Lenin, Trotskij e dintorni
“La stampa austro-tedesca è piena di informazioni sulle atrocità che verrebbero commesse a Pietrogrado, a Mosca, in tutta la Russia: centinaia e migliaia di assassini, scariche di mitragliatrici, ecc,.”
Il brano tratto dalle memorie di Leone Trotskij, “La mia vita”, proviene da quella che l’esponente bolscevico definisce come una telefonata a Lenin, avvenuta il 31 gennaio 1917 dalla città di Brest Litovsk, luogo in cui gli esponenti del nuovo potere sovietico stanno trattando la pace con la Germania.
Siamo in un momento cruciale della rivoluzione: si sta decidendo della pace o della guerra con la Germania e i bolscevichi si sono divisi. Una maggioranza, tra cui Trotskij, vuole la prosecuzione della guerra contro la Germania in nome della rivoluzione internazionale, una minoranza, con a capo Lenin, pensa che la pace subito, nonostante le dure condizioni imposte dai tedeschi, sarà l’unico modo per salvare la rivoluzione. I soldati vogliono la fine della guerra e Lenin ne è consapevole.
Trotskij in realtà ha una posizione più sfumata e pensa che una dichiarazione di non belligeranza unilaterale da parte della nuova Russia rivoluzionaria, metterà i tedeschi nella condizione di non attaccare e ai bolscevichi darà la possibilità di proclamare a tutto il mondo la volontà di pace del proletariato.
Ma Lenin non crede alla buona fede dell’imperialismo tedesco e ha ragione, i tedeschi interrompono bruscamente le trattative e attaccano travolgendo le esigue difese dell’esercito russo. La rivoluzione è a un passo dalla catastrofe e si salva solo accettando le durissime condizioni imposte dalla Germania con la pace di Brest-Litvosk del 3 marzo 1918.
Le informazioni di cui parla Trotskij nel suo messaggio a Lenin, certamente comprendono anche delle fotografie e forse sono le stesse che abbiamo già visto, pubblicate su Le Miroir.
Utilizziamo ancora due settimanali illustrati francesi: Le Miroir e J’ai vu.
Quest’ultimo si distingue da tutte le altre riviste illustrate dell’epoca, per la tonalità verde delle sue fotografie; questo fatto da un carattere particolarmente luciferino ai personaggi che presenta in copertina. Lenin e Trotskij sul numero 163 del 29 dicembre 1917 sono due biechi figuri, certamente degli assassini e sicuramente traditori.
J’a vu N° 162 del 29 dicembre 1917, nel riquadro in basso a sinistra, Lenin e Trotskij sono definiti i due artefici della defezione russa. |
L’accusa di tradimento è contenuta anche nella didascalia che accompagna la fotografia dell’ultimo numero di Le Miroir del 1917: due guardie rosse sorvegliano l’ufficio di Lenin, il “traditore”, che evidentemente ha bisogno di guardarsi le spalle da possibili attentati che prima o poi verranno.
Le Miroir N° 214 del 30 dicembre 1917. La fotografie così è intitolata: “La Guardia Rossa vigila la porta del traditore Lenin a Pietrogrado.” |
Grazie alla rivoluzione e alla fotografia, due operai armati di fucile con baionetta innestata entrano nella storia del Ventesimo secolo. Questa fotografia sarà una delle più conosciute e utilizzate per commentare la presa del potere dei bolscevichi.
In realtà le immagini di Lenin e Trotskij a volte difettano di precisione. Sul numero 213 del 23 dicembre 1917 di Le Miroir i due oratori presentati nella fotografia pubblicata a pag 6, solo in parte corrispondono alle fotografie che siamo stati abituati a vedere, sembra anzi che l’autore della didascalia non conosca bene i volti dei due personaggi. Trotskij è collocato nella posizione di primo piano e centrale, mentre Lenin invece sarebbe a sinistra. Osservando la fotografia quello al centro somiglia molto di più a Lenin. Questi errori non devono stupire, viste le distanze e la relativa notorietà dei personaggi saliti alla ribalta della politica russa.
Le Miroir N° 213 del 23 dicembre 1917 |
Più preciso appare J’ai vu che in un tondo in alto a desta di una grande fotografia in cui si mette in risalto l’appoggio dei soldati alla rivoluzione dei bolscevichi, pubblica un ritratto classico di Lenin.
J’ai vu N° 164 del 5 gennaio 1918 |
J’ai vu utilizza anche l’illustrazione per propagandare le nefandezze della rivoluzione, in una serie di disegni vengono raccontati gli episodi di devastazione e violenza compiuti dal popolo scatenato dai bolscevichi dopo la presa del potere. Sembra di assistere a scene già viste durante la Rivoluzione francese.
J’ai vu del 1917, non è stato possibile indicare il numero e la data |
Le Miroir che ha continuato a pubblicare sino alla fine dell’anno fotografie ormai sorpassate dagli avvenimenti, si mantiene su una linea assolutamente fotografica.
Nel paginone centrale del numero 215 del 6 gennaio 1915, invece di illustrazioni vengono pubblicate fotografie che indicano nelle lunghe code per i primi generi di necessità la causa dell’appoggio popolare all’azione dei bolscevichi.
Le Miroir N° 215 del 6 gennaio 1915 |
Lenin, in un rapporto sull’alternativa pace o guerra tenuto in occasione del VII° Congresso del Partito Bolscevico, è stato estremamente lucido: con l’esercito attuale non si può far niente se non rimandarlo a casa, non è in grado di combattere, è un corpo malato di cui la rivoluzione si deve sbarazzare per formare un altro esercito, composto da gente che crede in quello che sta facendo. Per conseguire questo obbiettivo è necessario avere la pace a tutti i costi. La rivoluzione internazionale, e in particolare quella tedesca, può avere tempi lunghi e portare ad avvenimenti che gli “intellettuali di sinistra”, così Lenin definisce i suoi avversari politici tra cui c’è anche Bucharin, potrebbero non controllare.
Le Miroir N° 217 del 20 gennaio 1918, questa fotografia documenta la firma dell’armistizio (non la pace definitiva) tra russi e tedeschi a Brest-Litvosk |
Gli avvenimenti successivi daranno ragione a Lenin, ma quel nuovo esercito e quel partito forgiato nel corso della spietata guerra civile assumeranno caratteristiche autoritarie che si riveleranno negli anni successivi, durante la costruzione del socialismo nell’URSS, uno stato che oggi non esiste più. La fine del socialismo reale e dell'Unione Sovietica comunque non eludono i problemi della disuguaglianza fra gli uomini generata dal sistema capitalistico, dello sfruttamento e della libertà reale dell'individuo dalla paura e dalla povertà. Le fotografie che abbiamo presentato in questa serie di post dedicati all'immagine della rivoluzione in Russia nel 1917, sono una piccola parte della testimonianza visiva di quegli avvenimenti. Esse sono parte di un cammino lungo, difficile, tortuoso ed eroico dell'umanità per la sua liberazione da vecchie e nuovissime schiavitù e da un'ignoranza di ritorno che si maschera sempre sotto la parola "nuovo".