può più vivere, se domani non ho qualche cosa....E' inutile, io ora sono sicura che tu sei al pericolo, e domani 5 corrente, sono 7 giorni dacché non ho ricevute tue notizie. Se Dio non ci rimedia, non si può tirare più avanti. Sto scrivendo a quest'ora, sono le 7 pomeridiane, con la fervida speranza che l'ultima posta, che si distribuisce alle 8, mi porti un tuo caro scritto. Che destino! fosse anche più a fatica a San Vito, almeno, mi consolava il saperti con i paesani. Mi si rode la rabbia, pensando che tante bestie devono stare negli uffici, pagati e fanno i signori, mentre tu che degnamente potresti stare a ricoprire una di queste cariche, devi invece faticare da bestia, non solo, ma essere continuamente esposto ai pericoli...
5 febbraio
Mio caro Peppino. O' riletta la tua lettera del 31 giuntami ieri sera coll'ultima posta. Sebbene mi dispiace il saperti malato di stomaco, pur non ti nego che è la notizia che più di tutto mi consola un po'. Sarà però vero che tu ci ritrai da questo qualche cosa di positivo? Se t'accorgi che è così, seguita e dammi presto una bella notizia, se poi fossero chiacchiere al vento, come altre volte è successo è meglio che la pianti, altrimenti corri il rischio di esser punito...Di quello che dici della profetessa francese, magari fosse vero, però non ci credo, se ne sono intese di dicerie popolane, se ne fosse verificata una. Di pace quà, più non se ne parla, il giornale di ieri e quello d'oggi ancora annunzia la guerra degli Stati Uniti. Lo sai la Germania a bloccato tutti i porti del mare con i sottomarini, di modo che più non si può viaggiare, stanno facendo trincee e fortificazioni perfino a Terracina. La fame poi incomincia a farsi sentire, la roba costa, forse come mai è stato...
6 febbraio
...Come ieri t'annunziai, nel piccolo (giornale quotidiano) di ieri sera vi era la rottura diplomatica tra gli stati Uniti e la Germania. non solo, ma sembra che anche l'Olanda vuole uscire in campo ed anche lei contro la Germania, perché non vuole che questa ingombri le sue acque. Ora avviene che siccome a noi l'America ci forniva di tutto, adesso i porti si sono chiusi e non passa più niente, e la fame si farà presto sentire. I prezzi dei viveri aumentano di giorno in giorno. Da Veroli, come da qualunque altro paese non può uscire più niente, si deve incominciare a fare che ognuno deve pensare per il suo paese. Da quà non può più uscire nè carbone, nè legna, uova, polli, insomma qualunque cosa. Sono molti i soldati che scrivono che incominciano a soffrire la fame, e tu come te la passi in fatto di cibo...Oggi è venuto a Veroli per ventiquattro ore Antonuccio il figlio di Liborio. A forza di ragirare e marcando continuamente visita, l'hanno fatto dopo 7 mesi di servizio, inabile alla guerra e mandato al deposito di Frosinone. Se a te succedesse un fatto simile!...Accusando sempre dolori gastrici, chi ti ci vede allo stomaco? chiedi magari visita superiore se costì non ti riconoscono. Questa mattina è giunta una lettera di tuo fratello, ha cambiato indirizzo, dice che senza nessuna raccomandazione, solo per aver detto che aveva la licenza tecnica, una mattina è stato chiamato, levato dalla trincea, e messo nell'ufficio di Ala come scrivano. Dice che per ora neanche più può venire verrà più in là. Io mi sono stancata di mettere quasi in ogni lettera che cercassi di entrare in qualche ufficio, certo, dovresti dire ai tuoi superiori che hai fatto degli studi e fatti apprezzare per quello che vali. Di tutti questi di Veroli, tu che eri il meglio di condizione, sei stato il più disgraziato e sottoposto a tutti. Ecco perché io ci soffro, tutti hanno qualche fortuna e cercano a mettersi meglio, mentre tu...Io ti aiuterò più di quello che posso, ma la più gran forza la devi fare te...
