sabato 16 luglio 2011

1917 La fotografia e la rivoluzione Quarta Parte

Lenin, Trotskij e dintorni

“La stampa austro-tedesca è piena di informazioni sulle atrocità che verrebbero commesse a Pietrogrado, a Mosca, in tutta la Russia: centinaia e migliaia di assassini, scariche di mitragliatrici, ecc,.”

Le Miroir N° 220 del 10 febbraio 1918. Il titolo della fotografia di copertina è “La Guardia Rossa ha saccheggiato Mosca a colpi di cannone” e si riferisce alla vittoria dei bolscevichi in quella che poi diventerà la capitale dell’Unione Sovietica. Nella didascalia si legge: “Mosca ha appena conosciuto gli orrori della guerra civile. Malgrado il loro valore, gli allievi della scuola militare non hanno potuto sostenere l’attacco della Guardia Rossa armata di cannoni, anche di grosso calibro.”



Il brano tratto dalle memorie di Leone Trotskij, “La mia vita”, proviene da quella che l’esponente bolscevico definisce come una telefonata a Lenin, avvenuta il 31 gennaio 1917 dalla città di Brest Litovsk, luogo in cui gli esponenti del nuovo potere sovietico stanno trattando la pace con la Germania.
Siamo in un momento cruciale della rivoluzione: si sta decidendo della pace o della guerra con la Germania e i bolscevichi si sono divisi. Una maggioranza, tra cui Trotskij, vuole la prosecuzione della guerra contro la Germania in nome della rivoluzione internazionale, una minoranza, con a capo Lenin, pensa che la pace subito, nonostante le dure condizioni imposte dai tedeschi, sarà l’unico modo per salvare la rivoluzione. I soldati vogliono la fine della guerra e Lenin ne è consapevole.
Trotskij in realtà ha una posizione più sfumata e pensa che una dichiarazione di non belligeranza unilaterale da parte della nuova Russia rivoluzionaria, metterà i tedeschi nella condizione di non attaccare e ai bolscevichi darà la possibilità di proclamare a tutto il mondo la volontà di pace del proletariato.


Le Miroir N° 215 del 6 gennaio 1918. Nel cerchio rosso c’è Trotskij in questa fotografia in cui la rivista francese descrive il gruppo come lo stato maggiore dei massimalisti. Così vengono definiti da Le Miroir “Comprata dalla Germania questa gente ha impiegato tutti i suoi sforzi per disorganizzare l’armata russa.”



Ma Lenin non crede alla buona fede dell’imperialismo tedesco e ha ragione, i tedeschi interrompono bruscamente le trattative e attaccano travolgendo le esigue difese dell’esercito russo. La rivoluzione è a un passo dalla catastrofe e si salva solo accettando le durissime condizioni imposte dalla Germania con la pace di Brest-Litvosk del 3 marzo 1918.
Le informazioni di cui parla Trotskij nel suo messaggio a Lenin, certamente comprendono anche delle fotografie e forse sono le stesse che abbiamo già visto, pubblicate su Le Miroir.
Utilizziamo ancora due settimanali illustrati francesi: Le Miroir e J’ai vu.
Quest’ultimo si distingue da tutte le altre riviste illustrate dell’epoca, per la tonalità verde delle sue fotografie; questo fatto da un carattere particolarmente luciferino ai personaggi che presenta in copertina. Lenin e Trotskij sul numero 163 del 29 dicembre 1917 sono due biechi figuri, certamente degli assassini e sicuramente traditori.


J’a vu N° 162 del 29 dicembre 1917, nel riquadro in basso a sinistra, Lenin e Trotskij sono definiti i due artefici della defezione russa.



L’accusa di tradimento è contenuta anche nella didascalia che accompagna la fotografia dell’ultimo numero di Le Miroir del 1917: due guardie rosse sorvegliano l’ufficio di Lenin, il “traditore”, che evidentemente ha bisogno di guardarsi le spalle da possibili attentati che prima o poi verranno.


Le Miroir N° 214 del 30 dicembre 1917. La fotografie così è intitolata: “La Guardia Rossa vigila la porta del traditore Lenin a Pietrogrado.”



Grazie alla rivoluzione e alla fotografia, due operai armati di fucile con baionetta innestata entrano nella storia del Ventesimo secolo. Questa fotografia sarà una delle più conosciute e utilizzate per commentare la presa del potere dei bolscevichi.
In realtà le immagini di Lenin e Trotskij a volte difettano di precisione. Sul numero 213 del 23 dicembre 1917 di Le Miroir i due oratori presentati nella fotografia pubblicata a pag 6, solo in parte corrispondono alle fotografie che siamo stati abituati a vedere, sembra anzi che l’autore della didascalia non conosca bene i volti dei due personaggi. Trotskij è collocato nella posizione di primo piano e centrale, mentre Lenin invece sarebbe a sinistra. Osservando la fotografia quello al centro somiglia molto di più a Lenin. Questi errori non devono stupire, viste le distanze e la relativa notorietà dei personaggi saliti alla ribalta della politica russa.


