Copertina del libro commemorativo del IV° Reggimento Alpini, Battaglione Aosta. |
"Va,
o libricino delle nostre memorie, disadorno e lucente come un filo di spada che
rifrange la luce del sole, va per le valli e pei monti, ovunque si trovi uno
del Nostri. Va, e se t'incontri con l'onesta figura d'un uomo gagliardo nel
corpo e nel cuore, fermalo e domandagli se fu del Battaglione. Se vedrai la sua
mano protendersi ansiosa ad accoglierti, affidati a lui come a un fratello
sicuro; egli ti proteggerà e tu gli susciterai nel cuore un mondo di glorie e
di pene, ch'ora sembra di sogno; ti riporrà, come sacra memoria, nella sua casa
operosa; ti mostrerà ai suoi cari; agli amici, dicendo con affetto e orgoglio:
IO FUI DELL'AOSTA!"
Così
si conclude il libro dedicato al IV° Reggimento Alpini, Battaglione Aosta, che racconta le vicende degli alpini valdostani e non nel corso della Prima
guerra Mondiale. Le dure prove a cui furono sottoposti gli uomini del IV°
Alpini cementarono certamente uno spirito di fratellanza che si protrasse oltre
la Grande Guerra e le parole enfatiche che abbiamo riportato sopra, rispondono
in parte a verità. Il libro, in realtà, è la cronaca di un massacro nel corso
di una guerra combattuta in condizioni estreme e senza la minima cura della
vita dei soldati.
Alpini durante un combattimento, da un'illustrazione di Achille Beltrame. |
Il
Battaglione Aosta fu l'unico, tra gli Alpini, a conquistare la Medaglia d'Oro
per il suo comportamento nel corso della guerra.
Pagina di commiato al lettore |
Le
stazioni di una vera e propria via crucis sono raccontate nel libro
commemorativo senza nascondere le sofferenze dei soldati: viene riportato il
numero dei morti, dei feriti, dei dispersi e gli encomi. Nella primavera del
1915 i montanari avevano lasciato i loro villaggi e, come tanti soldati
italiani, avevano creduto che la guerra fosse breve e vittoriosa, ma la realtà
si dimostrò di gran lunga più crudele. Gli austriaci avevano fortificato i loro
confini e gli italiani vennero lanciati in attacchi frontali contro posizioni
quasi imprendibili
Se
una piccola azione dimostrativa provoca 10 morti e 112 feriti, cosa accadrà
quando il Battaglione verrà impiegato in operazioni di più largo respiro? La
grande guerra degli italiani in alta montagna non si combatte con grandi masse
di uomini, come avviene sull'Isonzo nelle ripetute e inutili offensive
scatenate dal generalissimo Cadorna. Gli alpini hanno il compito di conquistare
e mantenere il controllo delle vette: a volte ci riescono, ma tutto dura
soltanto qualche giorno. Come sul Monte Vrsic.
Monte Vrsic
"...Ma dopo un giorno o due di occupazione, le punte nord-ovest e nord-est devono essere abbandonate, perché il bombardamento continuo causa perdite continue e rende impossibile l'affluire dei rinforzi e dei rifornimenti ai difensori...
...L'inverno è più che mai rigido...la neve raggiunge i due metri d'altezza...Colpisce l'impressionante laconicità di alcune frasi del Diario Storico del Battaglione...2 marzo giovedì: il tempo sempre pessimo; aumenta la situazione difficile dei Reparti...5 marzo domenica: il tempo riprende a imperversare con la solita violenza di tormenta e di neve; nessuna comunicazione è possibile con il basso...Queste parole sono un testamento...
...Le perdite di questo laborioso periodo richiedono che le file del Battaglione siano ricolmate dai complementi...Perdite: Ufficiali: feriti 10 - dispersi-1-...Truppa: morti: 29 - feriti 208 - dispersi 18...Medaglie d'argento: 5 - di bronzo 10 - encomi solenni 4..."
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Il
racconto non esita a mettere in risalto le condizioni atmosferiche in cui i
soldati combattono: neve e gelo sono nemici altrettanto implacabili per i soldati
che non riescono a difendersi dal freddo nei ricoveri improvvisati di alta
montagna.
Trasporto di viveri e munizioni nel corso di una tempesta di neve, da un'illustrazione di Achille Beltrame |