 7 febbraio
...ho tante, tante cose da dirti che ci vorrebbe un volume intero; e poi, sono i miei parenti che mi contrariano e non vogliono, la mia idea sarebbe andare a situarmi ora a Roma; ed per questo che dico aspetto te. Dell'uscita in campo degli stati Uniti, c'é chi dice che va male, e chi dice che questo è la risoluzione del problema, che dovrebbe aver termine tra un paio di mesi. Ieri Cacciavillani mi disse: che viene a fare tuo marito?, tra poco si farà sicuro la pace e tornerà per sempre. Mi sento mancare il respiro quando mi si danno simili notizie. La pace, raggiungerà l'obbiettivo dei miei sogni. Tutto c'é veramente da sorriderci purché Dio ci da la salute e non una ma cento strade che abbiamo aperto. Quando la sera ti scrivo la nostra piccola dorme. Sono tanti i pensieri e le pene che tengo che non mi va di parlarti di lei, solo ti dico che si fa ogni giorno più bella e le signore nell'incontrarla dicono: sembra una bambola. Tanti baci da Milena e da me. Margherita
P.S. Dimmi Peppino ma tu fossi stato punito e non ti volessero mandare? Ti ho già avvisato di dirmi se è necessario che io ti telegrafo per farti venire il modo lo so io...addio.
8 febbraio
Mio amato bene. Questa sera ho fatto più tardi del solito, perciò mi trattengo più poco con te...Questa sera è venuto a cercarmi il professor Diamanti, ho pensato; chissà che notizia dovrà darmi, e non avevo il coraggio di presentarmi. Siccome a Veroli il 17, 18 e 19 si rappresenterà una importante cinematografia, il Cristus, un paio di mesi fa è stata eseguita a Roma al Costanzi, poi a Milano ed ora per intercessione del Cavalier Franchi si rappresenta per 3 giorni a Veroli tre rappresentazioni al giorno, incomincia dalle 2 pom, fino alla mezzanotte. Dopo di quà va all'estero. Vengono da Roma gli operai capaci di manovrare e musica scelta. Questo è venuto perché per riparare alle spese va facendo gli abbonamenti per vedere se almeno si copre delle spese; cercava me perché non conosceva gli altri. Abbiamo fatto l'abbonamento tutti uniti di famiglia per £ 11. Si, fin da ora ti dico che ci vado, però non solo mi sento urtata, ma il pensiero sarà di continuo con te. Già si sapeva di questa cinematografia da diverso tempo e il mo ideale era di assistervi in tua compagnia. Che destino!...
11 febbraio
Peppino amatissimo. Ieri non ebbi nulla da te, e neanche questa mattina, la prima posta, non mi ha portato nessun tuo caro scritto. Oggi è una splendida giornata di primavera, non mi prolungo tanto a scriverti, giacché non ho cose importanti da dirti; ti scriverò di nuovo questa sera se mi giungeranno tue buone notizie. La nostra salute è ottima, come m'auguro e desidero grandemente sia sempre di te unico e mio primo pensiero. Milena mi sta accanto è impaziente perché vede il sole e vuole andare a spasso, ed è per fare questo che non posso a lungo trattenermi con, non mi fa neanche indovinare a dirti quello che voglio Ti saluto con immenso affetto, ti abbraccio forte e a lungo ti bacio. Tutta tua affettuosa sposa a te fedele per la vita. Margherita
Caro papà la tua Milena ti bacia e ti aspetta (calligrafia di Milena)
Lettera di Margherita Del Nero dell'11 febbraio 1917 con un saluto scritto da Milena

12 febbraio
...Questa mattina sono stata da zia Rosa, sono quattro giorni ch è a letto con febbre quasi continua ed abbastanza alta. Paolina deve stare alla bottega, riguardare la madre e fare tutto ciò che serve per la casa. Zia Rosa mi diceva: sarebbe stata una fortuna per me se Peppino fosse stato a Veroli?...Vorrebbero che io andassi a starmi con loro, é inutile con questa guerra, chi più chi meno sono agitati e urtati, io poi appartengo alla categoria di quelle persone urtatissime, e non posso sottopormi ad un attedio. Milena poi è proprio una di quelle bambine che hanno l'argento vivo in corpo non si ferma un minuto, tocca tutto, salisce da per tutto, è un vero demonietto. Io non so lì come si va a finire, Alfredo ora si trova a combattere nei pressi di Gorizia. Nel giornale di questa mattina, vi era che nei pressi di Gorizia, all'Isonzo, le truppe italiane sono state inseguite dall'esercito austriaco, ed hanno dovuto retrocedere con perdite. Se il giornale dice così, figuriamoci che cosa sarà stato...sono guai, Peppino mio, e la fame e la crisi ora aumenta giornalmente. Cristino questa mattina ha scritto quanto tu gli hai raccomandato, ha detto che subito scrisse al tuo tenente dicendogli che volesse mandarti a licenza, ancora non aveva avuto risposta alcuna. Questa mattina Jano ha scritto alla moglie che Fischiagrilli arrivato a San Vito la sera del 7, fu fatto partire il giorno 8 per ignota destinazione loro sospettano che sia venuto costì da te. Indovina, io che ho pensato: Che fosse stato chiamato dal tuo comandante a rimpiazzare il tuo posto e volessero mandare te a licenza? Ricevi un forte abbraccio con tanti bacetti da Milena, e da me tanti infuocati baci che dicono il gran bene che ti voglio. Tua affettuosissima Margherita
P.S. Ecco le fortune che comprai ieri una per me e una per te (?)
