Guida Michelin "Verdun-Argonne-Metz" 1928 |
I conflitti europei
che avevano preceduto lo scoppio della Prima Guerra Mondiale non avevano visto,
negli anni successivi alla fine delle ostilità, un vero e proprio turismo di
guerra. Negli anni 20 dello scorso secolo gli europei andarono a visitare i
luoghi in cui i soldati avevano combattuto ed erano morti. Fu un processo che
iniziò già durante le ostilità nelle zone che erano accessibili ai civili e
continuò quando fu evidente l'enormità delle perdite degli eserciti in lotta.
Nacquero allora le guide per visitare i campi di battaglia, a pubblicarle
furono case editrici che già in precedenza avevano sperimentato la popolarità
di manuali costruiti ad hoc per i turisti e viaggiatori, ad esempio in Italia
il Touring Club.
Guida Michelin "Verdun-Argonne-Metz" 1928. Il cratere di una mina nei pressi di Verdun, la vegetazione prova a ricrescere. |
In Francia c'era stato
il Fronte Occidentale dove erano morti milioni di uomini e i territori erano
stati devastati dalla guerra; la società produttrice di pneumatici Michelin
iniziò allora la pubblicazione di guide apposite per chi voleva visitare i
luoghi della Prima Guerra Mondiale e i cimiteri di guerra. Si trattò di
un'operazione tesa ad incrementare il turismo in regioni sprofondate nella
miseria e segnate dalle distruzioni e a fornire un'immagine della guerra in cui
si univano storia e voglia di rendersi conto di ciò che era accaduto. Insieme a
questo si dava conto delle opere che edificavano il culto della memoria: i
monumenti e i grandi sacrari. Opere che ancora oggi restano un modo di conoscere
la guerra.
Illustrazione di Georges Scott |
La guida Michelin che
proponiamo fu pubblicata nel 1928 e riguarda la battaglia di Verdun e i luoghi
nelle vicinanze della città in cui già dal 1914 si svolsero durissimi
combattimenti che costarono la vita, nei due campi avversi, a migliaia di
uomini.
Nella pagina di
apertura in cui si annuncia la costruzione di una grande opera per ricordare i
difensori di Verdun, possiamo leggere:
"Sul campo di battaglia di Verdun milioni di uomini si
sono combattuti in un duello di giganti; 400.000 soldati francesi sono morti su
un fronte di 20 chilometri. Un'opera si è costituita allo scopo di erigere un
Ossario al centro del campo di battaglia, su un punto culminante da cui
l'occhio potrà abbracciarlo interamente. Il luogo è strato scelto tra il forte
di Douaumont e la fortificazione di Thiaumont. Il comitato è presieduto dal Maresciallo
Foch, Raymond Poincarré e Sua Eminenza il Cardinale Dubois."
La guida pubblica 4
fotografie dell'Ossario già in fase di avanzata costruzione.
Guida Michelin 1928, l'Ossario di Douaumont. |
In questo post
parleremo di un altro luogo, non molto distante da Verdun, in cui si combatté
in modo feroce all'inizio del 1915 e che poi fu conquistato interamente solo
nel 1918 dai soldati dell'esercito americano. Gli USA erano intervenuti nella
Prima Guerra Mondiale nel 1917. Les Eparges era una collina non molto alta da
cui si poteva dominare la pianura circostante e soprattutto il territorio ad
est di Verdun. Noi l'abbiamo visitato con negli occhi le immagini
pubblicate dalla guida Michelin del 1928
che ci hanno permesso di capire (solo in parte) cosa avvenne sui fianchi di
questa collina. Oggi il visitatore è accolto da un monumento composto da una
massa teschi e mani scheletrite che
cercano di aggrapparsi alla terra per salire più in alto. Las vegetazione e il
boschi sono ricresciuti, ma nel 19128 questo luogo conservava la desolazione e
la desertificazione prodotte dalla guerra.