Le Miroir N° 213 del 23 dicembre 1917



Più preciso appare J’ai vu che in un tondo in alto a desta di una grande fotografia in cui si mette in risalto l’appoggio dei soldati alla rivoluzione dei bolscevichi, pubblica un ritratto classico di Lenin.


J’ai vu N° 164 del 5 gennaio 1918



J’ai vu utilizza anche l’illustrazione per propagandare le nefandezze della rivoluzione, in una serie di disegni vengono raccontati gli episodi di devastazione e violenza compiuti dal popolo scatenato dai bolscevichi dopo la presa del potere. Sembra di assistere a scene già viste durante la Rivoluzione francese.


J’ai vu del 1917, non è stato possibile indicare il numero e la data



Le Miroir che ha continuato a pubblicare sino alla fine dell’anno fotografie ormai sorpassate dagli avvenimenti, si mantiene su una linea assolutamente fotografica.
Nel paginone centrale del numero 215 del 6 gennaio 1915, invece di illustrazioni vengono pubblicate fotografie che indicano nelle lunghe code per i primi generi di necessità la causa dell’appoggio popolare all’azione dei bolscevichi.


Le Miroir N° 215 del 6 gennaio 1915



Lenin, in un rapporto sull’alternativa pace o guerra tenuto in occasione del VII° Congresso del Partito Bolscevico, è stato estremamente lucido: con l’esercito attuale non si può far niente se non rimandarlo a casa, non è in grado di combattere, è un corpo malato di cui la rivoluzione si deve sbarazzare per formare un altro esercito, composto da gente che crede in quello che sta facendo. Per conseguire questo obbiettivo è necessario avere la pace a tutti i costi. La rivoluzione internazionale, e in particolare quella tedesca, può avere tempi lunghi e portare ad avvenimenti che gli “intellettuali di sinistra”, così Lenin definisce i suoi avversari politici tra cui c’è anche Bucharin, potrebbero non controllare.


Le Miroir N° 217 del 20 gennaio 1918, questa fotografia documenta la firma dell’armistizio (non la pace definitiva) tra russi e tedeschi a Brest-Litvosk



Gli avvenimenti successivi daranno ragione a Lenin, ma quel nuovo esercito e quel partito forgiato nel corso della spietata guerra civile assumeranno caratteristiche autoritarie che si riveleranno negli anni successivi, durante la costruzione del socialismo nell’URSS, uno stato che oggi non esiste più. La fine del socialismo reale e dell'Unione Sovietica comunque non eludono i problemi della disuguaglianza fra gli uomini generata dal sistema capitalistico, dello sfruttamento e della libertà reale dell'individuo dalla paura e dalla povertà. Le fotografie che abbiamo presentato in questa serie di post dedicati all'immagine della rivoluzione in Russia nel 1917, sono una piccola parte della testimonianza visiva di quegli avvenimenti. Esse sono parte di un cammino lungo, difficile, tortuoso ed eroico dell'umanità per la sua liberazione da vecchie e nuovissime schiavitù e da un'ignoranza di ritorno che si maschera sempre sotto la parola "nuovo". 

sabato 2 luglio 2011

1917 La fotografia e la rivoluzione Terza parte

Cartoline dalla Russia



Kouindji Grande strada nei pressi di Marioupol



Nel 1917 la rivista Le Miroir, nei numeri 178 e 203, pubblica due fotografie di vecchi oppositori al regime zarista: madame Bresko Breshoffsky e il rivoluzionario anarchico Kropotkin.
( Kropotkin proveniva da una famiglia dell’alta aristocrazia russa e prima di entrare nelle file dell’opposizione era stato un esploratore e un cartografo, in particolare della Siberia e dei confini orientali dell’impero. Su madame Bresko Breshoffsky non siamo stati in grado, al momento, di reperire altre informazioni)


Le Miroir N° 178



Madame Bresko Breshoffsky è ritratta in una fotografia di gruppo nella località della Siberia dove ha passato quarant’anni di prigionia, Kropotkin invece siede al tavolo di una conferenza per l’alfabetizzazione dei soldati promossa dal governo Kerensky, c’è anche Kerensky, il secondo a destra di Kropotkin.