13 febbraio
Peppino carissimo. Proprio ora ho avuta la tua cara cartolina con la data del 9, mi fa piacere il saperti bene, ma son sicuro che anche fossi malato non me lo dici, ormai abituato a dirmi, sto bene, del resto io te l'auguro e spero che fosse realmente come tu mi dici. ieri già te lo dissi che Jano aveva scritto della partenza di Fischiagrilli e il dubbio che avevano che fosse venuto dove eri tu. Peppino, credimi, io ero più che sicura, anche dopo quello che aveva scritto Cristino, che Fischia fosse venuto a dare il cambio a te. Questa notte io non so il perché, non ho chiuso un occhio. La sera quando viene l'automobile si sente un bel po' lontano, ieri sera la sentii lo stesso come le altre sere in lontananza, un bel pezzo dopo s'intesero gran voci, e dicevano: è caduto un muro della lunghezza di 20 metri e s'é trascinato anche quello di sotto. Erano le undici quando s'intesero tre forti bussate a casa, non potevo prendere sonno, credetti fossi tu, saltai dal letto, corsi alla finestra, appena mi videro dissero: ordine del maresciallo, venite a darci cinque torce, siccome oggi era mercato, e per evitare anche disgrazie perché non si poteva passare tutta questa notte sono stati a sgombrare la strada. Alle due poi è giunto Cristino ed Edoardo Marrocco tutti e due a piedi dalla stazione a Veroli. Mi dice Cristino che lui ha scritto al tuo comandante però fino al momento che è partito non aveva avuta nessuna risposta. Non mi sono messa a fare nessun telegramma perché come tu sai, ho scritto a Roma a Don Luigi Cerroni ma ancora non veggo risposta, aspetto qualche cosa di positivo. Intanto domattina farò una raccomandata al tuo comandante dicendogli che mi urge la tua presenza al più presto dovendo sistemare degli affari di famiglia. Cristino della guerra ne parla male assai, non so proprio come si può resistere a questa vita...
14 febbraio
..Ieri ti dissi che avrei fatto oggi una raccomandata al tuo comandante acciò si affrettasse a farti venire a licenza; però Cristino mi ha sconsigliata, dicendo che se vuole il tuo tenente ti manderà lo stesso; perché ci ha scritto lui dicendogli che siccome è diverso tempo che sono in pendenza degli interessi da sistemare tra voi e altri due cognati che ora trovansi a licenza, avrebbe piacere che ti mandasse, e dice Cristino, non c'è bisogno di infastidirlo, se vuole. Certo mi dispiace che la tua licenza si allunga tanto mentre di Veroli, sono venuti quasi tutti, speriamo che ti trovi qui quando si fanno le operazioni. Ieri sera mi dissero che presto si deve fare una grande battuta al Trentino senza però che si abbia nessun risultato. Del resto, io con ansia sto aspettando che abbia qualche risposta da Roma, poiché il mio più ardente desiderio sarebbe che quando tu vieni a licenza, di non farti più tornare costassi. Credimi, non solo ci sto intromettendo tanta gente, ma non mi stanco mai di pregare il Buon Dio e la Vergine, compreso il caro Bettino acciò mi aiutino non solo, ma che questo mio desiderio venga effettuato. Sarei fuor di me, se presto potessi avere la soddisfazione, i miei pensieri si cambierebbero e potrei cominciare a dire che da quest'epoca incomincerebbe una nuova vita per me. Dopo tu ti lagni che io dico: la sfortuna mi seguita, non è forse vero? Tutti hanno avuto il bene di avere il caro congiunto presso di se, ed io ancora no. Ieri sera Milena tutta angustiata (perché Titina ci diceva: ecco papà mio,) disse, mamma son venuti tutti e papà solo quello mio, mo, ma è vecchio proprio? Ci si divertono a dirci papà tuo è vecchio, essa ci piange ed irritata dice: è nuovo papaà mio: Mille bacioni da Milena, e da me un forte abbraccio e un forte bacio alla bocca. Tua affettuosa sposa Margherita
18 febbraio
...Ti scrivo un po' dispiacente, poiché ieri mi fu impossibile scriverti, al pensare proprio in questi giorni di carnevale ti privo di miei scritti; tu certo crederai che io stia a divertirmi. No, Peppino mio, anzi ti confesso che non mi diverto affatto. Ieri sera fui alla rappresentazione di Cristus, l'abbonamento lo tengo per tre sere, però non ci vado più. E' una bella rappresentazione, c'é anche concorrenza dei paesi vicini, io con l'idea di assistervi con te non mi ci diverto e mi torna più conto di non andare. Giovannino è andato alla visita fin da venerdì scorso, e questa mattina su Giornale d'Italia vi era che la partenza del 98 c'é il 26 corrente, è poi sono chiamati a nuova visita tutti i riformati dal 76 in poi. Se così fosse, non solo tu potresti passare in terza categoria, ma con qualche impegno far ritorno o al distretto di Frosinone, oppure a casa. Vedremo, io mi sto interessando proprio tanto di te, perché sei il mio unico pensiero e la mia dolce speranza...