Monumento ai caduti di Les Eparges, fotografia di Stefano Viaggio. Agosto 2014 |
Dalla Guida Michelin "Verdun-Argonne-Metz. Une guide, un
panorama, un histoire" edita nel 1928, pagine 129-138 (traduzione dal
francese dell'autore)
"Lo sperone di Les Eparges, lungo 1400 metri e alto 346,
domina la pianura della Woevre. I fianchi sono scoscesi e scivolosi; alcune
sorgenti emergono dal terreno e i ruscelli scorrono lungo i versanti. E'
veramente, come la chiamano, una "montagna di fango". Osservatorio importante,
permette, a chi lo possiede, di dominare il paesaggio circostante.
Guida Michelin. Piantina di Les Eparges con l'itinerario della visita tratteggiato. |
"Chi domina Les Eparges ha tutte le strade sotto il suo
fuoco.".
I tedeschi l'avevano conquistato il 21 settembre 1914 e
l'avevano fortificato con diverse linee di trincee tra la cime e i valloni; in
alcuni punti cinque linee di fuoco si sovrapponevano le une alle altre; tutto
lo sperone si era trasformato in una fortezza munita a est e a ovest da due
bastioni.
I francesi occupavano, a nord, l'altura di Montgirmont e il
villaggio di Eparges, a 600 metri dalle trincee tedesche.
E' dalla parte ovest dello sperone (punto C) che, dalla fine
di ottobre, i francesi cominciarono
l'attacco, passo dopo passo, a forza di zappa e nello stesso tempo
s'infiltravano nei boschi che coprono i fianchi dei burroni. In febbraio
iniziano una serie di attacchi quotidiani che terminano solo all'inizio di
aprile, il 17 febbraio dopo l'esplosione di una mina, i francesi penetrano
nella prima linea avversaria.
Febbraio 1915, trincea francese davanti al punto C. |
"Attacchi e contrattacchi durano per cinque giorni e il
colonnello Becquel è mortalmente colpito alla testa delle sue truppe. I
francesi conquistano tutto il bastione ovest e cominciano ad avanzare verso
quello est. Dal 13 al 21 marzo riprendono l'offensiva e conquistano la prima
linea nemica."
Febbraio 1915, esplosione davanti a una trincea di prima linea. |
"Il 27 marzo un battaglione di chasseurs fa un salto in
avanti che lo avvicina alla cima. Il 5 aprile inizia l'ultimo grande attacco
che la 12° divisione continua giorno e notte sino al 9. La pioggia e il suolo
fangoso sembrano per il momento vanificare tutti gli sforzi. Una parte della
cima viene comunque occupata, ma i bombardamenti che polverizzano interi ranghi
e un contrattacco in massa, lanciato il 6 alle 4 e 30 del mattino, fa perdere
lo slancio della prima avanzata. Nello stesso giorno del 6 e nella notte tra il
6 e il 7, malgrado la pioggia che continua a cadere, tutte le trincee sono riconquistate
passo dopo passo: vengono catturati 100 prigionieri tra cui molti ufficiali."
Febbraio 1915, una trincea tedesca occupata dai francesi. |
"L'8 la cima e la cresta ovest sono solidamente occupati
e a mezzanotte, dopo 15 ore di combattimenti furiosi quasi l'intera cresta
appartiene ai francesi. Il giorno 9 occorrono 14 ore per mettere in linea nuove
truppe sotto raffiche di vento e pioggia che accecano. L'attacco riprende alle
15, il suolo e cosparso da fosse profonde in cui gli uomini vengono addirittura
inghiottiti. Finalmente i francesi conservano il bastione ovest (punto C) e si
fermano davanti alla parte est (punto X)."
Cratere di mina all'estremità dello sperone di Les Eparges, punto X. |
"Alla fine del 1915 e nel 1916 la lotta continuerà,
seppure meno feroce. Il racconto dell'esplosione di una mina tedesca, il 19
ottobre del 1916, fatto da un aspirant del 74° reggimento di fanteria, ne rievoca
tutta la dimensione tragica."