Le Miroir N° 202



“La grand mère de la révolution russe devant sa cabanne en Sibérie”, questo è il titolo della fotografia comparsa sul numero 178 di Le Miroir del 1917.
"Avendo trascorso circa quarant’anni in Siberia, da cui è evasa più volte, M.me Bresko Breshoffsky , liberata dalla rivoluzione è stata festeggiata con entusiasmo a Pietrogrado. Eccola in Siberia insieme a due altri deportati.”
I due personaggi che compaiono su Le Miroir, hanno fatto parte dell’opposizione russa che si è formata nei decenni della seconda metà del diciannovesimo secolo, con la creazione associazioni rivoluzionarie. I populisti e nichilisti sono i gruppi più noti e che hanno lasciato un segno nella cultura russa, la repressione zarista nei loro confronti fu durissima e i loro componenti pagarono la loro opposizione con la deportazione, la forca e l’esilio.


V.E. Makovsky Una serata. Nell’immagine non vi è alcun riferimento ai gruppi di opposizione, ma è durante serate come questa, tra i canti e le discussioni, che matura la coscienza di cambiare una situazione che pone l’impero zarista ai margini del mondo industriale e occidentale.



Che tipo di società avevano davanti agli occhi Korpotikin e M.me Bresko Breshoffsky, quando erano giovani?
Non abbiamo fotografie da mostrare, ma cartoline provenienti da un vecchio album ed edite in un epoca precedente o a cavallo della Prima Guerra Mondiale.
Le cartoline riproducono quadri, acquerelli e stampe che illustrano avvenimenti e opere narrative, in questo modo ai nostri occhi diventano un documento per cercare di capire cosa fosse la società russa e in particolare il mondo contadino.


Fotografia di un contadino, il suo sguardo sembra annebbiato dalla vodka. Questa foto-cartolina sembra uscire da un archivio di antropologia criminale, ma forse vuole rappresentare solo un personaggio “tipico”. L’alcolismo nelle campagne russe, ma anche nelle città, era una vera e propria piaga sociale.



Non tutte le cartoline hanno la didascalia tradotta dall’alfabeto cirillico. In altre, i lettori vorranno perdonare qualche genericità causata dalla non conoscenza del cirillico, c’è la traduzione in francese.


Le Miroir N° 202, Kropotikin con la lunga barba bianca al centro, l’esponente anarchico nel 1914 si era dichiarato favorevole all’intervento russo nella guerra mondiale.



Kropotkin e la Bresko Breshoffsky sono legati da un vincolo generazionale, così in “Memorie di un rivoluzionario” l’esponente dell’anarchismo internazionale , descrive l’impegno delle giovani ragazze provenienti dall’aristocrazia o dalla borghesia russa per modificare le condizioni del loro paese.
“Ragazze allevate nelle famiglie più aristocratiche si affollavano senza un soldo a Pietroburgo, a Mosca, a Kiev, ansiose di imparare una professione che potesse liberarle dal giogo domestico, e forse un giorno dalla schiavitù coniugale. Molte, dopo lotte aspre e inumane, riuscivano a conquistarsi quella libertà personale e subito volevano servirsene, non per il loro piacere, ma per comunicare al popolo quel sapere che le aveva rese libere.”


Autore non identificato Madre e figlia su una strada ghiacciata. La condizione della donna russa era di sottomissione e non subì sostanziali modifiche sino alla rivoluzione. Furono la crescita dei centri urbani e industriali a modificare il ruolo della donna nella società dell’impero zarista.



“Le ragazze prendevano dei diplomi da insegnante, si laureavano come levatrici e infermiere e andavano a centinaia nei villaggi, dedicandosi esclusivamente alla parte più povera della popolazione. Andavano senza nessuna idea di ricostruzione sociale, nessun pensiero di rivoluzione: desideravano semplicemente insegnare a leggere alla massa dei contadini, istruirla, darle un’assistenza medica, aiutarla insomma in tutti i modi a uscire dalla miseria e dall’ignoranza, al tempo stesso imparare dalla massa i suoi ideali di una migliore vita sociale.”
(da Memorie di un rivoluzionario di Pietro Kropotkin, Universale Economica 1952, Vol. II pagg. 119-120)
Da questo fervore di cambiamento uscirono personaggi femminili come Vera Zasulic che uccise a colpi di pistola il capo della polizia di Pietroburgo e madame Bresko Breshoffsky.
Le cartoline mostrano immagini di grande miseria e di sottomissione estrema dei contadini russi oppressi dal dominio dei grandi proprietari terrieri e di uno stato zarista che se li ha liberati dalla servitù della gleba, non fa niente per attuare una vera riforma agraria e trasformare le campagne e il sistema di produzione agricolo. Alla vigilia della rivoluzione e della Prima Guerra Mondiale, nelle campagne russe la borghesia agraria è nettamente minoritaria rispetto alla grande massa dei contadini senza terra.