P.S. Scusa la calligrafia.
19 febbraio
...Seppi, fin da ieri sera che anche Jano è venuto costì ove sei tu, è vero? Se da una parte mi dispiace, perché questo è un segno che da costì più non vi levano, da un altra parte, mi rincuoro un pochino al saperti in compagnia di amici e paesani. Però non ti nego che quello che mi accascia e non mi da requie è, il perché ancora non ti danno la licenza mentre ormai quasi tutti hanno usufruito di questo tenue divertimento. Di Santa Croce, non deve venire altro che tu e Cecchitto, il quale ha già scritto che viene in settimana. Si sente tanto parlare che tra breve si deve effettuare una grande avanzata al Trentino, anzi Cristino ha detto che stanno arrivando un'immensità di batterie. Io penso che se le operazioni incominciano, certo a te la licenza più non te la danno. Perché non l'hai ancora chiesta al tuo comandante? Mille e sinistri pensieri mi torturano la mente e quello che continuamente mi tiene agitata è che tu fossi stato punito? Ti fossi trovato in un momento di alterazione ed avessi fatto qualche mancanza...senti, Peppino mio, qualunque cosa ti fosse accaduto, tu sei sempre il mio amore, la mia vita, il mio tutto...Uno dei Cristini che ha anche moglie, era di artiglieria, per fare lo strafottente, non solo non ci hanno voluto dare la licenza; ma lo hanno messo in fanteria. Io questo te l'ho voluto dire giusto per farti consapevole delle ingiustizie che avvengono in questa terribile guerra...
20febbraio
...Oggi è carnevale, ma credimi, ad onor del vero non si è nemmeno conosciuto. Questa notte ti ho sognato, mi pareva di trovarmi in un albergo ed aver visto te in compagnia di Jano e Ceccarelli. Mi pareva che io ero sbalordita come mai tu ti trovassi lì senza avermi fatto saper niente. Ad un certo punto tu mi hai invitata a pranzare con te, io ho accettato, ed osservandoti bene mi sono accorta che eri tanto sciupato, e è stata tanta la mia impressione che mi sono subito svegliata agitatissima. Questa mattina, mille erano i pensieri che mi turbavano la mente, e la prima posta che si distribuisce arriva a Santa Croce verso le undici...Appena giutami la tua cara lettera con la data del 16, ho subito acceso il fuoco e ho fatto da mangiare per me e la cara Milena. O' avuto pure la cartolina del 15, ma dirti quale piacere e tranquillità insieme mi ha portato la tua lettera, mi è difficile potertelo descrivere. Io ti ho scritto sempre agitata per la licenza, perché mi passava sempre il sospetto che fossi stato punito, oppure t'avessero preso di mal'occhio ma ora che sono assicurata di quanto tu mi hai scritto, sono più tranquilla. Non ti nego poi, che sarei più contenta poter passare con te, non dico le altre feste, e se non fosse la S. Pasqua, almeno il tuo onomastico. Chissà che dirai nel vedere questa bella calligrafia; le penne ora ne danno a soldo e non costano niente, l'inchiostro è acqua. Ti ho sempre amato, fin dal primo giorno che ti conobbi, ma dirti quello che ora io sento per te, sono cose inenarrabili. Mi sento fremere la vita al pensiero di poterti presto riabbracciare. Non posso più trattenermi con te per la penna, saluti e baci da Milena e da me Margherita
P.S. Scusa questa indecente scrittura addio
23 febbraio
...Oggi non mi è giunto nessun tuo scritto, speriamo che mi giunga un'ottima notizia domani. Senti ora quanto ti dico: Domattina dopo che è partita l'ultima posta, per vedere se mi giunge nulla da te, scrivo al tuo comandante dicendo che dovremo fare degli interessi, contemporaneamente scrivo a te scrivo a te dicendo lo stesso, appena tu ricevi la lettera che t'ho detto, tu senza far altro presentati al tuo tenente fagli leggere la tua lettera e digli che non faccia che più a lungo si prolunghi la tua licenza. Oggi stesso il maresciallo mi ha detto di fare così, dicendomi che questa è la via per venire a licenza. Poi proprio per legge, i tuoi superiori chiedono informazioni a lui, ed allora sta il suo compito di dire se va bene e se è vero. Mi ha promesso che darà buone informazioni e dirà che la tua persona urge subito. Se poi con la posta mi giungesse notizia che tu presto vieni, allora tralascio tutto, hai capito? Noi in salute stiamo bene e anzi se dovessi dire, non mi sono inteso mai tanto appetito come ora, mentre il deputato Carboni venuto domenica a fare un discorso la pazienza, fermezza e coraggio, e di fare a poco a mangiare, a me sarà la primavera mangerei il doppio...