-Avevo recuperato alla vigilia tra il punto X e il punto C
una sezione del 129°. La mia nottata era stata impegnata a ispezionare le
postazioni e a stabilire i collegamenti. La mattina, rientrato nel mio rifugio,
un segmento di ascolto di mina discendeva obliquamente su una quindicina di
metri. Tutto era calmo e sembrava che da due giorni il nemico non lavorasse più
al suo fornello di mina. Saremmo saltati in aria? Nessuno poteva saperlo. Verso
le 16 udimmo, chiaramente, alcune esplosioni. -I boches lavorano, non è per
oggi.- Nello stesso tempo udimmo un'esplosione formidabile: il nostro riparo
bascula, poi ricade come se un Ercole l'avesse sollevato di diversi metri e
l'avesse lasciato cadere bruscamente. Siamo gettati l'uno sull'altro
nell'oscurità. Sentiamo delle grida, qualcuno è ferito. Accendiamo una candela,
liberiamo il compagno che fortunatamente non si è fatto niente. -Avanti
ragazzi, con le granate, usciamo allo scoperto!-
Les Eparges in una fotografia aerea, è visibile la linea dei crateri. |
-Uscire...L'entrata è ostruita sotto almeno tre metri, per di
più un ruscello d'acqua si è aperto sulla parte superiore del rifugio. Senza
perdere tempo ci mettiamo al lavoro. Per superare la frana è necessario
scivolare vicino il ruscello, solo un uomo alla vota può lavorare. Passano una,
due ore, due secoli...L'acqua sale, manca l'aria. Rinuncio a descrivere
l'angoscia di un uomo che sente arrivare la fine, che la vede venire, si rende
conto che non la può sfuggire. Dopo tre ore dall'esplosione della mina l'acqua
sta raggiungendo i nostri piedi, respiriamo con fatica. Sembra che tutto ruoti
su se stesso.
Improvvisamente un grido -Mio aspirante ecco la luce!-
L'uomo che sta lavorando è riuscito a fare un buco nel fango
servendosi della canna di un fucile. E' finita! Tutti sentono di rivivere.
Iniziamo a respirare più liberamente. Le candele bruciano di nuovo. Dopo
mezz'ora usciamo da questo inferno. Era ora! Dove siamo? Nel settore nemico?
Tra i nostri? Cosa è accaduto in quattro ore? Cosa sono diventate le mie
postazioni? Indico agli uomini la direzione delle nostre linee e cerco di
ritrovare il mio mondo. Ma tutto è completamente cambiato.-
Monumento a Les Eparges in ricordo dei caduti della XII° Divisione francese. Nel 19128 il paesaggio si presentava così, oggi attorno al monumento la vegetazione è ricresciuta. |
-Per una mezz'ora cerco nelle tenebre...Niente.
All'improvviso mi sembra di vedere due ombre, mi faccio riconoscere, gli uomini
si allontanato e inviano un segnale luminoso nella mia direzione. E' tedesco.
Ritorno indietro e arrivo al posto di comando del battaglione, al Bois Joli.
Ero stato considerato disperso. Della mia sezione nessuno ha notizie. Risalgo e
trovo un caporale e due uomini, erano in linea al momento dell'esplosione. Per
due ore hanno impedito alle pattuglie nemiche di occupare il terreno. Sono i
soli sopravvissuti.-
Trincea francese durante un bombardamento. |
Oggi, all'inizio del
percorso di visita, un pannello informativo racconta la storia di Les Eparges e
cita la lettera di un soldato a sua moglie in cui descrive ciò che ha visto e
vissuto: "Non puoi sapere cosa
l'uomo può fare con un altro uomo. Da cinque giorni le mie scarpe sono grasse
per i cervelli umani che calpesto, rompo i toraci, incontro dei resti."
A Les Eparges, tra morti e feriti nei due campi avversi, si contano circa
100.000 uomini.
Les Eparges, pannello informativo per i visitatori |