Poukireff Prelievo dei tributi




Autore non identificato Bambino povero sulla soglia di una scuola






I meccanismi di potere e di spogliazione dei contadini mostrati nell’immagine sulla riscossione delle tasse o in quella in cui un ragazzo vestito di stracci osserva i suoi coetanei più fortunati seduti sui banchi di scuola, non divergono dalla descrizione che troviamo su una rivista francese del 1852-53, Musée des Familles, in cui è pubblicato il resoconto di un viaggio compiuto in Russia da Louis Antoine Léouzon-Le Duc e le sue impressioni sulle condizioni di vita dei contadini.
(Louis Antoine Léouzon-Le Duc (1815-1889), avvocato, poligrafo e Cavaliere della legion d’onore e della stella polare di Svezia, fu un viaggiatore che si soffermò a lungo in Russia e pubblicò numerosi studi sulla Russia della sua epoca, tra i quali La question russe e La Russie contemporaine)
Léouzon Le-Duc racconta di un proprietario terriero, definito boiardo, che al momento della visita annuale nelle sue terre pretendeva la tassa di un rublo da parte dei suoi contadini i quali in ginocchio e con gli occhi bassi dovevano versare il tributo in un’urna.
“ Una volta prelevato il tributo, il boiardo si spogliava della sua dignità di apparato e si mischiava tra i suoi sudditi, dolce, famigliare, benefattore, com’erano sempre stati i membri della sua illustre famiglia. ”


Musée des Familles 1852-53



Léouzon-Le Duc prosegue dicendo che questo atto arbitrario e oppressivo era talmente entrato nella mentalità e nei costumi dei contadini che quando i suoi figli cercarono di abolirlo la cosa parve assai strana ai sudditi.
“…essi non potevano impedirsi di credere che il rifiuto era una prova che i loro signori si preoccupavano poco del loro omaggio.”
(da “La Russia e i russi” di Léouzon Le-Duc, in Musée des Familles, 1852-53, pag. 274)


Musée des Familles 1852-53



Le parole non divergono molto dalle immagini che mostrano una società arretrata e intrisa di violenza.

Autore non identificato Violenza su una donna in un villaggio



In “Lo studente”, racconto del grande scrittore e drammaturgo russo Anton Cecov, il giovane Ivan esprime le sue sensazioni al calare del giorno mentre un vento gelido inizia a sferzare la campagna circostante il suo villaggio.
“E adesso, rabbrividendo dal freddo, lo studente pensò che proprio lo stesso vento soffiava ai tempi di Rjùrik, ai tempi di Ivan Il Terribile, e ai tempi di Pietro, e che a quei tempi ci doveva proprio essere la stessa povertà spietata, la fame, gli stessi tetti di paglia bucati, ignoranza, angoscia, lo stesso deserto intorno, buio, senso di oppressione: tutti questi orrori c’erano, ci sono e ci saranno, e anche quando saranno passati altri mille anni, la vita non sarà migliore. E non aveva voglia di andare a casa.”
( da Lo studente di Anton Cecov, Ed. Mondadori, 1996, pag. 180-181)
La tristezza, generata da una sorta di immobilità metastorica, si attenua quando, dopo aver raccontato alcuni momenti della passione di Cristo alla vedova Vasilìsa e accortosi della commozione della donna (dalla descrizione, Vasilìsa appare come una figura immutabile nel tempo della grande campagna russa), Ivan riacquista la fiducia nella vita e nel futuro.


V. E. Makovsky L’attesa



Questa violenza, anche psicologicamente repressa, e questa attesa che accada qualcosa si rivelerà in modo spontaneo all’indomani della rivoluzione del febbraio 1917, quando i contadini e i soldati-contadini, fra i quali c’è un numero enorme di disertori, faranno la loro rivoluzione nelle campagne con saccheggi, violenze, occupazioni delle terre e la creazione dei soviet dei contadini. I bolscevichi, espressione della Russia operaia e urbana, si porranno nei confronti dei contadini come un elemento esterno e portatore di modernizzatore. Nel caos della guerra civile e nelle estreme durezze del “comunismo di guerra”, gli errori delle forze politiche contrarie ai bolscevichi e il carattere chiaramente reazionario degli eserciti guidati dai generali “bianchi”, salderanno l’alleanza tra operai e contadini durante la guerra civile che seguirà il 1917.

Orloff In un passato non lontano