26 febbraio
...Proprio ora mi sono giunte le tue care cartoline de 20 e del 21 e ne son rimasta tanto contenta, perché dal contenuto di esse m'accorgo chiaramente che tu sei contento. Ed ora anch'io al pari di te non desidero che tu presto venga, almeno fossimo insieme il giorno del tuo onomastico...son persuasa finalmente che la tua licenza è prolungata proprio per quello che tu mi dici; ed ho saputo di sicuro che le licenze rimarranno sempre aperte; per questo sto più contenta. Tu ricordati di avvisarmi del tuo arrivo per telegramma, hai capito? Milena oggi è tornata a scuola, se avessi visto com'era contenta. Qui fanno certe belle giornate da non dirsi e costì, che tempo fa?...
28 febbraio

Peppino mio caro. Perdona se ieri non ti ho scritto, passai tutto il giorno da Concetta, e no che non abbia pensato a te, un po' occupata mi si passò il tempo. Ieri ricevetti la tua cartolina del 22 e questa mattina ho avuta la tua lettera del 24. Dirti quale gioia ho provato nel ricevere la presente non posso, solo ti dico che sto in ismanie di rivederti da un momento all'altro. Mi dici di Romolo e purtroppo vero caro Peppino, anzi ha scritto che presto lo portano al fronte, e in prima linea; ti dirò bene e a voce il perché. Giovannino è stato fatto abile, eri partì, però ieri sera è tornato, l'hanno messo in fanteria 63° regg. ha avuto di licenza fino al giorno 8 marzo e va a Salerno. Io credo che lo troverai qua, giacchè mi dici che la prima scampagnata vuoi farla a Santa Francesca. Cristino riparte il 5 marzo ha avuto più di quindici giorni, ha un capitano che ci vuole un bene grande, ha voluto che si trattenesse un po' più in famiglia. Mi dici che ti preparo quella tenuta di velluto, pulita c'é, si dovrebbe stirare, però è tanto malandata che è vergogna indossarla. Quando vieni ci penseremo a quello che devi metterti... 

lunedì 17 agosto 2015

Somme 1916 Il ricordo della Grande Guerra in Tenera è la notte di Francis Sott Fitzgerald

Il documentario che presentiamo è stato girato nel mese di luglio nel corso di una visita sui campi di battaglia della Somme, siamo andati a Beaumont Hamel dove c'è il sacrario dei volontari di Terranova che il 1° luglio del 1916 vennero sterminati nel corso del primo giorno dell'offensiva britannica. In questi luoghi è ambientata una pagina del romanzo Tenera è la notte di Francis Scott Fitzgerald. Il protagonista del romanzo, Dick, osservando i campi di battaglia, riflette sulla guerra terminata da pochi anni e fornisce una spiegazione sul perché gli uomini poterono combattersi dal 1914 al 1918, in un conflitto che segna la fine di un'intera epoca.




sabato 11 luglio 2015

La rivolta degli Alpini ad Aosta del 25 e 26 novembre 1915 Quarta e ultima parte

Copertina della rivista Il Mondo del 1916 con una fotografia in cui posano gli Alpini in atteggiamento da combattimento
Da Torino giunge ad Aosta il Commissario di P. S. Odilio Tabusso, invia i risultati dell'inchiesta al Prefetto Verdinois in data 29 novembre. Nel fascicolo conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato. Presidenza del Consiglio, il documento è autografo e Tabusso cercando di ricostruire le vere cause dalla rivolta, traccia anche un panorama ampio dell'atteggiamento dell'elite valdostana nei confronti della guerra."...Si era in principio ritenuto che i riprovevoli fatti"scrive Tabusso" fossero il frutto di un preordinato accordo, circostanza questa più assodata dalla considerazione che quasi tutti i dimostranti erano affiliati a partiti manifestamente contrari alla guerra. Sta invece che le cause delle mai abbastanza lamentata violenta dimostrazione sono da ricercare nell'ambiente militare in cui gli alpini hanno passato il tempo dopo il loro ritorno dal fronte per ferite e malattie colà incontrate." Tabusso punta l'indice sul trattamento subito dai reduci dal fronte nelle caserme di Aosta ed esclude l'influenza del socialismo neutralista o del partito clericale, tracciando un quadro della situazione aostana in cui emerge la fragilità delle organizzazioni operaie. "Non l'elemento operaio che anche nei tempi ordinari è ridotto, nella stagione invernale, ai minimi termini; non l'opera deleteria degli affiliati ai partiti estremi che qui non può e non deve essere presa sul serio, giacché il partito popolare e socialista anche prima che scoppiassero le ostilità con l'Austria nel suo giornale di classe Le Mont Blanc non ha mai fatto opera di disgregazione ma tenne una linea di condotta interventista. Non la propaganda privata o pubblica perché qui mancano le leghe, i circoli e le associazioni politiche...". 
Elaborazione fotografica a partire dalla relazione del Commissario Odilio Tabusso
Tabusso analizza la stampa locale che sembra perfettamente allineata con il nuovo clima determinato dall'entrata in guerra dell'Italia. "E neppure la stampa locale, specie in questi ultimi tempi, ha nei suoi articoli scritto vivacemente contro la guerra. I quattro periodici ..., Le Mont Blanc, già nominato, Le Pays d'Aoste, la Doire e Le Duche d'Aoste, che del resto non sono letti dai soldati, specie di altre regioni, e su di essi non possono quindi esercitare influenza alcuna, non hanno mai stigmatizzata o deprecata la nostra guerra. Le Ducheé d'Aoste e Le Pays d'Aoste, organi del partito clericale, notoriamente non interventista, prima che si aprissero le ostilità e anche a guerra dichiarata e combattuta hanno bensì avuto qualche articolo leggermente accentuato in senso pacifista, ma in seguito e specie in questi ultimi tempi hanno modificato la loro linea di condotta dando ampi[...] anche ad articoli e corrispondenze di soldati che stanno combattendo al fronte, articoli di entusiasmo per la guerra." Dopo aver escluso i socialisti e i giornali locali, Tabusso salva anche la cittadinanza di Aosta che "nessuna parte, anche indiretta, ebbe pure negli incresciosi incidenti la popolazione di Aosta: tutta la cittadinanza si è mostrata estranea al fatto, stigmatizzando l'accaduto e non confondendosi e questo è stato constatato de visu anche dallo scrivente[..]. Si hanno quindi solo cause intrinseche all'elemento militare." Tabusso su questo punto sembra molto informato: i soldati parlano con la gente e tra loro, si chiacchiera anche con quelli che sono di stanza ad Aosta e non avrebbero dovuto partire. Tabusso non risparmia il comportamento degli ufficiali che nelle relazioni stilate dai militari era descritto come dettato solo dall'inesperienza. "E' voce comune in città, e ciò è stato confermato nei diversi interrogatori da me fatti a persone che più avvicinarono i soldati, che la dimostrazione ebbe origine innanzitutto dalla mancanza assoluta della disciplina e dalla inettitudine, è doloroso dirlo, del capitano di fanteria Ponti (?) notoriamente contrario alla guerra (egli stesso riuscì ad ottenere di non partire pel fronte) e comandante interinale del presidio e degli ufficiali subalterni di complemento troppo legati da amicizia, e quindi arrendevoli coi loro dipendenti. Ma altre cause più gravi hanno dato luogo alle scenate. Il cattivo trattamento fatto ai soldati in caserma, sia i feriti e i convalescenti che non verrebbero trattati coi dovuti riguardi dagli ufficiali medici, sia agli altri soldati che mancherebbero, per la poca esperienza degli ufficiali richiamati, qualche volta del vitto o del caffé o non avrebbero delle coperte o paglia insufficiente per dormirci sopra. Quest'ultima anzitutto è stata la causa occasionale, il pretesto dei fattacci. Alla vigilia della partenza pel fronte erano state tolte ai soldati, per timore che andassero poi perdute o disperse, le coperte di lana da letto. Ne conseguì che gli alpini dopo avere bevuto parecchio e fatte le note peregrinazioni per la città, sapendo di dover tornare ai quartieri, al freddo, e nella notte del 25 al 26[...]questo era intenso, per le cause già accennate ed anche perché malvolentieri ritornavano per la 2° o la 3° volta al fronte, iniziarono, specie qualche soldato ancora non completamente guarito e rimessosi in salute, la turbolenta dimostrazione, prima in pochi e poi in numero considerevole perché i più violenti, fatto ritorno in quartiere erano riusciti a far fare, anche con la minaccia di lesioni e danni personali, causa comune agli altri che già si erano ritirati. Che la cosa non fosse preordinata lo dimostra il fatto che buona parte degli alpini, poche ore prima della dimostrazione avevano scritto lettere alle rispettive famiglie mandando loro notizie dell'imminente partenza; erano andati a salutare le persone di loro conoscenza e qualcuno anche aveva fatto acquisti di generi alimentari di prima necessità e perfino[...]di inchiostro e di carta da lettera perché dicevano essi, difficilmente in trincea ne avrebbero trovata. Le cause dei disordini sono quindi precisamente quelle dianzi accennate per quanto l'autorità militare, e se ne comprende la ragione, non voglia forse accennarle e ammetterle; e poiché mi[...], per averlo appreso da persone degne di fede, che anche fra gli alpini sciatori che attualmente si trovano per l'istruzione a Courmayeur ed in altre località del circondario, e che fra non molto rientreranno in Aosta, serpeggia un vivissimo malumore per i non buoni trattamenti cui devono sottostare da parte dei loro superiori, segnalo la cosa alla[...]per quelle determinazioni rese necessarie dall'importanza del momento attuale. Con il massimo ossequio. Il Commissario di ps Tabusso"*
Elaborazione fotografica a partire dalla relazione Tabusso
In vino veritas! Dicevano i romani. Nel vino allora, questa miscela etilica in grado di eliminare le inibizioni e le paure, si riversa la rabbia a lungo repressa che esplode improvvisamente nella rivolta e nella voglia di spaccare tutto, di distruggere i simboli del potere. L'antico borgo di Aosta, dove sembra che non succeda mai niente se non acerrime beghe tra notabili, vive una notte brava in cui per una volta 400  esseri umani dicono che della guerra ne hanno abbastanza. Ci chiediamo: è possibile che in 400 siano tutti ubriachi? Forse qualcuno è cosciente di quello che sta facendo e per il momento non sa come finirà, a quanti anni di galera verrà condannato, magari dopo la fine della guerra e a vittoria conseguita. Nella relazione scritta e firmata da Odilio Tabusso su questo modesto episodio di insubordinazione nelle lontane retrovie del fronte sembra esplicitarsi un contrasto tra il potere militare e quello civile che si accentuerà sino alla disfatta di Caporetto. A mettere una parola fine a questa vicenda è il Ministro della Guerra Zupelli con una relazione inviata al Presidente del Consiglio Salandra in cui si fa propria la tesi del vino scatenatore dei tumulti, ma entra in campo un elemento nuovo che non avevamo ancora sentito menzionare: una scala. La data del documento è il 12 dicembre 1915. "... una scala rinvenuta al lato esterno del muro di cinta della caserma, lascia supporre che molti, dopo essere rientrati, abbiano di nuovo abbandonata la caserma scalando il muro. Verso la mezzanotte un gruppo di un centinaio circa di soldati alterati dal vino si trovò riunito al centro della città e si dette a schiamazzare, gridando "abbasso la guerra! abbasso la camorra! non vogliamo più partire! vadano un po' gli altri non sempre noi!" volendo alludere ai soldati della milizia territoriale di fanteria che erano sempre rimasti in paese. Non valsero le esortazioni degli ufficiali accorsi a calmarli e a farli tornare in caserma. Una pattuglia dei carabinieri fu aggredita e costretta a ritirarsi. Quindi la turba urlando, fischiando e scagliando sassi, si diresse verso una delle caserme, ruppe i vetri delle finestre, rovesciò la garitta, sfondò il portone, si scagliò all'interno, infranse le lampade elettriche, aprì le porte delle prigioni per liberare i puniti, salì nelle camerate, svegliò i soldati e minacciando e gridando: fuori i crumiri! fuori i vigliacchi! comandiamo noi! li costrinse fuori della caserma e a seguirla. Poi si recò all'altra caserma  e ripeté lo stesso chiasso, gli stessi tumulti, gli stessi atti di vandalismo. Due ufficiali che tentavano di nuovo di sedare i riottosi furono accolti a fischi, a sassate. Poi i tumultuanti si diressero alla stazione ferroviaria, ruppero vetri e fanali e costruirono delle barricate sui binari per impedire ai treni di partire. Frattanto si erano fatte le quattro e un po' di calma cominciò a entrare in quegli animi esaltati. Alcuni gruppi vennero a miglior consiglio e dando al fine ascolto all'esortazione degli ufficiali rientrarono in caserma. L'esempio fu di mano in mano seguito da altri. Alle 9 risultarono quasi tutti rientrati. Alla chiamata mancavano solo 24 individui. La partenza per la zona di guerra si effettuò poi alle 19, ed avvenne col massimo ordine. Anche il viaggio fino a destinazione non dette luogo ad alcun incidente. Furono trattenuti ad Aosta 24 militari, ai quali, come maggiormente compromessi nei disordini, furono denunciati al tribunale militare di Torino per i reati previsti dagli articoli 115,116, 228 e 230 del Codice Penale Militare. L'inchiesta ha pure accertato che alcuni ufficiali mancavano di previdenza e di prontezza o non usarono tutta l'energia che sarebbe stata necessaria: e questi furono disciplinarmente puniti. Ma non fu possibile assodare se l'opera di sobillatori abbia avuto parte nei disordini. Ma certo deve avervi contribuito l'ambiente in cui i militari tornati da fronte vennero a trovarsi, in mezzo ai parenti e ai compaesani che li commiseravano, lontani da quegli alti incentivi che si acquistano sul campo dell'azione. Il Ministro Zupelli (firma autografa)"
La Stazione di Aosta oggi
Sui motivi di ribellioni come quella di Aosta si è soffermata la riflessione degli storici. In"Soldati e prigionieri italiani nella Grane Guerra, Giuliana Procacci scrive: "Le tre principali ribellioni che si verificarono nell'inverno del 1915, ad Aosta, a Sacile, a Oulx, tra reparti di alpini che stavano per partire per il fronte, dipesero dal fatto che i soldati ritenevano di avere diritto a un più lungo periodo di riposo; sui turni e licenze mancava infatti ogni uniformità di trattamento e poteva anche accadere -come avvenne- che ad alcuni reparti fanteria non fossero concesse licenze per oltre due anni o che restassero in trincea per dieci e più mesi. Tuttavia se il motivo scatenante era la convinzione che fossero stati ingiustamente lesi dei diritti, spesso però la protesta sfociava in esplicite manifestazioni di avversione alla guerra, e di aperta ostilità contro lo Stato e le sue istituzioni...A differenza dei soldati italiani, inglesi e francesi distinguevano gli immediati responsabili dei massacri, che condannavano, dalle istituzioni politiche del paese, che non venivano mai messe in causa, e per difendere le quali essi accettavano di combattere..."
Come reagì lo Stato dinanzi alle ribellioni di Aosta, Sacile, Oulx?
Sempre Giuliana Procacci, dopo aver descritto brevemente i fatti accaduti in particolare ad Aosta, tratteggia l'atteggiamento dei gruppi dirigenti che scelsero una sola strada: "Altri episodi si verificarono nei mesi successivi, senza però raggiungere i livelli di quelli descritti. In seguito agli avvenimenti di Sacile (in cui i rivoltosi avevano esploso in aria colpi di fucile nda.) infatti, Cadorna aveva scritto a Salandra la già ricordata lettera del 14 gennaio 1916, nella quale si era espresso contro le sentenze che contemplavano solo l'ergastolo, e a favore delle condanne a morte: poiché gli elementi di accusa erano spesso solo indiziari (come appunto nel caso di Sacile), Cadorna aveva deplorato che il codice non prevedesse la facoltà della decimazione, all'uso della quale, in seguito agli sbandamenti legati all'offensiva nemica del maggio 1916, come già vedemmo, autorizzò e incitò i comandanti, che la misero spesso in azione, inducendo pertanto i sodati a desistere da atti di protesta."[da Soldati e prigionieri italiani nella Grande Guerra di Giuliana Procacci, pagg. 98-99, Ed. Bollati Boringhieri, 2000]

*Nel 1922, il giorno dopo la marcia su Roma, il Commissario Odilio Tabusso, diventato nel frattempo vice-questore di Torino, assiste compiacente alla devastazione della sede del giornale comunista "L'Ordine nuovo" da parte delle squadre fasciste. Era presente anche il commissario Mariano Norcia che era al comando di reparti del 91° fanteria. Nessuno intervenne in difesa della sede del giornale fondato da Antonio Gramsci. [Informazioni tratte da: http://www.anppia.it/news/2013/12/18/novantuno-anni-fa-a-torino-la-strage-del-XVIII-dicembre/]